Politica

Conte allontana ipotesi rimpasto ma “non mi sento inamovibile”. E apre a Pd sui decreti sicurezza

Giuseppe Conte allontana l’ipotesi di un rimpasto di governo, ma apre alle richieste del Pd, in particolare sulle modifiche ai decreti sicurezza. Il premier, che ieri non aveva commentato i risultati del voto, oggi ha approfittato della presentazione del rapporto Welfare Index Pmi 2020 per dire la sua e fare il punto sul futuro dell’esecutivo. Parlando con i giornalisti, il presidente del Consiglio ha detto di non sentirsi più stabile alla luce dei risultati. “Non mi sento di dire – ha assicurato – che il governo è rafforzato. I commentatori mi descrivevano in bilico, non mi sono mai sentito in bilico, oggi dicono che sono inamovibile, io non mi sento inamovibile”.

Piuttosto, rileva, il governo sarà giudicato “sulla capacità di elaborare progetti utili”, su cui ci sarà un confronto con le opposizioni, e “se non saremo capaci non aspetterò che i cittadini possano manifestare valutazioni negative. Il governo dovrà andare a casa con ignominia perchè non avremo sfruttato una opportunità storica”. Il premier non vuol sentire parlare di rimpasto, di cui dice di non avvertire “assolutamente l’esigenza” perchè “sono contento della mia squadra di governo”. Da parte sua, sottolinea, “il Pd non pone il tema del rimpasto ma di rilancio dell’azione, su questo ci ritroviamo assolutamente”. Apertura dunque a Nicola Zingaretti che, da subito e anche oggi, ha chiesto due cose: l’utilizzo del Mes e la modifica dei decreti sicurezza. Sul secondo tema il premier offre garanzie al segretario democratico. “Al più presto li portiamo” in Cdm, garantisce, “avevamo già concordato un testo di modifica perchè vogliamo assicurare la reale sicurezza”. Allo stesso tempo, però, per rassicurare l’ala del M5s contraria ai cambiamenti, il premier annuncia che grazie a un accordo con la Tunisia “molto presto” ci sarà “un piano più efficiente ed efficace” per i rimpatri.

Altro discorso, più complesso, è quello sul Mes. Ancora una volta la linea di Conte è quella di rinviare il tema a un momento successivo. “Prima – ribadisce – bisognerà predisporre un piano per rafforzare il sistema sanitario. Dopodiché andremo a vedere quanto costa il piano. Dire ora sì Mes ora no Mes è una questione pregiudiziale. Se e quando si porrà un problema di reperire altre risorse ci porremo il problema e lo risolveremo in Parlamento”. Un po’ poco, ancora, per accontentare le pretese del Nazareno, rafforzato dal risultato delle regionali. Ma di più, al momento, Conte non vuol concedere, consapevole del rischio che deriverebbe da una sconfitta politica sul Fondo salva Stati del M5s, uscito lacerato dal voto per i governatori. Ai pentastellati il premier offre il suo sostegno, sottolineando che “brillanti risultati” alle regionali non li hanno mai avuti ma che questa volta “hanno motivo di cui consolarsi, perchè sono stati i promotori del referendum e questo largo pronunciamento per il sì è una buona consolazione per chi ha fatto di questa battaglia un tratto distintivo”. Una ‘carezza’ interessata, dato che dall’evoluzione (o implosione) interna del Movimento dipenderà molta parte della solidità dell’esecutivo nei prossimi mesi. askanews

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