Corte dei conti, impegni spesa al 54% ma utilizzo Fondi Ue a rischio

10 gennaio 2020

“Significativa accelerazione” per l’Italia nella media degli impegni dei fondi Ue, un dato che sale a poco piu’ del 54% anche se l’incremento viene fotografato praticamente allo scadere degli anni di programmazione 2014-2020: a dirlo e’ la Corte dei Conti nella sua ‘Relazione annuale 2019 – I rapporti con l’Ue e l’utilizzazione dei fondi comunitari’, che non manca di sottolineare come “il rischio di non riuscire ad assumere tutti gli impegni entro la fine del 2020, ultimo termine per bloccare, dopo aver selezionato i progetti, tutti i fondi disponibili per il nostro Paese”. Altro capitolo non positivo per il nostro Paese e’ quello sull’utilizzo dei fondi tra le diverse regioni. Per la Corte dei Conti “permane generalmente la differenza in termini di effettivita’ della capacita’ di spesa tra le regioni piu’ sviluppate e quelle meno sviluppate, nel senso che le prime spendono meglio e piu’ delle seconde.

La (paradossale) conseguenza di cio’ e’ che decenni di politiche di coesione non sembrano avere sortito in Italia gli effetti per i quali esse sono state ideate, cioe’ ridurre il divario tra le aree piu’ sviluppate e quelle meno sviluppate”. In termini complessivi, ricordano i magistrati contabili, “l’ammontare delle procedure attivate nell’ambito dei Programmi Fesr e Fse 2014-2020 (con esclusione dei programmi Cte, Cooperazione territoriale europea, ndr) al 30 giugno 2019 e’ di 45,64 miliardi, pari all’83,78% delle risorse totali programmate. Con riferimento ai Pon, l’ammontare delle procedure attivate al 30 giugno 2019 e’ di 13,53 miliardi, pari al 76,14% delle risorse programmate, tutte in incremento rispetto al 2018”. Altro capitolo analizzato riguarda i flussi finanziari intercorsi nell’esercizio 2018 tra Italia e Ue: in quell’anno “l’Italia ha versato all’Unione a titolo di risorse proprie la somma complessiva di 17 miliardi (+23,1% rispetto all’anno precedente), mentre l’Unione ha accreditato al nostro Paese 10,1 miliardi, con una significativa forbice tra contributi e accrediti. Il ‘saldo netto negativo’ si accentua quindi sensibilmente e cio’ accade nonostante si registri un aumento sensibile degli accrediti (+6,5%) rispetto al precedente esercizio, in cui l’importo delle assegnazioni era pari a 9,5 miliardi in termini assoluti”.

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Faro acceso anche sulle frodi, per le quali “secondo i dati della Commissione europea l’Italia si colloca in nona posizione per numero di irregolarita’ segnalate (104, erano 145 nel 2017) e in settima posizione per quanto attiene gli importi comunicati, con circa 9,8 milioni di euro di irregolarita’ totali registrate a sistema, che rappresentano lo 0,43% del totale delle risorse proprie tradizionali versate al bilancio Ue (in miglioramento rispetto al 2017, anno in cui lo stesso indice era pari allo 0,57%)”. Settore piu’ significativo in questo ambito quello degli appalti. Male anche l’evasione Iva, che per il nostro Paese rimane ancora “molto elevato” (33,6 miliardi in valore assoluto, anche se in calo), a fronte di una media europea che si attesta all’11%.

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