Giorgia Meloni (foto governo.it)
L’Italia resta fuori dal conflitto. Giorgia Meloni lo ribadisce con forza alla Camera mentre da Teheran decollano i missili diretti alle basi americane in Iraq e Qatar. “Non siamo impegnati militarmente”, taglia corto la Premier. E avverte: se Washington dovesse chiedere l’uso delle nostre basi NATO, “ci sarà un passaggio parlamentare”.
Clima inaspettatamente disteso ieri a Montecitorio. Merito della telefonata di domenica sera con Elly Schlein. “Voglio ampliare il dialogo con le opposizioni”, annuncia Meloni evitando i consueti scontri. Niente “toni da campagna elettorale”, promette. I cittadini sono preoccupati, serve responsabilità.
L’unico scatto d’orgoglio arriva quando deve difendere il peso internazionale del Paese. Le opposizioni la accusano di “subalternità” agli Stati Uniti. Lei replica piccata: “Sono la leader di una nazione che conta. Non perché io conto, ma perché guido l’Italia”.
L’Iran con la bomba atomica terrorizza Palazzo Chigi. “Porterebbe enormi rischi”, avverte Meloni annunciando lo spostamento dell’ambasciata da Teheran all’Oman. A differenza di Macron, nessuna condanna per i raid Usa. Il motivo? “È pericolosissimo che l’Iran si doti del nucleare”.
Il ragionamento è semplice: “Un Iran atomico non minaccerebbe solo Israele. Scatenerebbe una corsa al nucleare in tutto il Medio Oriente. Un effetto domino letale anche per noi”. L’unica via d’uscita passa dalla diplomazia. Ma servono scelte nette.
Su Gaza parole durissime contro Israele. “La reazione a Hamas sta assumendo forme drammatiche e inaccettabili. Netanyahu le fermi immediatamente”. Eppure l’Italia boccia la sospensione degli accordi UE-Israele. “Sarebbe controproducente, isolerebbe Tel Aviv”.
La strada è un’altra: “Cessate il fuoco subito, poi i due Stati”. Con una scommessa: il nuovo Medio Oriente post-Assad offre chances inedite. “Ci sono leader arabi pronti alla pace. Vogliono Israele partner, non nemico”.
In merito ai costi per il riamo, definiti dalla stessa premier “necessari”, Meloni promette: “Non toglieremo risorse al welfare”. Ma i conti dovranno tornare.
Sul fronte ucraino nessun passo indietro. “Sostegno incrollabile a Kiev”, ribadisce la Premier annunciando il via libera al 18esimo pacchetto di sanzioni anti-Russia. Obiettivo: spingere Putin al tavolo.
Ma Mosca per ora non ci sta. “Non vediamo impegno per la pace”, accusa Meloni. “I russi bombardano i civili prima di ogni summit internazionale”. Il cessate il fuoco resta lontano.
Sui migranti Meloni rivendica la svolta europea. La lista UE dei Paesi sicuri “fa giustizia delle decisioni ideologiche” dei tribunali italiani. Un colpo alle toghe rosse che hanno bocciato i rimpatri.
Sull’automotive italiana battaglia comune con Francia e Germania. Obiettivo: salvare l’industria dell’auto europea. “Sto lavorando con Macron e Merz”, rivela la Premier.
Ieri Senato, oggi L’Aja. Meloni vola al summit NATO che ridisegnerà gli equilibri occidentali. Sul tavolo impegni pesantissimi: quasi raddoppiare la spesa militare in dieci anni. “Saremo all’altezza”, promette.
Il conto sarà salato ma “compatibile con le altre priorità”. La premier cita la Thatcher per chiudere: “I nostri valori non li difendono le cause giuste. Li difende la forza della nostra difesa”. Una frase che suona come un programma per i prossimi anni. L’Italia pacifista scopre il valore delle armi.