Arnaldo Pomodoro
Arnaldo Pomodoro, uno dei più grandi scultori italiani del Novecento, è morto ieri sera a Milano, a un giorno dal suo 99° compleanno. Nato in Romagna nel 1926, Pomodoro ha rivoluzionato l’arte pubblica con le sue celebri sculture di sfere metalliche aperte, esposte in tutto il mondo. La Fondazione a lui dedicata ne ha annunciato la scomparsa, sottolineando il suo contributo artistico e culturale.
Un addio a un gigante dell’arte contemporanea
Arnaldo Pomodoro si è spento nella serata di ieri a Milano, città che ha scelto come casa e laboratorio artistico dagli anni Cinquanta. La notizia è stata diffusa dalla Fondazione Pomodoro, che da anni si occupa della tutela e della promozione della sua opera e di altri artisti contemporanei. Nato il 23 giugno 1926 in Romagna, Pomodoro avrebbe compiuto 99 anni proprio oggi.
“Con la sua scomparsa perdiamo un maestro che ha saputo coniugare tradizione e innovazione, trasformando la scultura in un’esperienza visiva e concettuale unica,” ha dichiarato il presidente della Fondazione.
L’arte di Pomodoro: mondi nascosti nelle sfere
Pomodoro è universalmente riconosciuto per le sue sculture in metallo, in particolare le sfere che si aprono mostrando al loro interno intricate strutture, come se rivelassero universi paralleli. Queste opere, caratterizzate da fratture e squarci, hanno affascinato critici e pubblico, diventando simboli di un’arte capace di raccontare la genesi creativa stessa.
Oltre alle sfere, sono celebri anche i suoi dischi stratificati e le colonne, tutte opere che mostrano contemporaneamente la forma definitiva e il processo creativo sottostante. “Le sue sculture non sono solo oggetti, ma narrazioni tridimensionali che invitano lo spettatore a un viaggio dentro la materia e l’immaginazione,” spiega un critico d’arte contemporanea.
Un protagonista dell’arte pubblica internazionale
Le opere di Pomodoro sono esposte in luoghi iconici in tutto il mondo: dal Palazzo delle Nazioni Unite a New York, al Palazzo Reale di Copenaghen, fino a installazioni a Dublino e alla Farnesina a Roma. La sua capacità di dialogare con lo spazio pubblico lo ha reso uno dei protagonisti indiscussi dell’arte contemporanea internazionale.
Trasferitosi a Milano negli anni Cinquanta, Pomodoro ha vissuto in prima persona la stagione d’oro dell’arte italiana, accanto a figure come Lucio Fontana e Piero Manzoni. “Milano è stata la culla della mia formazione e della mia crescita artistica,” ricordava spesso l’artista.
Il lascito e le prospettive future
La morte di Arnaldo Pomodoro segna la fine di un’epoca per l’arte contemporanea italiana e mondiale. La sua capacità di fondere materia e concetto ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama artistico.
La Fondazione che porta il suo nome ha già annunciato l’intenzione di intensificare le attività di promozione e valorizzazione del suo lavoro, per mantenere viva la memoria e l’influenza di un artista che ha saputo trasformare la scultura in un linguaggio universale.
“Pomodoro ci ha insegnato a guardare oltre la superficie, a scoprire la complessità nascosta nelle forme più semplici,” conclude un esperto d’arte.