Cuffaro torna agli arresti: l’ex governatore ai domiciliari, indagato dalla Dda per corruzione nella sanità
Niente braccialetto elettronico ma divieto di comunicare con chiunque. Il gip respinge il sequestro di 25mila euro e libera il deputato Romano. L’ex braccio destro Raso diffondeva bandi in anticipo “per il terzo settore”
Salvatore Cuffaro
Salvatore Cuffaro finisce agli arresti domiciliari. Il gip di Palermo ha disposto la misura cautelare per l’ex presidente della Regione Sicilia, indagato dalla Dda con altre 17 persone per associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione nel sistema sanitario regionale.
Il provvedimento arriva a due settimane dall’interrogatorio preventivo. Cuffaro resta a casa senza braccialetto elettronico, ma con divieto assoluto di comunicare con coindagati, pubblici amministratori e imprenditori. Il giudice per le indagini preliminari scrive nero su bianco: la misura è sufficiente, non serve “il costante monitoraggio”. L’ordinanza accoglie la richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia che da mesi indaga su presunte irregolarità nelle gare d’appalto e nelle nomine della sanità siciliana.
Durante l’interrogatorio Cuffaro aveva scelto di non rispondere alle domande del pm. Si era limitato a dichiarazioni spontanee, ammettendo “qualche errore” ma negando di aver favorito Antonio Iacono, il manager della sanità finito pure lui ai domiciliari. Aveva poi difeso la nomina di Roberto Colletti, altro destinatario della misura cautelare: “Lo conosco da cinquantasette anni, è un amico di famiglia. L’ho consigliato per le sue competenze, usciva da direttore generale del Civico dove aveva fatto benissimo”.
Niente sequestro per i 25mila euro, niente arresti per il deputato Romano
La Procura aveva chiesto il sequestro preventivo di 25mila euro. Il gip ha detto no. Nelle carte si legge: “La mera consegna della somma di denaro da parte di Vetro a Cuffaro, sganciata da ulteriori elementi comprovanti l’esistenza di un pactum sceleris, non può reputarsi prezzo dello stesso”. Tradotto: mancano i gravi indizi per configurare una tangente. Respinta anche la richiesta di arresti domiciliari per Saverio Romano, deputato di Noi Moderati. Il parlamentare era stato ascoltato due settimane fa, aveva respinto tutte le accuse.
Cuffaro si difende: concorsi chiusi e nessun favore alla Dussmann
L’ex governatore ha provato a smontare le accuse punto per punto. Sul concorso contestato ha spiegato: non era aperto a tutti, riguardava solo chi lavorava già per l’emergenza Covid, era una stabilizzazione. “Nessuno di quelli che ha partecipato è rimasto fuori, sono entrati tutti”. Ha escluso di aver fatto passare soldi tramite Carmelo Pace, deputato regionale Dc. Ha precisato che l’imprenditore Alessandro Vetro “non aveva partecipato a nessuna gara, e quando partecipò fu abbondantemente escluso”.
Capitolo Dussmann. Cuffaro nega di aver mosso le sue pedine per far vincere la società nella gara. Racconta di aver solo raccolto e trasmesso le preoccupazioni dell’azienda, che si sentiva danneggiata dal precedente direttore generale. “Sono sempre rimasto totalmente disinteressato al tema dei subappalti per quella gara”. Il pubblico ministero però ha insistito sulla richiesta cautelare, e il giudice ha ritenuto sussistenti le esigenze.
Raso e il sistema dei bandi in anteprima: per il terzo settore o per gli amici?
Vito Raso, storico braccio destro di Cuffaro, se la cava con l’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria. Durante l’interrogatorio ha provato a giustificare la diffusione anticipata dei bandi: serviva a facilitare le associazioni del terzo settore, e comunque si trattava di bandi già pubblicati, non di rivelazioni segrete. Gli investigatori la pensano diversamente. Le carte dell’inchiesta disegnano un meccanismo rodato: Raso avrebbe garantito “agli amici politici” un canale diretto su bandi, concorsi e nomine.
L’ufficio di via Trinacria si sarebbe trasformato in un crocevia dove si tenevano riunioni e si gestivano interessi. Un sistema che secondo la Procura ha alterato gare e procedure nella sanità siciliana, favorendo imprenditori, manager e amministratori legati al cerchio magico dell’ex presidente. L’inchiesta prosegue. Le 18 persone indagate dovranno ora confrontarsi con le accuse. Per Cuffaro si riaprono le porte del tribunale, a distanza di anni dalla condanna definitiva a 7 anni per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra. Allora finì in carcere, questa volta resta a casa. Ma sotto stretta sorveglianza.
