Donzelli (Fdi) attacca Furfaro (Pd) in diretta tv: “Alle vostre feste non si entra se non sei di corrente”
Invitate solo voi stessi”, dice l’esponente del partito della Meloniu. Il dem: “Le feste dell’Unità uniscono l’Italia, non solo il Pd”.
Giovanni Donzelli e Marco Furfaro
Lo scontro in diretta tv tra Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia e Marco Furfaro del Partito Democratico ha incendiato il dibattito sulle feste dell’Unità: non più solo rievocazione storica, ma terreno di battaglia ideologica, con Atreju al centro di una contesa sulla legittimità del confronto politico.
Il tono è salito subito, senza mediazioni. A Agorà, programma di Rai 3, il responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, ha rifiutato con sdegno il parallelo tra Atreju e le feste dell’Unità. “Atreju è nata da un gruppo di ragazzi che montavano la festa di notte da soli”, ha detto con enfasi, aggiungendo che “quest’anno prevediamo oltre mille interventi”. Una cifra sbandierata come prova di apertura e vitalità. Marco Furfaro, responsabile iniziative politiche del Pd, ha ribattuto con fermezza: “Le feste dell’Unità non sono una festa come Atreju, di un’organizzazione giovanile che ancora non ha fatto i conti con la sua storia. Nascono nel dopoguerra, in un Paese lacerato, per far incontrare le persone. Sono un patrimonio non della sinistra, ma dell’Italia intera”.
Donzelli: “Non siete mai stati aperti al confronto”
La polemica non è rimasta sul piano storico. Donzelli ha affondato il colpo: “Alle vostre feste non siamo mai stati invitati. Noi ad Atreju invitiamo tutti”. Una dichiarazione che suona come un’accusa di esclusione ideologica. Furfaro ha replicato che “il confronto tra maggioranza e opposizione avviene nelle sedi istituzionali e nelle piazze, non a una festa di partito”. Ma Donzelli non ha ceduto: “Ah certo, servono per confrontarvi con le vostre correnti. Vi dovete confrontare tra voi, perché non siete d’accordo nemmeno su cosa sia il Pd”.
Due modelli, due Italie
Dietro lo scambio di accuse si staglia una frattura più profonda. Le feste dell’Unità, nate nel 1945 dal Partito Comunista Italiano, sono state per decenni laboratori di società civile, cultura, aggregazione territoriale – spesso l’unica alternativa alle sagre paesane in un’Italia ancora rurale. Atreju, lanciata nel 2004 da giovani di Alleanza Nazionale, è diventata la vetrina ufficiale della destra post-fascista, con ospiti internazionali e un impianto marcatamente identitario. Il dibattito di ieri non riguarda solo chi parla a chi, ma chi si ritiene depositario della legittimità democratica.
Il fantasma del faccia a faccia mancato
Lo scontro in studio è stato amplificato dall’assenza – ormai strutturale – di un confronto diretto tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Atreju avrebbe potuto essere l’occasione, ma non è mai arrivata la sfida ufficiale né la risposta. Così il duello tra luogotenenti ha assunto un valore simbolico: in una democrazia sempre più segmentata, persino le feste – teoricamente spazi di convivialità – diventano linee di frontiera. Il dialogo si è spostato dal campo dell’incontro a quello della rivendicazione identitaria, con ognuno a difendere non solo un evento, ma un’idea di nazione.
