Cronaca

Eparina per curare il Covid, uno studio apre nuove possibilità

Uno studio condotto in 13 centri italiani su pazienti Covid in stadio moderato-grave ha evidenziato che l’impiego tempestivo dell’anticoagulante enoxaparina a dose intermedia – da 60 a 100 mg, in base al peso corporeo – può abbreviare la durata dell’ospedalizzazione di oltre il 20% rispetto alla dose di profilassi e migliorare i sintomi in più del 65% dei casi. A coordinare lo studio il professor Pierluigi Viale, ordinario di Malattie infettive a Bologna, che ci ha parlato del ruolo dell’eparina. “Utilizzandola precocemente in pazienti che ancora non sono evoluti, ma hanno le caratteristiche per evolvere – ha detto ad askanews – sembra essere in grado di cambiare la storia naturale della malattia”.

In sostanza si è evidenziato come l’eparina, oltre a essere un efficace antitrombotico, contribuisca a proteggere l’endotelio e a ridurre in maniera significativa l’infiammazione, che poi genera le situazioni più critiche per i pazienti. A suggerire la ricerca, nei momenti più difficili dell’emergenza pandemica, è stato anche Giorgio Foresti, Managing Director di Techdow Pharma Italia, che, partendo dalle ricerche condotte in Cina e dai dati di letteratura, ha voluto esplorare questo ambito finora inedito di cura per il Covid. “L’eparina è un farmaco conosciutissimo, con 30 anni di utilizzo, è un farmaco che previene la trombosi, quindi il rischio a livello del microcircolo. Siccome dai primi dati che emergevano c’era una forte infiammazione a livello polmonare, l’idea è stata di mettere insieme le due cose, per vedere se questo prodotto poteva realmente bloccare la progressione della malattia verso gli stadi molto gravi che si verificavano in quel periodo”. E da questo punto di partenza, poi, gli scienziati hanno lavorato su un campione di 300 pazienti.

“Pur avendo a disposizione un campione di dimensioni contenute – ha aggiunto il professor Viale – si vede comunque che accanto alla valutazione sulla sicurezza di questo dosaggio emerge anche una riduzione dei tempi di ricovero e un più rapido ritorno del paziente verso condizioni di malattia migliori nei pazienti trattati con questa dose di eparina. E’ solo un trend, però è un trend significativo che ci fa sperare di poter affiancare l’eparina a tutte le terapie anti infiammatorie che vengono fatte nei pazienti ospedalizzati”. Un altro elemento interessante emerso nel corso della conferenza stampa è quello legato al costo, molto basso, dell’eparina: aspetto che in qualche modo non favorisce le ricerche, ma che ha invece senso per un’azienda come Techdow che è il principale produttore di eparina al mondo. 

“Una fiala di eparina oggi al Servizio Sanitario nazionale – ha aggiunto Foresti – costa in media un euro o un euro mezzo a fiala. E’ un trattamento giornaliero, quindi con due euro hai risolto una parte del problema. Se lo confrontiamo con il corso di un farmaco nuovo, innovativo e appena registrato parliamo di venti, trenta volte un costo superiore”. Il dato che emerge, alla fine, è che lo studio ha fornito la base scientifica per promuovere nuove ricerche su grandi numeri per verificare ulteriormente in che modo l’eparina può rappresentare un’arma contro il Covid.

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