Exit poll, netta affermazione dei Tories in Gran Bretagna: 368 seggi ai conservatori, 191 ai laburisti. BoJo: “Siamo la più grande democrazia al mondo”

Exit poll, netta affermazione dei Tories in Gran Bretagna: 368 seggi ai conservatori, 191 ai laburisti. BoJo: “Siamo la più grande democrazia al mondo”
Boris Johnson
12 dicembre 2019

Netta affermazione dei conservatori alle elezioni svoltesi oggi nel Regno Unito. E’ quanto emerge dagli exit poll diffusi dalla Bbs, secondo cui i Toriees avrebbero conquistato 368 seggi, contro i 191 dei laburisti, i 55 andati al Partito nazionale scozzese (Snp) e i 13 ai liberal-democratici. Stando ai dati degli exit poll diffusi da Bbc, Itv e Sky, i Verdi e gli indipendentisti gallesi di Plaid Cymru hanno conquistano un solo seggio, mentre al Brexit Party non andrebbe alcun seggio. Se confermati, questi risultati rappresenterebbe un +51 seggi per i conservatori, -71 per i laburisti, +20 per l’Snp, -1 per i lib-dem.

Se gli exit poll venissero confermati, ha detto a SkyNews l’ex presidente della Camera dei Comuni, John Bercow, segnerebbero una “vittoria fenomenale” per i Tories, che consentirebbe a Boris Johnson di avviare la “fase uno” della Brexit entro la fine di gennaio. Stando invece ai primi risultati ufficiali delle elezioni britanniche, i conservatori hanno conquistato il collegio Blyth Valley, in mano ai laburisti dal 1950. Il partito laburista si conferma invece nei collegi di Newcastle e Sunderland. “Viviamo nella più grande democrazia del mondo” ha scritto su Twitter Boris Johnson, pochi minuti dopo la diffusione degli exit poll che indicano una netta affermazione dei conservatori alle urne.

Le urne sono state chiuse alle 23 ora italiana. Lo spoglio è iniziato subito dopo la chiusura dei seggi e la maggior parte dei risultati sarà annunciata alle prime ore della mattina di domani. Nonostante il freddo e l’insolito mese, non si era mai votato a dicembre nel Regno Unito dal 1923, in tutto il Paese si sono registrate lunghe code composte e un’affluenza insolitamente alta. Il voto, il terzo in cinque anni, segue quelli del 2015 e del 2017. In sostanza, è arrivato il giorno più importante della storia del Regno Unito. Il voto di oggi, 12 dicembre, deciderà la Brexit, il futuro del Paese e quello dell’Unione Europea. I seggi, nei 650 collegi elettorali, tra Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord, sono stati aperti alle 7:00 (ora britannica, le 8:00 in Italia). Le elezioni politiche anticipate sono state volute dal premier conservatore Boris Johnson che punta a ottenere la maggioranza necessaria per concludere il suo progetto di Brexit.

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I favoriti, dunque, continuano ad essere i Tories dell’attuale primo ministro Boris Johnson, ma il suo principale sfidante, il laburista Jeremy Corbyn, è sempre stato convinto di poterlo battere. A recarsi alle urne, sono stati chiamati 45 milioni di cittadini britannici, ad esprimersi non solo sul governo del Paese, ma anche sul destino della Brexit. Johnson spera di ottenere una netta maggioranza per far passare definitivamente l’accordo con l’Ue per la Brexit, che scade il 31 gennaio. L’ultimo aggiornamento di Yougov prima del voto assegna ai conservatori il 43% delle intenzioni di voto, che si tradurrebbero in 339 seggi sui 650 della Camera dei Comuni, con il Labour di Jeremy Corbyn in risalita, al 34% e 231 seggi. Il margine di errore però potrebbe far scendere i seggi Tories a 311, quindi niente maggioranza assoluta. Il premier britannico, che ha convocato queste elezioni anticipate per superare lo stallo parlamentare sulla Brexit e che ha dovuto accettare per tre volte un rinvio dell`uscita dall`Ue, punta a una netta maggioranza parlamentare che gli permetta di staccare la spina da Bruxelles il 31 gennaio.

I Tories sono già il partito più rappresentato alla Camera dei Comuni – 298 seggi, seguiti dai laburisti con 243 seggi – ma con le elezioni del 2017 hanno perso la maggioranza, costretti quindi ad una non facile alleanza con il Dup, gli unionisti dell`Irlanda del Nord, che lo scorso ottobre hanno ritirato il proprio sostegno perché contrari al nuovo accordo per la Brexit. Johnson ha poi espulso 22 deputati ribelli che a settembre hanno votato assieme all`opposizione per evitare una Brexit senza accordo con l`Ue. Di qui, per il premier, la scommessa di nuove elezioni, puntando a riprendere in mano l`ultimo miglio del processo di separazione dall`Unione europea e a tagliare gli ormeggi il 31 gennaio. “Alla luce del modello non possiamo escludere un parlamento in bilico”, ha detto il direttore di YouGov, Anthony Wells. A BoJo, come è soprannominato il primo ministro londinese, le elezioni del 2017 – quando l`allora premier Theresa May aveva convocato elezioni anticipate per rafforzare il fronte conservatore, ottenendo esattamente il contrario – ricordano che meglio non fidarsi troppo dei sondaggi. E se la Brexit è stata al centro della campagna elettorale, anche la questione del Sistema sanitario nazionale – la Nhs – ha tenuto banco, argomento forte per il Labour, che promette 26 miliardi di sterline in più entro il 2024 per rafforzare la sanità in crisi.

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Solo lunedì, la foto di un bimbo di quattro anni steso per terra in una corsia d`ospedale, appoggiato su una pila di indumenti e coperto da un cappotto in attesa dei medici, ha imbarazzato non poco Boris Johnson, che ha cercato invano di eludere le domande della stampa al riguardo. Ne ha subito approfittato Jeremy Corbyn, dichiarando che i conservatori “hanno avuto nove anni per finanziare l`Nhs come si deve. Un bimbo da curare lasciato per terra è una vergogna per la società britannica”. Il leader laburista, da parte sua, è accusato di non avere fatto gran che, anzi, contro l`antisemitismo che serpeggia nel suo partito. Una questione che probabilmente influirà sul voto, soprattutto dopo il clamoroso attacco da parte del rabbino capo britannico Ephraim Mirvis, che ha de facto consigliato di non votare per i laburisti, definendo Corbyn “non adatto” a guidare il governo.

 

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