Cronaca

Formigoni andrà in carcere, condannato in via definitiva a 5 anni a 10 mesi

La Cassazione ha confermato la condanna a Roberto Formigoni, ma l’ha ridotta a 5 anni e 10 mesi rispetto alla sentenza di 7 anni e mezzo di carcere emanata dalla Corte d’appello di Milano il 19 settembre scorso. Il 71enne ex presidente della Regione Lombardia era accusato di corruzione per i presunti fondi neri creati dalla “Fondazione Maugeri” di Pavia e dall’Ospedale San Raffaele. Con la condanna definitiva già oggi potrebbero aprirsi le porte del carcere per Roberto Formigoni. Infatti, non appena verra’ trasmesso il dispositivo della sentenza della Cassazione, il sostituto pg Antonio Lamanna, titolare del fascicolo, emettera’ l’ordine di esecuzione della pena. Ordine che verra’ immediatamente eseguito a meno che, come probabile, Formigoni non si costituisca spontaneamente.

Il verdetto della Cassazione e’ arrivato in serata, dopo poco piu’ di tre ore di camera di consiglio e la dura requisitoria del procuratore generale della Cassazione Luigi Birritteri, che ha sottolineato l’ “imponente baratto corruttivo” che ha visto Formigoni tra i protagonisti. Per il ‘Celeste’ il pg aveva chiesto la “massima pena” e cioe’ la conferma della condanna a 7 anni e 6 mesi, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. La Cassazione ha confermato la condanna, ma con uno sconto, dovuto agli effetti della prescrizione. La Suprema Corte ha anche respinto i ricorsi dei coindagati di Formigoni: confermata cosi’ la condanna a 7 anni e 7 mesi per Costantino Passerino, ex manager della Maugeri e quella a 3 anni e 4 mesi per l’imprenditore Carlo Farina. Inammissibile, infine, il ricorso di Carla Vites, che era gia’ stata assolta ed aveva impugnato la sentenza per avere un proscioglimento piu’ ampio.

Ad avviso del Pg, da parte di Formigoni c’e’ stato un “sistematico asservimento della funzione pubblica agli interessi della Maugeri, un baratto della funzione”. Il Pg Birritteri ha inoltre ricordato che questa vicenda corruttiva riguarda un giro di circa 70 milioni di euro e 6 milioni di “utilita’”, sotto forma di cene, viaggi e vacanze da sogno, che sono arrivati “in vari flussi e forme” a Formigoni. In particolare, il Pg ha chiesto la conferma della condanna del ‘Celeste’ “tenuto conto del suo ruolo e con riferimento all’entita’ e alla mole della corruzione, che fanno ritenere difficile ipotizzare una vicenda di pari gravita’” e ha chiesto ai supremi giudici di non concedergli sconti di pena per evitare “che la legge possa essere calpestata con ‘grida manzoniane'”.

Le reazioni

“Si dice che Formigoni va in barca, che e’ invitato in vacanza ma nessuno – ha detto il professor Franco Coppi nella sua arringa difensiva – e’ riuscito a dimostrare la riconducibilita’ di un singolo atto di ufficio a queste ‘utilita”. Nessuno sa che cosa e’ stato chiesto a Formigoni, e nessuno sa per quale cosa e’ stata corrisposta quella utilita’”. Coppi ha sottolineato la “totale mancanza di prove” a carico dell’ex governatore e ha chiesto alla Suprema Corte di assolverlo o, in alternativa, di annullare con rinvio la condanna per calcolare la prescrizione che a suo avviso e’ maturata. L’altro difensore di Formigoni, l’avvocato Luigi Stortoni, ha attaccato il verdetto d’appello sostenendo che “ha trasfuso su un piano giuridico delle considerazioni eminentemente etiche” e in nessun modo ricostruisce il flusso di utilita’ – “non si tratta di denaro” – per sei milioni di euro di cui avrebbe beneficiato Formigoni. All’ex governatore si contesta di aver creato in Regione una corsia preferenziale per le due fondazioni nel settore sanita’ con una delibera sulle funzioni non tariffabili del 2006 e un’altra sul non profit del 2007. Atti che hanno superato lo scrutinio del Tar.

LA VICENDA GIUDIZIARIA

La vicenda giudiziaria ha inizio il 3 aprile 2012 quando Antonio Simone, ex assessore alla Sanita’, e Pierangelo Dacco’, uomo d’affari, vengono arrestati con l’accusa di avere distratto 56 milioni di euro dalla Fondazione Maugeri di Pavia. Il 25 luglio 2012, un comunicato stampa della Procura di Milano annuncia che Roberto Formigoni e’ indagato per corruzione aggravata dal carattere transnazionale. Secondo l’accusa, tra il 1997 e il 2011, Formigoni avrebbe aiutato, con delibere della Giunta regionale, i due ospedali in cambio di favori, sotto forma anche di lussuose vacanze sugli yacht coi suoi amici. Nel 2013, con Simone e Dacco’, Formigoni viene accusato anche di associazione per delinquere: dopo tre anni, nel dicembre 2016, le prime sentenze: una condanna (per corruzione) e un assoluzione (associazione a delinquere).

Nel maggio scorso, durante il processo d’appello, Dacco’ e Simone patteggiano: il primo due anni e 7 mesi e il secondo 4 anni e otto mesi. Anche Formigoni chiede di patteggiare ma la Procura rifiuta perche’ non ritiene congrua la pena indicata dalla difesa a due anni di carcere. Roberto Formigoni ha sempre spiegato le vacanze gratuite a bordo degli yacht parlando di “rapporto amicale” con Dacco’ “Siamo amici e ci comportavamo come tali, nessuno calcolava il valore di quello che uno dava all’altro. Un rapporto di amicizia e’ la tipica cosa in cui non ci sono calcoli, e’ gratuito”.

Oltre ai rapporti amicali, la linea difensiva di Formigoni e’ stata una, in particolare: tutte le delibere e le norme regionali contestate dall’accusa sono atti della Giunta, e quindi sono frutto di una decisione collegiale. Per di piu’, ha sempre fatto rilevare quello che veniva chiamato “il celeste”, i due potenziali complici, e cioe’ Nicola Maria Sanese, segretario generale della Regione (personaggio che veniva definito “potentissimo” e del quale si diceva che avesse sotto controllo tutto quanto accadeva in Regione), e Carlo Lucchina, allora direttore generale della sanita’, sono stati assolti definitivamente e con formula piena dall’accusa di concorso in corruzione.

Ad aggravare la posizione dell’ex “celeste”, pero’, ci ha pensato la cosiddetta legge “spazza corrotti” approvata nel dicembre scorso che apre le porte della prigione a Formigoni perche’ il reato di corruzione e’ inserito tra quelli cosiddetti “ostativi” che impediscono di chiedere misure alternative al carcere. Ora Formigoni potrebbe chiedere al Tribunale di Sorveglianza di certificare una sua eventuale incompatibilita’ col carcere per ottenere la detenzione domiciliare, ma non c’e’ nessun automatismo in questo senso. Tutto deve essere valutato dai magistrati.

“Si chiude un iter processuale molto lungo. La Regione si era costituita parte civile, abbiamo ottenuto in primo e in secondo grado la restituzione di circa 6 milioni: da un punto vista civile il danno è stato già risarcito”. Lo dice l’avvocato Domenico Aiello, legale rappresentante della Regione Lombardia al processo per il caso Maugeri.

“Formigoni è stato un grande presidente della Regione Lombardia, un grande presidente”. Carlo Giovanardi commenta così, il verdetto della Cassazione nei confronti di Roberto Formigoni. “Mi dispiace dal punto di vista umano. E’ stato un grande presidente -ripete Giovanardi- e ha guidato una regione all’avanguardia, soprattutto nel campo della sanità. E’ un grande dolore vedere che una persona come lui finisce in carcere”.

“Umanamente sono dispiaciuto per Formigorni. L’atteggiamento della magistratura è noto. Resta comunque l’azione del governo in Lombardia condotta da Formigoni ha raccolto tanti giudizi positivi”. Così il senatore Maurizio Gasparri, presidente della Giunta per le autorizzazioni di Palazzo Madama, commenta il caso Formigoni.

“Dal punto di vista umano sono dispiaciuto perché conosco Roberto, è stato un valido collega parlamentare, ed è ovvio che sotto il profilo umano non può che esserci da parte mia un dispiacere e un pensiero ovviamente a lui e ai passaggi che lo attendono e che chiaramente saranno per lui dolorosi”. Lo ha detto Enrico Costa ex Ministro degli Affari Regionali commentando la condanna dell’ex presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni.

 

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