Tajani: non scompariremo, il centro oggi siamo noi

Tajani: non scompariremo, il centro oggi siamo noi
Antonio Tajani
24 agosto 2023

“Che ne dicano gli iettatori. Non scompariremo noi, sono loro che rischiano di sparire. Abbiamo il dovere di costruire insieme questo progetto” post-Silvio, perché “lo dobbiamo a Berlusconi”, appunto, “ma anche al nostro paese: non è e non sarà facile, dobbiamo lavorare tutti, serve una squadra. Ma dobbiamo prepararci alle elezioni europee” del 2024, quando si terranno anche le amministrative in vista poi delle regionali 2025, “con i nostri congressi e il nostro congresso nazionale, il quale non servirà a cercare poltrone ma a confrontarsi sulle idee”. Lo esclama appassionato, Antonio Tajani, terminando il suo intervento alla platea di Bellaria-Igea Marina, una delle roccaforti di Forza Italia nel cuore della costa romagnola.

 

“Vento di Centro”

 

L’appuntamento ieri sera al Blu Resort&Spa, con tutti i dirigenti e i militanti non solo emiliano-romagnoli, rappresenta la prima tappa del nuovo inizio dopo la scomparsa di Berlusconi verso le prossime scadenze elettorali, decisive per testare la sopravvivenza dell’ex partito-azienda. L’iniziativa nella città cara ai forzisti è stata ribattezzata proprio “Vento di Centro”, a dimostrazione della direzione in cui gli (ex) azzurri vogliono procedere, più che in passato, per cercare nuova vita a partire da questo ‘anno zero’. Oltre al ministro degli Esteri-vicepremier, ‘segretario’ fino al congresso, ci sono la ministra dell’Università Anna Maria Bernini, Rosaria Tassinari, deputata e coordinatrice azzurra dell’Emilia-Romagna, Massimiliano Salini, eurodeputato, Valentina Castaldini, capogruppo nel Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna e, a fare gli onori di casa, Filippo Giorgetti, apprezzato sindaco bellariese.

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Tajani traccia la rotta

 

La rotta la traccia Tajani, che vola alto: “Dobbiamo correre verso riforme importanti come quella fiscale e tributaria, burocratica, quella della giustizia civile oltre che penale”. Del resto, “se mettiamo in campo questa rivoluzione, pacifica, rimettiamo in movimento anche l’economia”, non si risparmia il vicepremier, molto applaudito. Prima, era stato Giorgetti a spianare la strada in sala, scacciando più in là ogni timore: “A chi dice che il partito imploderà dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi, rispondo che la risposta ce l’ho davanti agli occhi: siete voi, con questa sala piena, il nostro futuro”, assicura il primo cittadino. Il quale osa a un certo punto mettere quasi in discussione il mantra dei mantra degli azzurri, l’identità moderata.

“Non dobbiamo solo accogliere renziani, calendiani o scontenti di Elly Schlein- dobbiamo sentire l’obbligo di portare una politica equilibrata dentro al centrodestra. ‘Moderata’ è un termine che ci distrae dalla concretezza dei temi…”, confessa Giorgetti. Con un suggerimento operativo: “Riprendiamoci il tema della sussidiarietà, come nel Berlusconi-ter del 2005, è un tema nostro. E diamo certezze agli operatori balneari che hanno di fronte la Bolkestein”, che prima o poi metterà davvero le spiagge all’asta o quasi. Ma “‘moderati’ non vuol dire essere stupidi, non confondiamo la gentilezza con la mancanza di coraggio”, si smarca un po’ Bernini, che ripropone il concetto: “Possiamo essere veementi in quello che vogliamo, ma non è con questo che convinciamo gli elettori. Li convinciamo con la forza delle nostre argomentazioni. Non siamo minoritari, abbiamo cultura di governo e- ci tiene molto la ministra bolognese- non facciamo vittimismo”.

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Rilanciare gli slogan del Cav

 

Rilanciando tutti gli slogan di Berlusconi, “che non mollava mai”, Bernini scaccia profezie già scritte: “Quante volte ci hanno cantato il de profundis, ci toccherà lasciarli a bocca aperta anche questa volta. Abbiamo una grande classe dirigente oggi. Quindi in un anno, pur accettando di contarsi e di essere contati, ci mettiamo la faccia. Bisogna scegliere se subire o essere parte del cambiamento. Abbiamo soldi – precisa la ministra – e opportunità, da qui al 2026 ce la giochiamo e abbiamo tanta voglia di vincere”. Restando in Emilia-Romagna, la consigliera regionale Valentina Castaldini se la prende col presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che continua ad attaccare il Governo per i mancati fondi sull’alluvione: “Tajani è stato il primo ministro a giungere in riviera, quando è arrivata alluvione, annunciando fra l’altro uno stanziamento di 620 milioni di euro. Solo 60 milioni sono stati spesi”.

Come dire, anche Bonaccini si faccia un esame di coscienza, oltre “a ripetere che il Governo non lavora”, suggerisce Castaldini. A livello operativo c’è però Tassinari a tirare le fila verso la nuova sfida, in modo che non sia l’ultima: “Sappiamo quanto saranno importanti per noi le prossime elezioni europee, dovremo dimostrare che siamo diventati grandi e che anche senza il nostro presidente, che ci guida da lassù, abbiamo un futuro solido e concreto davanti, un futuro- si sbilancia Tassinari- a doppia cifra. Dobbiamo trovare forme nuove e vecchie per riproporre i nostri ideali, siamo moderati- cerca la mediazione interna la coordinatrice regionale- che non significa essere remissivi ma dialoganti”, sì, ma comunque un centro. Lo dice anche Tajani, del resto: “Dobbiamo essere un po’ quello che erano Democrazia Cristiana, Partito Liberale, Partito socialista e partito socialdemocratico” nella prima Repubblica, mutatis mutandis. Dire

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