Fumata nera per Dl sicurezza, scontro Conte-Salvini a Palazzo Chigi

Fumata nera per Dl sicurezza, scontro Conte-Salvini a Palazzo Chigi
Giuseppe Conte e Matteo Salvini
21 maggio 2019

Muro contro muro sul decreto sicurezza in Consiglio dei ministri. Giuseppe Conte e Matteo Salvini vanno allo scontro e, dopo un Cdm di circa tre ore, alla fine sia l’esame del decreto sicurezza sia quello del decreto famiglia vengono rinviati, in un clima di costante tensione. “Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Giuseppe Conte e del Ministro dell’interno Matteo Salvini, ha avviato l’esame di un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica”. E’ quanto si legge nella nota della Presidenza del Consiglio. “Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Giuseppe Conte e del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Luigi Di Maio, ha avviato l’esame di un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti in materia di famiglia”, si legge ancora.

Ma la Lega non digerisce la fumata nera e chiede l’approvazione del testo – con modifiche – in un nuovo Cdm da tenere gia’ in settimana. Il via libera arrivera’, assicurano. E’ anticostituzionale, cosi’ non puo’ passare, il ragionamento dei pentastellati che su questo provvedimento rivendicano la convergenza con il Colle e hanno la sponda del premier. La tensione prima del Cdm era già alta, cresciuta nel corso della giornata con una serie di botta e risposta a distanza tra i due vice premier. E con il presidente del Consiglio pronto a rivendicare in Cdm il suo ruolo di garanzia. La risposta a Giorgetti che in una intervista ha parlato di governo impantanato e di un premier non piu’ imparziale, e’ stata ‘tranchant’. “Il governo continua a lavorare: oggi c’e’ un Consiglio dei ministri, non ci fermiamo” aveva detto il premier prima di iniziare la riunione. Ed ancora: “Se si mette in discussione l’operato del sottoscritto i percorsi sono chiari e le sedi ufficiali sono il Consiglio dei ministri o il Parlamento. Chiunque lo faccia se ne assuma la responsabilita’. La cosa non e’ grave, e’ gravissima”.

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La delegazione pentastellata mette sotto accusa il sottosegretario alla presidenza del Consiglio che non dovrebbe partecipare al Cdm. Non lo ha fatto neanche questo pomeriggio, alimentando i sospetti M5s. Giorgetti dal canto suo ha lanciato un messaggio chiaro agli alleati di governo: “Dal 26 maggio, finita la campagna elettorale, o ci si mette a lavorare seriamente con affiatamento oppure ognuno a casa sua. Senza polemica”. Salvini ha difeso a spada tratta il numero due del partito di via Bellerio e ha spostato l’attenzione sui temi. Ed e’ proprio sui programmi che la Lega punta a rappresentare alle Europee il Movimento 5 stelle come il partito del No. Dalla Tav allo sblocca-cantieri, dall’autonomia alla sicurezza lo scontro continua. “Vado in Cdm per battagliare sul decreto”, l’annuncio a pochi minuti dalla riunione del responsabile del Viminale che ha fatto capire in ogni caso di puntare soprattutto sul tema delle tasse.  I rapporti all’interno della maggioranza sono sempre piu’ incrinati. Lo sfogo dei ‘big’ del partito di via Bellerio e’ sempre lo stesso: “M5s punta ad attaccare le persone, blocca il Paese sulla riduzione sulle tasse, su ogni dossier. Cosi’ non si va avanti, non rispetta il contratto”.

Oggi intanto Di Maio riunira’ i ministri del M5S per presentare la “fase due del governo del cambiamento”. Sullo sfondo pesa sempre la ‘querelle’ sulle inchieste della magistratura e il ‘caso Siri’. Tuttavia lo scontro questa sera sara’ sul tema della famiglia (la Lega punta agli emendamenti sul dl crescita, Di Maio su un dl ad hoc) e su quello della sicurezza. Il ministro dell’Interno ha modificato il testo, inserendo tra l’altro una norma per favorire i rimpatri, come aveva chiesto Luigi Di Maio, ma per ora non c’e’ alcuna intesa nella maggioranza giallo-verde. Entrambe le forze politiche che hanno contratto il programma di governo potranno rivendicare di aver portato sul tavolo le proprie misure bandiere (entrambi i dl sono stati spediti per conoscenza al Quirinale, ma al Colle il lavoro verra’ valutato a conti fatti, anche se c’e’ preoccupazione per i toni alti e per l’andamento dell’economia), ma la strategia e’ quella di utilizzare questi temi in campagna elettorale. Mentre le forze dell’opposizione – dal Pd a FI, da Fdi a Leu – chiedono che il governo vada a casa.

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