Giudici tolgono tre minori ai genitori, è scontro Salvini-Csm su magistratura minorile

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Esplode il caso politico sulla decisione del Tribunale per i Minorenni dell’Aquila di revocare la responsabilità genitoriale a una coppia anglo-australiana residente in un rudere senza servizi a Palmoli (Chieti), allontanando tre minori — gemelli di 6 anni e una bambina di 8 — per “preoccupante negligenza genitoriale”. Il vicepremier Matteo Salvini ha definito il provvedimento un “sequestro di Stato”, mentre il Consiglio Superiore della Magistratura ha aperto una pratica a tutela dei giudici sotto attacco social e politico.

Salvini contro i giudici: “Una vergogna assoluta”

Il leader della Lega ha reagito duramente alla vicenda, accusando: “I giudici tutelano i giudici. E quei tre bambini strappati ai genitori, chi li tutela?”. Salvini ha annunciato: “Non mi fermerò e non sarò tranquillo fino a che quei bimbi non saranno tornati a casa”, denunciando quello che considera un paradosso ideologico: “Per anni ci hanno martellato con l’ideologia green, e adesso che c’è una famiglia che vive a emissioni zero, le tolgono i figli. È il cortocircuito di certa magistratura e di certa sinistra”.

Secondo il vicepremier, “l’uso della forza ai danni di una famiglia perbene, con tre bambini felici sottratti alla cura ed agli abbracci di mamma e papà è un fatto di una gravità assoluta”. Le dichiarazioni hanno immediatamente innescato la reazione del Consiglio Superiore della Magistratura, che ha deciso di intervenire a tutela dei magistrati coinvolti nel procedimento.

Il Csm: “Dichiarazioni politiche trascendono la legittima critica”

Con un documento depositato al Comitato di presidenza, tutti i consiglieri togati — tranne Bernadette Nicotra di Magistratura Indipendente — e i laici Roberto Romboli (Partito Democratico), Michele Papa (Movimento 5 Stelle) ed Ernesto Carbone (Italia Viva) hanno chiesto l’apertura di una pratica a tutela dei magistrati del tribunale aquilano. Il CSM denuncia “dichiarazioni pubbliche rese da esponenti politici” che definiscono il provvedimento giudiziario come un “sequestro” di minori e lo qualificano “con espressioni fortemente denigratorie”.

Secondo i consiglieri firmatari, tali affermazioni “provenienti anche da rappresentanti di pubbliche Istituzioni trascendono la legittima critica a un atto giudiziario e finiscono per colpire direttamente l’operato dei magistrati del tribunale per i minorenni, esponendoli a una indebita pressione anche mediatica”. Il documento sottolinea che la giurisdizione minorile opera “in un quadro di legge complesso”, bilanciando “la libertà delle scelte educative dei genitori” con “il diritto dei bambini alla sicurezza, alla salute, alla socialità e alla riservatezza”.

I consiglieri avvertono che “la semplificazione di tale complessità in formule polemiche, che presentano l’intervento giudiziario come un sequestro o una violenza di Stato, finisce per minare la fiducia nella magistratura ed esonda in un’inaccettabile delegittimazione personale dei giudici titolari del procedimento”. Infine, il CSM esprime preoccupazione per il fatto che la vicenda venga “evocata in connessione con la prossima consultazione referendaria in materia di giustizia”, auspicando un confronto “senza piegare a fini di propaganda casi concreti che riguardano minori e che sono ancora oggetto di valutazione giudiziaria”.

La vicenda: vita nel bosco e l’intervento del Tribunale

La coppia anglo-australiana ha scelto di vivere da anni in un rudere privo di acqua corrente, energia elettrica e accesso ai servizi essenziali nel bosco di Palmoli, in provincia di Chieti. Secondo il provvedimento giudiziario, le condizioni abitative e la gestione quotidiana dei tre bambini configuravano “indizi di preoccupante negligenza genitoriale, con particolare riguardo all’istruzione dei figli e alla loro vita di relazione”, come emerso dalle relazioni dei servizi sociali e dei carabinieri.

I tre minori sono stati collocati in una struttura protetta mentre il caso resta sotto valutazione giudiziaria. Il Ministero dell’Istruzione e del Merito è intervenuto precisando che l’obbligo scolastico risulta “regolarmente espletato attraverso l’educazione domiciliare legittimata dalla Costituzione e dalle leggi vigenti e tramite l’appoggio a una scuola autorizzata”, con conferma del dirigente scolastico dell’istituto di riferimento tramite l’Ufficio Scolastico Regionale.

Insulti e minacce online contro il presidente del Tribunale

La presidente del Tribunale per i Minorenni dell’Aquila, Cecilia Angrisano, è diventata bersaglio di un centinaio di commenti offensivi sui social network. Gli utenti hanno pubblicato foto del magistrato accompagnate da insulti espliciti — “Lei è un’emerita c…ona”, recita uno dei messaggi su Facebook — mentre altri hanno cercato di rintracciare indirizzo, numero di telefono ed e-mail personali.

“Il tribunale dei minori è una fossa piena di vermi”, aggiunge un altro commento. I toni violenti e intimidatori degli attacchi hanno fatto emergere l’ipotesi di un intervento della Polizia Postale per risalire agli autori dei messaggi. La vicenda ha riacceso il dibattito sulla protezione dei magistrati da campagne di delegittimazione e pressioni mediatiche, soprattutto quando le decisioni riguardano ambiti delicati come la tutela dei minori. Il CSM nel proprio documento evidenzia come gli attacchi politici abbiano “un immediato riflesso in gravi e scomposti attacchi attraverso i social”.