Grecia al voto, un paradosso chiamato Tsipras. Il papabile al Nobel rischia una pesante sconfitta

Grecia al voto, un paradosso chiamato Tsipras. Il papabile al Nobel rischia una pesante sconfitta
Alexis Tsipras
6 luglio 2019

Paradossale destino, quello di Alexis Tsipras. Leader della sinistra costretto a gestire tra austerity e riforme imposte dalla Troika la peggiore crisi economica dal dopoguerra ad oggi, papabile al Nobel per l’accordo sulla denominazione della Macedonia del nord ed ex antagonista con tanto di sacco a pelo oggi ricevuto dai maggiori leader mondiali, domani il premier greco rischia di incassare alle urne una sconfitta pesante, vedendosi sfilare il governo dai conservatori di Nuova democrazia. Quando viene eletto – nel 2015, sull’onda di un trionfale 36,3%, ben 20 punti piu’ di quanto ottenuto nel 2012 – Tsipras ha di fronte una sfida da far tremare i polsi: la Grecia e’ ad un passo dalla bancarotta, e al 41enne laureato in ingegneria tocca trovare la quadra tra l’esigenza di rimettere in piedi stremato dal punto di vista sociale e le richieste dei creditori internazionali. Il che significa necessariamente altri tagli, nuove tasse da accollare alla classe media, articolate pero’ in modo tale da salvare le fasce piu’ deboli. Non a caso Tsipras parlera’ di “fine dell’odissea”, quando l’agosto dell’anno scorso puo’ annunciare l’uscita della Grecia dagli scudi di salvataggio europei e l’addio alla Troika. E questo avendo adottato misure di austerita’ pari a 65 miliardi di euro, un calo del tasso di disoccupazione dal 26 al 18%, a fronte di prestiti elargiti da Ue, Bce e Fmi per un totale di 289 miliardi di euro in tre programmi successivi nel 2010, nel 2012 e nel 2015. Insomma, l’economia greca e’ ripartita, ma la ripresa e’ faticosa, tanto che Tsipras ha dovuto varare ulteriori tagli alle pensioni e alle agevolazioni fiscali per il 2019 e il 2020. Il punto e’ che le famiglie greche continuano a sentire gli effetti di un’austerita’ pesante e impopolare, la ripresa non si puo’ ancora toccare con mano. Tanto che, dopo esser stato il piu’ giovane capo di governo in 150 anni di storia, domenica Tsipras rischia di dover fare le valigie: i sondaggi per le legislative danno Syriza sotto il 26%, un crollo di almeno 10 punti rispetto al 2015, mentre Nea Demokratia viaggia intorno al 38%. Nato nel 1974, pochi giorni dopo la caduta del regime dei colonnelli, laureato in ingegneria civile nel 2000, entra in politica verso la fine degli anni ’90 con l’ingresso nel movimento dei giovani comunisti e la partecipazione alla rivolta studentesca. Dopo un passaggio, come segretario dell’area giovanile, della Coalizione sinistra, movimenti e ecologia – e’ in questo periodo che tenta di arrivare al G8 di Genova del 2001, ma viene respinto a manganellate ad Ancona e successivamente espulso – fondera’ Syriza nel 2009. In quell’anno prendera’ il 4,6% dei voti: abbastanza, comunque, per permettergli di fare il suo ingresso nel Parlamento. E’ la grande crisi greca a determinare il resto della storia: a fronte della profonda destabilizzazione delle altre forze politiche, Syriza fa il triplo salto mortale verso il governo, con le doppie elezioni del 2012 e il trionfo del 2015. Il problema e’ che, nonostante la promessa di tener testa alla Troika, Tsipras in questi anni ha messo in pratica le riforme e i tagli richiesti, trasformando nei fatti Syriza in un partito di centrosinistra. Con il risultato di trovarsi dinnanzi la rabbia della sinistra per aver assecondato l’austerita’, l’opposizione dei conservatori per scelte come quella di legalizzare la cannabis e di rafforzare i diritti nelle unioni gay, e l’irritazione della Chiesa ortodossa per il suo spiccato laicismo. Ma se i sondaggi troveranno conferma nelle urne, gia’ lunedi’ non saranno piu’ problemi suoi.

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