Senato
Il Senato ha approvato in via definitiva il decreto legge Sicurezza, trasformandolo in legge dello Stato con 109 voti favorevoli, 69 contrari e un’astensione. Il provvedimento, bandiera del centrodestra, ha ottenuto la fiducia anche alla Camera la scorsa settimana e non ha subito modifiche rispetto al testo licenziato dal Consiglio dei ministri.
La votazione conclusiva si è svolta in un clima di forte tensione. I senatori delle opposizioni (Pd, M5S e Avs) hanno inscenato un sit-in sedendosi a gambe incrociate al centro dell’emiciclo, voltando le spalle ai banchi del governo e urlando “Vergogna, vergogna”. La situazione è degenerata quando il presidente della commissione Affari costituzionali, Alberto Balboni, ha attaccato le minoranze su temi sensibili come le occupazioni abusive, le detenute madri e il caso Cospito, provocando la reazione di alcuni parlamentari e sfiorando la rissa.
Il decreto Sicurezza interviene su numerosi fronti con l’introduzione di nuovi reati e altrettante aggravanti, riscrivendo diversi articoli del codice penale e di procedura penale. Tra le principali novità:
Il governo e la maggioranza hanno salutato l’approvazione come un passo decisivo per rafforzare la tutela dei cittadini e delle forze dell’ordine. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha sottolineato su X che il decreto “rafforza la tutela dei cittadini, delle fasce più vulnerabili e dei nostri uomini e donne in divisa” e interviene “contro le occupazioni abusive e le truffe agli anziani”.
Il vicepremier Matteo Salvini ha definito la giornata “bella” e ha promesso ulteriori assunzioni e poteri per le forze dell’ordine. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha escluso un impatto significativo sul sistema carcerario, sostenendo che gli aumenti di pena sono contenuti e mirati.
Le opposizioni, invece, hanno denunciato il provvedimento come una misura repressiva e propagandistica. La segretaria Pd Elly Schlein ha dichiarato che il decreto “non è più sicurezza, è più repressione”, mentre Matteo Renzi (Iv) ha criticato il metodo, accusando il governo di aver travasato norme da un ddl a un dl senza ascoltare il Parlamento e di aver dato ai servizi segreti poteri senza precedenti nella storia repubblicana.
Il decreto ha sollevato forti perplessità anche fuori dal Parlamento. Oltre 250 giuristi hanno firmato un appello per segnalare presunti profili di incostituzionalità, in particolare sulle norme che incidono sulla libertà di manifestazione, il diritto al dissenso e l’equilibrio tra i poteri dello Stato. L’Unione delle Camere penali, l’ANM e diverse associazioni della società civile hanno già manifestato contro quello che definiscono “un attacco allo stato di diritto”.
Il decreto Sicurezza, ora legge dello Stato, rappresenta una delle misure più controverse della legislatura. Se da una parte il governo rivendica l’efficacia delle nuove norme per la tutela della sicurezza pubblica, dall’altra opposizioni e società civile denunciano un pericoloso arretramento sui diritti civili e democratici, con il rischio di restringere gli spazi di dissenso e partecipazione pubblica.