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Il destino di Ilaria Salis nelle mani dell’Europa: martedì il voto che può cambiare tutto

Ilaria Salis

Il 23 settembre segnerà un momento di svolta nella vicenda giudiziaria più controversa del Parlamento europeo. Ilaria Salis, l’attivista diventata eurodeputata dopo una campagna elettorale costruita sulla sua detenzione a Budapest, si trova ora di fronte al momento della verità. La commissione Juri dovrà decidere se revocare l’immunità parlamentare che la protegge dalle accuse ungheresi, aprendo la strada a un processo che potrebbe costarle fino a 11 anni di carcere.

La partita si gioca su un filo sottilissimo. A giugno, quando sembrava tutto deciso, un colpo di scena aveva rimandato il verdetto. Stavolta, però, non ci saranno rinvii. Il relatore Adrian Vazquez Lazara, esponente del Partito Popolare Europeo, ha già fatto sapere di essere orientato verso la revoca delle garanzie parlamentari. Una decisione che, se confermata, trasformerebbe l’aula di Strasburgo in un tribunale politico dalle conseguenze imprevedibili.

La strategia difensiva di Salis poggia su un argomento tanto semplice quanto efficace: impossibile ottenere giustizia nell’Ungheria di Viktor Orban. I suoi sostenitori brandiscono come prova i post del portavoce governativo Zoltan Kovacs, che ha diffuso sui social un’immagine creata dall’intelligenza artificiale raffigurante l’eurodeputata dietro le sbarre. Un dettaglio che rivela come la vicenda abbia già travalicato i confini giudiziari per diventare un caso di propaganda politica.

I numeri che decidono il futuro

L’aritmetica parlamentare disegna uno scenario complesso. La sinistra europea – da Socialisti e Verdi fino a The Left – fa muro compatto attorno a Salis. Ma per bloccare la revoca dell’immunità serve una maggioranza qualificata, obiettivo che appare fuori portata. Dall’altra parte, centrodestra e destra si preparano all’affondo finale: Popolari, Patrioti e Conservatori hanno i numeri per far cadere le protezioni dell’eurodeputata italiana.

L’ago della bilancia resta il Ppe, lo stesso gruppo del relatore Vazquez Lazara. Una coincidenza che non sfugge agli osservatori più attenti e che potrebbe rivelarsi decisiva nel momento del voto segreto. Il paradosso è evidente: il destino di Salis dipende dalle stesse forze politiche che hanno sempre contestato la sua elezione, considerandola una provocazione della sinistra italiana guidata da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni.

La strategia dell’Alleanza Verdi-Sinistra si è rivelata un’arma a doppio taglio. Aver candidato Salis per sottrarla al processo ungherese ha funzionato nel breve termine, garantendole un seggio a Bruxelles e la libertà dopo mesi di detenzione. Ma ora quella stessa scelta politica rischia di ritorcersi contro, trasformando l’Europarlamento nel luogo dove si decide il suo destino giudiziario.

Budapest aspetta il verdetto di Bruxelles

Oltre le manovre politiche, resta il nodo giudiziario che ha scatenato tutto. Le accuse contro Salis nascono dagli scontri del febbraio 2023 a Budapest, quando un gruppo di militanti antifascisti avrebbe aggredito alcuni esponenti dell’estrema destra ungherese. Un episodio che il governo Orban ha trasformato in un caso internazionale, arrestando diversi stranieri e trascinando la vicenda davanti ai tribunali.

La versione dei fatti offerta dalla Procura ungherese non ha convinto la commissione Juri durante la riunione di giugno. Troppi dubbi, troppi elementi che facevano pensare a un processo politico più che a una ricerca di verità giudiziaria. Ma quattro mesi dopo, il clima è cambiato. La pressione dell’opinione pubblica conservatrice, l’irrigidimento delle posizioni e la volontà di dare un segnale chiaro hanno spostato gli equilibri.

Il processo che attende Salis a Budapest non è una formalità. Le accuse di associazione criminale e violenza di gruppo portano con sé pene pesantissime, fino a 11 anni di reclusione. Un rischio che l’interessata e i suoi legali conoscono bene e che ha alimentato la strategia di resistenza costruita attorno all’immunità parlamentare.

Se il 23 settembre la commissione Juri dovesse votare per la revoca, il passo successivo porterà la questione davanti alla plenaria dell’Europarlamento, probabilmente a metà ottobre. Sarà quello il voto definitivo, quello che decreterà se Ilaria Salis potrà continuare a rappresentare gli elettori italiani a Bruxelles o se dovrà tornare nell’aula di un tribunale ungherese per affrontare accuse che lei stessa considera una persecuzione politica.

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Redazione