Inchiesta dossieraggio: oltre 33mila file scaricati, aperto nuovo fascicolo

Inchiesta dossieraggio: oltre 33mila file scaricati, aperto nuovo fascicolo
Raffaele Cantone
8 marzo 2024

Oltre 33mila file scaricati e adesso è stato aperto un nuovo fascicolo. Continua a scuotere il mondo politico l’inchiesta sul presunto dossieraggio da parte del luogotenente della Guardia di Finanza, Pasquale Striano che avrebbe rivelato un intricato labirinto di informazioni e interrogativi che coinvolgono diverse istituzioni e figure chiave. Oltre alla Procura di Perugia retta da Raffaele Cantone, quella di competenza dal momento che ci sono magistrati coinvolti, indaga anche quella di Roma. Anche dopo l’allontanamento di Pasquale Striano, il finanziere indagato che ha fatto materialmente migliaia di accessi alle banche dati riservate dello Stato, dalla Direzione nazionale antimafia dove era stato distaccati, “sono continuati gli accessi abusivi al sistema di Segnalazione di operazioni sospette su cui si concentra l’indagine della procura di Perugia”, spiega il Corriere della sera. Lo aveva detto ieri Cantone stesso, e come riporta il quotidiano ci sarebbe già un’inchiesta aperta nella Capitale.  

Il primo numero da spiegare nell’inchiesta dossieraggio che ha travolto tra gli altri anche il pm antimafia Antonio Laudati oltre al finanziere Striano, è 33.528. Si tratta del numero di file che avrebbe scaricato Striano dalle banche dati della sola Antimafia. Mentre il totale ammonta a 50 mila, 4.124 sono invece le Segnalazioni di operazioni Sospette (Sos) consultate dal luogotenente che, tra l’altro, ha cercato 1.123 persone sulla banca dati Serpico, sistema dell’Agenzia delle Entrate in cui confluiscono le dichiarazioni dei redditi. Nello Sdi, che raccoglie le informazioni di polizia, le ricerche sono state 1.947. Tra gli accessi alcuni sono stati effettuati in maniera esplorativa. Tra i download ci sono informazioni banali e atti segreti. Cantone dice che la commissione da parte della stampa delle ricerche è un’ipotesi investigativa che spera venga smentita.

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La “ricerca spasmodica”

 

Ciò che rende questo scenario ancora più enigmatico sono le sfumature e le implicazioni nascoste dietro questi numeri. Nonostante l’ampio accesso ai dati, non sono stati trovati soldi o prove concrete di intenti illeciti da parte di Striano. Le sue azioni sono state descritte come una “ricerca spasmodica” su un vasto numero di soggetti, piuttosto che la creazione deliberata di un dossier archiviato. Tuttavia, la presenza di informazioni sensibili che potrebbero essere di interesse per servizi stranieri aggiunge un ulteriore livello di preoccupazione e complessità all’indagine.

Un’altra questione che solleva interrogativi è la possibilità di una seconda talpa operante dopo l’inibizione di Striano. Il fatto che Striano abbia continuato ad accedere ai dati anche dopo essere stato esautorato solleva la possibilità che ci sia stata un’altra persona coinvolta nel trasferimento di informazioni sensibili. Ci sarebbe stato anche un obiettivo ben preciso, ha detto lo stesso Cantone al Copasir: “La Lega”. Stando a quanto sta emergendo dalle indagini, infatti, le informazioni raccolte dal finanziere Striano – riporta La Stampa – riguardano i fondi al partito di Salvini e ad esempio, l’inchiesta sulla Film Commission che coinvolse la Lega sarebbe uscita proprio dai file di Striano. Inoltre, l’emergere di una segnalazione di operazioni sospette riguardante imprenditori legati al ministro della Difesa solleva ulteriori interrogativi sulla portata e la natura di queste indagini.

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Le reazioni

 

La vicenda del presunto dossieraggio “è molto brutta, semplice da spiegare: alcuni funzionari dello Stato accedono a banche dati con dati sensibili, utilizzate per combattere la mafia, che servono per mandare dossier ai giornali, come a Di Benedetti, per lanciare campagne di fango su politici ritenuti avversari”. Lo ha detto il premier Giorgia Meloni, ospite di ‘Dritto e rovescio’, su Rete 4. “Sono metodi che si usano nei regimi, è una cosa gravissima, penso più ampi di quanto stiamo vedendo. Dobbiamo sapere per quali interessi sia fatto” ha aggiunto. “Si deve andare fino in fondo, serve di capire chi sono i mandanti, conoscerne nome e cognome» e «sorprende che qualcuno difenda quanto è accaduto trincerandosi dietro la libertà di stampa”, conclude.

Intervenuto a Mattino 5, il vicepremier e ministro degli Affari esteri Antonio Tajani ha commentato quanto è accaduto. “Non credo che sia un sottufficiale della Finanza il regista di tutta questa operazione di dossieraggio – ha affermato -. Forse è stato utilizzato da qualcuno da cui riceveva ordini. Bisogna capire qual è la Cupola: una persona, un gruppo, per quali fini? Pasquale Striano lavorava a contatto stretto con l’antimafia, con l’ex procuratore Cafiero de Raho, ha seguito per lui tante indagini. Bisogna capire chi gli dava gli ordini e a che fine venivano utilizzate informazioni sensibili. Se erano finalizzate a fare un regalo alla stampa forse anche, oppure potevano essere utilizzate da servizi stranieri?”.

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“In molti hanno fatto di tutto perché la Leopolda non ci fosse più. I nostri avversari hanno attaccato la Leopolda eleggendola a simbolo di cattiva politica. I nostri ex compagni di strada hanno chiesto più volte di non fare la Leopolda forse per invidia. E talvolta (sbagliando) li ho pure ascoltati. I nostri pm di fiducia hanno messo nel mirino la Leopolda indagando sulla fondazione Open e oggi possiamo dire a voce alta – dopo le sentenze della Cassazione e della Corte costituzionale – che noi abbiamo rispettato tutte le leggi, i pm invece no”. Così l’ex premier Matteo Renzi nella sua e-news. “Non c’è nulla di strano nel pensare che il primo dossieraggio dei tanti di cui si parla in queste ore fu organizzato proprio per far saltare il popolo della Leopolda. Hanno cercato di zittirci in tanti modi. Ma quello che deve essere chiaro è che non riusciranno mai a farci tacere. Perché la forza delle idee è più forte dell’odio e dell’invidia”, conclude Renzi.

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