Politica

Incoronata da Renzi, rinnegata da Lampedusa. Nicolini non ce l’ha fatta

Incoronata da Matteo Renzi, rinnegata da Lampedusa. Il sindaco uscente Giusi Nicolini non c’è l’ha fatta neanche a piazzarsi al ballottaggio. Una sonora sconfitta segnata da un deludente terzo posto. Per la renziana di ferro, non sono bastati neanche i media internazionali, la visita alla Casa Bianca e neppure il premio Unesco per la pace. Per dirla con il segretario provinciale del Pd di Agrigento, Giuseppe Zambito, “forse ha avuto troppi riconoscimenti”. Di certo i lampedusani sono stati implacabili con la paladina dei migranti: solo 908 voti (24,28%), cifre che hanno chiuso definitivamente la pratica amministrative per l’ex segretaria di Legambiente. La fascia tricolore passerà al suo eterno rivale, l’albergatore Salvatore Martello, avendo ottenuto 1566 voti (40,3%). Martello, che è anche il presidente del Consorzio dei pescatori, storico esponente della sinistra, è stato sindaco oltre dieci anni fa. E ora ci ha riprovato dopo aver scelto, due anni fa, di non rinnovare la tessera del Pd. Gli altri due candidati a primo cittadino sono stati Filippo Mannino (29,39%) arrivato secondo con una lista civica dopo che il meetup del M5s di Lampedusa non lo ha autorizzato a utilizzare il simbolo del movimento, perché tra i candidati in lista ci sono stati esponenti di centrodestra. La sola a correre con il simbolo di un partito è stata Angela Maraventano (6,03%) sostenuta da Noi con Salvini. Lampedusa è stato uno dei 128 comuni della Sicilia chiamati alle urne. Ma che ha avuto uno spoglio complesso perché, durante la notte, è mancata la luce e le operazioni si sono dovute interrompere per una ventina di minuti.

Dunque, dopo cinque anni di sindacatura, per la 56enne ‘pasionaria’ si spengono i riflettori. Ma non mancano alla Nicolini i messaggi di stima o di ringraziamento come quello del segretario del Pd. “In politica si può vincere, si può perdere – ha detto Renzi -. Ma la qualità dei rapporti umani – se autentici – non vengono mai meno. Grazie Giusi per la tua testimonianza di questi anni. Lavoreremo ancora nel Pd, avanti, insieme”. Per i lampedusani, la sconfitta dell’ormai ex prima cittadina era nell’aria. Nicolini aveva ricevuto anche diverse critiche durante la campagna elettorale e, proprio alla vigilia del voto, aveva assistito a una presa di distanze arrivata da un altro emblema dell’isola, il medico Pietro Bartolo, protagonista di Fuocammare – il film dedicato agli sbarchi sull’isola e vincitore dell’Orso d’Oro al festival di Berlino – che avrebbe detto: “La gente qui si aspettava di più da Giusi”. Un esito, quello della sconfitta della Nicolini che, in pratica, sancisce definitivamente lo scollamento tra l’ex sindaco e i cittadini della sua isola che l’accusano, tra l’altro, di essere stata più concentrata sull’accoglienza dei migranti che sulla cura delle reali esigenze della sua terra. Ed è proprio l’accoglienza dei migranti che ha portato anche l’ex primo cittadino isolano, sotto i riflettori internazionali. Nell’ottobre del 2016, Nicolini è stata una delle quattro donne premiate come “simbolo di eccellenza italiana” e ha accompagnato l’allora premier Renzi alla Casa Bianca per la cena con l’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Come è sempre, l’accoglienza dei migranti, a farle vincere il Premio Houphouet-Boigny per la ricerca della pace dell’Unesco. E non è finita, perché il parlamentare del Pd, Ermete Realacci, sta promuovendo anche la candidatura della Nicolini al Premio Nobel per la Pace 2018. La raccolta di firme è in corso. L’ultima investitura, Nicolini, l’ha avuta da Matteo Renzi con l’ingresso nella sua segreteria nazionale. Ma, a quanto pare, non è stata di buon auspicio.

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