Iraq, sì dell’Ue all’invio di armi ai curdi

16 agosto 2014

I ministri degli Esteri dei Paesi dell’Unione europea, riuniti nel Consiglio straordinario di Ferragosto, ha accolto “con favore” la decisione di alcuni Stati membri “di rispondere positivamente alla richiesta delle autorità regionali curde in Iraq di fornire urgentemente materiale militare” per combattere contro l’avanzata dello Stato islamico (ex Isil). È una parte delle conclusioni diffuse al termine dell’incontro di emergenza che si è svolto ieri a Bruxelles. “Queste risposte saranno fatte a seconda delle capacità e delle leggi nazionali degli Stati membri e con il consenso delle autorità nazionali irachene”, proseguono le conclusioni, aggiungendo che l’Ue valuterà come evitare che lo Stato islamico tragga vantaggio dalla vendita di petrolio. Alcuni avevano avvertito prima del meeting che armare i curdi potrebbe rafforzare le loro richieste di indipendenza dall’Iraq e che i curdi potrebbero poi rivolgere quelle stesse armi contro i soldati di Baghdad. Il ministro degli Esteri della Germania, Frank-Walter Steinmeier, ha detto che non è chiaro quali armi i curdi richiedono o otterranno, ma ha riconosciuto che in ogni caso “a questo proposito non c’è decisione che non comporti dei rischi”. Lo Stato islamico sta agendo “con una forza militare e una brutalità che hanno sorpreso quasi tutti a livello globale”, ha aggiunto Steinmeier. I ministri degli Esteri dell’Ue hanno promesso di incrementare i loro sforzi per aiutare coloro che sono stati costretti a lasciare le proprie case a causa dell’avanzata dello Stato islamico.

Una persecuzione che non si arresta. La deputata Vian Dakhil. Ha denunciato che gli jihadisti sunniti dello Stato Islamico hanno massacrato 80 yazidi (setta religiosa di origini zoorastriane) e hanno fatto prigionieri oltre 200 donne e bambini in un attacco compiuto al villaggio yazida di Kojo, nel nord del Paese, che avevano circondato da giorni. Kojo si trova circa 20 chilometri a sud di Sinjar. Le donne rapite sarebbero state portate nelle città settentrionali di Mossul e Tal Afar, che sono sotto il controllo dello Stato islamico. Francia, Regno Unito, Italia e Germania hanno incrementato i propri aiuti umanitari e consegneranno decine di tonnellate di aiuti nel nord dell’Iraq nei prossimi giorni. Inoltre la Francia ha promesso di inviare armi ai curdi, il Regno Unito consegnerà munizioni e forniture militari ottenute dai Paesi dell’est Europa e sta valutando se inviare altri armamenti. Infine Germania, Olanda e altri Paesi, tra cui l’Italia, hanno annunciato che valuteranno l’ipotesi di armare i curdi. Una decisione di questo tipo, per quel che riguarda il nostro Paese, deve essere presa dal Parlamento. Il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ha spiegato che l’Italia è pronta a valutare l’eventualità di una fornitura di armi ai curdi, ma ritiene che “sia giusto un coinvolgimento diretto in questo tipo di valutazione del Parlamento”, per cui, “attendiamo innanzitutto di capire se le commissioni parlamentari (Esteri e Difesa di Camera e Senato) riterranno di essere coinvolte”, e quindi se vorranno, “convocarci (Mogherini e la collega della Difesa, Roberta Pinotti) su questo punto ed eventualmente procedere ad una decisione”. La titolare della Farnesina, al termine del vertice dei 28 ministri degli Esteri dell’Ue proprio da lei chiesto per prima per affrontare le crisi in corso anche a Gaza e in Ucraina, fino all’emergenza Ebola, ha chiarito che “al momento stiamo acquisendo l’esatta richiesta dell’eventuale fornitura di armi da parte della regione autonoma del Kurdistan” iracheno, che si è assediato dagli jihadisti sunniti dello Stato Islamico. Mogherini ha ribadito che nel caso di un parere favorevole tutta l’operazione dovrà avvenire, “in raccordo stretto con le autorità del governo iracheno a Baghdad”.

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Stamattina alle 8 ora italiana, intanto, è atterrato all’aeroporto di Erbil, nel Kurdistan iracheno, il primo dei voli predisposti dall’Aeronautica Militare per il trasporto di aiuti umanitari della Cooperazione allo Sviluppo italiana destinati alle popolazioni nel nord dell’Iraq. Il secondo volo atterrerà questa sera. L’operazione prevede il trasporto di 50 tonnellate di acqua e cibo, 200 tende da campo e 400 sacchi a pelo. Gli aiuti italiani saranno distribuiti in varie località del Kurdistan iracheno con l’ausilio del governo regionale curdo, di Ong italiane e del sistema Onu. Dopo la crisi politica che ha portato all’ascesa dello sciita Haider al Abadi, 25 tribù sunnite della turbolenta provincia di Anbar hanno annunciato il loro sostegno al nuovo premier designato nella guerra contro gli jihadisti, sempre sunniti, dell’Is). Si tratta di tribù che erano state conquistate alla causa contro al Qaeda nel 2006 dal generale Usa David Petraeus ma che dal ritiro delle truppe americane nel 2011 si sono sempre rifiutate di collaborare con il premier uscente, lo sciita Nouri al Maliki, accusato di aver alimentato le divisioni interconfessionali, mettendo i sunniti ai margini. “Tutte le tribù vogliono combattere Is che ha sparso il nostro sangue”, ha dichiarato lo sceicco Abduljabbar Abu Risha, uno dei leader sunniti di Anbar dove stamattina alle 6 (le 5 in Italia) è iniziata la sollevazione contro gli jihadisti sunniti, che ha portato all’uccisione di 12 miliziani.

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