Jobs Act, sindacati all’attacco. E la maggioranza si spacca

Jobs Act, sindacati all’attacco. E la maggioranza si spacca
26 dicembre 2014

Matteo Renzi lo ha definito senza mezzi termini “una rivoluzione copernicana”. Peccato che il decreto attuativo del Jobs Act approvato dal Consiglio dei ministri alla vigilia di Natale non piaccia (quasi) a nessuno. Di certo non piace a Cgil e Uil. Susanna Camusso aveva già usato parole durissime commentando a caldo l’approvazione. E oggi il sindacato rilancia: “Dalle tutele si passa alla monetizzazione, si cancella il lavoro a tempo indeterminato e si penalizzano i giovani rendondoli precari a tempo indeterminato. Con il decreto al posto delle tutele crescenti si passa alla ‘monetizzazione crescente’ dei diritti. I lavoratori (operai, impiegati e quadri), infatti, potranno essere licenziati anche senza giusta causa ottenendo il solo indennizzo e questo varrà per i licenziamenti economici, per quelli disciplinari e per quelli collettivi”.
Non è da meno la Uil con il suo leader Carmelo Barbagallo che attacca: “Il governo ha fatto solo un favore agli imprenditore e sta eseguendo i compitini assegnati dalla Merkel. Nemmeno il governo Berlusconi era riuscito ad abolire l’articolo 18 monetizzando i licenziamenti”.

Mentre la Cisl mantiene una posizione diversa: “Il testo del governo è ancora migliorabile in particolare per quanto riguarda le norme sui licenziamenti collettivi”. E se all’interno della Triplice restano le differenze, Maurizio Landini e la Fiom sono pronti alla battaglia: “I sindacati continueranno nella lotta. Ci saranno altre iniziative. E non escludiamo nulla, né sul piano della mobilitazione, né sul piano dell’azione contrattuale, né sul piano dell’azione giuridica. Questo provvedimento fa riportare l’Italia al 1800, è inaccettabile”.

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Forza Italia vs Ncd. Scalpita il Nuovo centrodestra con Maurizio Sacconi che continua ad attaccare la “montagna” che ha partorito un “topolino”: “È mancato il coraggio delle scelte”. E anche secondo Fabrizio Cicchitto parla di “luci che prevalgono sulle ombre” anche se poi aggiunge che valutando complessivamente il decreto “io reputo che non abbiamo perso e che si sia introdotta un elemento innovativo significativo”. La verità è che sul tema il partito di Angelino Alfano sembra muoversi in ordine sparso tanto che su Twitter Maurizio Gasparri ironizza.

Tormenti democratici. Ma non è solo il Ncd ad essere in fibrillazione. Anche la minoranza Pd si scaglia contro Matteo Renzi e promette battaglia. Pur rivendicando con orgoglio di aver ottenuto la possibilità del reintegro. “Mi pare che i decreti confermino un impianto complessivo della delega che va nella direzione sbagliata – attacca Alfredo D’Attorre – su cui tanti di noi hanno espresso un giudizio negativo. Allo stato il Jobs Act si riduce a una parziale abolizione dell’articolo 18 e a una maggiore facilità per le aziende di licenziare”. “Brutti doni natalizi ai lavoratori” gli fa eco Pippo Civati con un post sul proprio blog.

Insomma il premier torna sotto il fuoco amico dei suoi. E a difenderlo scende in campo il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini: “Non è questione di vincitori e sconfitti, né di esasperare personalismi. Mi interessa invece che vinca la possibilità di creare lavoro, più stabile, di dare più opportunità alle imprese e di estendere i diritti a chi non ne ha. E tutto ciò, grazie al lavoro del governo e all’impegno del Pd, è ben presente e chiaro nei decreto attuativi approvati ieri l’altro”.

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