La polizia dell’Uruguay racconta l’arresto di Rocco Morabito

5 settembre 2017

Viveva sotto falsa identità in Uruguay almeno dal 2004, e ora la sua latitanza è finita. La polizia di Montevideo ha dato i dettagli dell’arresto avvenuto a Punta dell’Este di Rocco Morabito, ricercato dal 1994 in ambito internazionale. Il boss 51enne della ‘ndrangheta, inserito in Italia nell’elenco dei latitanti più pericolosi, perché già condannato per associazione di tipo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti e altri gravi reati era ricercato anche dall’Uruguay. “C’era una persona registrata nel nostro paese con le stesse impronte digitali ma con un altro nome, si faceva chiamare Francisco Antonio Capeletto Souza dal 2004” ha raccontato Julio Sena direttore generale della sicurezza dell’Interpol. “Venerdì abbiamo scoperto che si trovava in albergo e lo abbiamo arrestato, nella sua stanza abbiamo trovato una pistola, una quantità significativa di denaro, 13 telefoni cellulari, e vari documenti” ha aggiunto precisando che Morabito è ricercato in Uruguay per uso di documenti falsi e che una volta scontata la pena per questo reato sarà estradato in Italia. È accusato di traffico di cocaina verso l’Italia, con distribuzione a Milano, e deve scontare un cumulo pena di 30 anni di reclusione.

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E` stato accertato che Morabito aveva ottenuto documenti uruguaiani presentando documenti brasiliani con il nome di Francisco Antonio Capeletto Souza, nato il 14 ottobre 1967 a Rio de Janeiro (Brasile). Questi documenti sono stati diffusi dallo SCIP – Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia del Dipartimento della Pubblica Sicurezza e dalla polizia brasiliana, e sono stati inseriti nella banca dati Interpol, generando un alert. Dall`emissione della “Red Notice” internazionale nel 1995 e dal conseguente mandato d`arresto originato dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, il lavoro dello SCIP e è proseguito senza sosta, sino alla cattura di sabato scorso. A coadiuvare sul posto le attività della polizia uruguagia è stato l’esperto per la sicurezza del dipartimento della Pubblica Sicurezza di stanza a Buenos Aires, con competenza anche per l`Uruguay, avallando un primo riconoscimento del Morabito, attraverso l`interlocuzione diretta con la Sala Operativa Internazionale dello SCIP, e partecipando anche alla perquisizione della casa del latitante. Durante la perquisizione sono state sequestrate dodici carte di credito, assegni, denaro contante, 13 telefonini, armi, una Mercedes e numerosissime fotografie con il volto del Morabito, che potranno essere vagliate per altre investigazioni. E’ stata arrestata anche la moglie di Morabito, una donna di 54 anni angolana ma con passaporto portoghese.

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