La rabbia delle Regioni, pronte a chiudere gli ospedali: ora basta tagli

La rabbia delle Regioni, pronte a chiudere gli ospedali: ora basta tagli
15 settembre 2016

zaiaL’ipotesi che il Fondo sanitario nazionale conosca sì un incremento ma inferiore ai 2 miliardi di euro previsti nell’ultimo Def e concordati con le Regioni, ha acceso la rabbia dei governatori che sono di nuovo sul piede di guerra. Il timore è che il fondo che alimenta il servizio sanitario resti fermo agli attuali 111 miliardi di euro e non arrivi ai 113 miliardi concordati, con un mancato aumento di 1,5 miliardi che per le Regioni ha tutte le caratteristiche di un vero e proprio taglio. “Se passa questo ennesimo, ripeto ennesimo taglio, non sarà più sostenibile. Dovrò impugnare la penna e chiudere ospedali. Non ci sarà altro da fare. Chi ci ha portato a questo estremo ne risponderà alla gente” ha minacciato senza troppi giri di parole il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia (foto). “Risparmiare in sanità si può, ma siamo stufi di essere presi in giro da chi spaccia il concetto di taglio con quello di spending review. Revisione della spesa è ben altra cosa: è applicare i costi standard immediatamente, in tutta Italia, dai cerotti alle Tac, ma non si ha il coraggio di farlo; è tagliare davvero dove si spreca e non in tutto il paese, ma non conviene perché dove si spreca ci sono milioni di voti; è diffondere in maniera coercitiva le buone pratiche che tante Regioni presentano e farle utilizzare da tutti – ha tuonato Zaia – . Niente di tutto ciò si fa, è troppo difficile. Allora si taglia e basta, nello stesso modo dove si spreca e dove no”. Insomma, per il governatore del Veneto, “dal prossimo taglio nazionale si chiude”. “Si deve chiudere dunque – ha concluso Zaia – non c’è altro da fare”.

totiMolto precisa anche la posizione del vice presidente della Conferenza delle Regioni e governatore della Liguria, Giovanni Toti (foto). “L’importante è che non ci siano giochi di parole: quest’anno il fondo sanitario nazionale deve crescere di 2 miliardi di euro. E’ una cifra appena sufficiente per coprire le spese dei nuovi livelli essenziali di assistenza: in ogni altro caso sarebbe un taglio al fondo. Ho letto che questa mattina il premier ha detto che non ci saranno tagli alla sanità – ha spiegato Toti, uscendo dalla Conferenza – Intendiamoci sul linguaggio perché sennò non ci capiamo: se non ci sono tagli vuol dire che il fondo sanitario nazionale crescerà nel 2017 di 2 miliardi di euro, passando da 111 miliardi a 113 mialiardi di euro. Un minore incremento di quella somma – ha chiarito – è di fatto un taglio alle Regioni anche perché a quella cifra bisogna sommare le nuove spese che graveranno sul sistema sanitario nazionale. Quindi – ha concluso Toti – se il Governo non intende rispettare gli accordi e non intende aumentare il fondo rispetto a quanto stabilito ci troveremo davanti ad taglio reale”. Critica anche la posizione di Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana. “Si annunciano ancora tagli alla sanità per un miliardo e mezzo. I cittadini spendono già 30 miliardi di tasca propria per curarsi. Ora basta. Si taglino le pensioni d’oro, si faccia davvero la lotta all’evasione, si tassino i ricchi e grandi gruppi di internet ma si salvi la sanità pubblica”.

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“Se vuole essere coerente, il Governo applichi i nuovi tagli alla sanità, ma abbia anche il coraggio di inserire nella sua riforma della Costituzione l’abolizione dell’articolo 32, quello che sancisce la conquista dell’universalità delle cure in Italia. Non basta: portandoci sotto la soglia di sopravvivenza viene servito un assist meraviglioso alle assicurazioni private: chi potrà pagare si assicurerà; i poveri cristi si arrangeranno con quello che il pubblico potrà dare. Alla faccia del welfare” ha detto l’assessore alla sanità del Veneto, Luca Coletto. Per l’esponente del governo Zaia, “l’Italia è già oggi vicinissima al limite del 6,5% del Pil dedicato alla sanità al di sotto del quale l’Oms indica l’inizio della perdita di salute delle persone e siamo quindi già oggi più vicini alla Grecia che ai Paesi benchmark europei – ha aggiunto Coletto – l’aumento dell’aspettativa di vita degli anni scorsi ha portato a dedicare l’80% dei fondi agli anziani e alle cronicità e tagliando ancora si andranno a colpire i nonni, quelli che hanno costruito il benessere di questo paese. Invece che tagliare e farci chiudere il Governo faccia vera spending: applichi senza pietà i costi standard; faccia applicare alle Regioni in Piano di Rientro il DM 70 sui bacini di utenza e sugli esiti dei reparti e lasci stare chi riesce a galleggiare da solo, come il Veneto, dove anche quest’anno, nonostante l’interessata e consapevole disinformazione che si sta facendo, il bilancio di gestione annuale si chiuderà almeno in pareggio”, ha concluso.

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