M5s a pezzi, lasciano altri 2 deputati. Ulteriori otto in uscita, tensione su rendicontazioni

M5s a pezzi, lasciano altri 2 deputati. Ulteriori otto in uscita, tensione su rendicontazioni
Luigi Di Maio
4 gennaio 2020

Altri due parlamentari lasciano il gruppo in aperta polemica con i vertici, facendo tremare la tenuta dell’esecutivo. Si tratta di due eletti a Montecitorio, dove i numeri della maggioranza sono molto piu’ ampi di quelli striminziti del Senato, tuttavia e’ evidente che questa emorragia di parlamentari pentastellati, lenta ma costante, preoccupa qualcuno nel governo. A conti fatti, tra uscite volontarie ed espulsioni decise dai probiviri, sono diciannove i parlamentari Cinque Stelle che si sono persi per strada dall’inizio della legislatura. A lasciare il Movimento stavolta sono il deputato tarantino Nunzio Angiola e quello materano Gianluca Rospi che annunciano di prima mattina la loro decisione di passare al gruppo Misto.

Curiosità: con l’addio di Rospi, sono ormai fuori dal Movimento tutti e tre i vincitori dei tre collegi uninominali della Basilicata. Insomma, altri abbandoni dopo quello clamoroso del ministro Lorenzo Fioramonti e la lacerante espulsione di Gianluigi Paragone. Anche in questo caso, le motivazioni sono piu’ o meno sempre le stesse: “Il mio dissenso – spiega Angiola – non deriva da un mio personale cambiamento di opinioni, ma dalla presa d’atto che, chi piu’ chi meno, i vertici del Movimento hanno preferito trincerarsi in una chiusura pregiudiziale nelle proprie granitiche convinzioni”. Sulla stessa linea, Gianluca Rospi: “Lascio il M5S e passo al Gruppo Misto perche’ non e’ piu’ tollerabile una gestione verticistica e oligarchica”.

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Intanto, nel Movimento 5 stelle il nodo del contendere resta quello delle rendicontazioni. E c’e’ chi ammette di doversi appoggiare alla famiglia, chi si lamenta per non poter destinare niente al proprio territorio, chi minaccia di presentare fatture false. Ed e’ proprio le rendicontazioni, il tema all’ordine del giorno dell’assemblea congiunta che si terra’ l’8 gennaio, preceduta da due riunioni di gruppo separate. Potrebbe essere nominata anche una commissione per studiare possibili modifiche allo statuto ma la discussione vertera’ tutta sui rimborsi. Si tratta di un braccio di ferro che va avanti da settimane, se non da mesi. Con molti parlamentari che si dicono irritati per dover versare non piu’ in un fondo destinato al microcredito ma per un conto che – dice una deputata – “non riusciamo neanche a controllare”. “Con quello che restituiamo molti di noi non riescono ad andare avanti”, lo sfogo. L’8 gennaio potrebbe arrivare un’apertura sul sistema da adottare, ovvero un via libera ad un regime forfettario chiesto da tanti. Ma sui versamenti il capo politico M5s ha scelto la linea dura.

Qualcuno in realta’ – viene fatto osservare – sta provando a mettersi in regola e comunque se per i morosi da lungo tempo e’ possibile l’espulsione diretta, per coloro i quali hanno solo alcuni arretrati ci potra’ essere un richiamo o al massimo una sospensione. Il pugno di ferro con conseguenti minacce ha portato alcuni effetti ma in totale i casi piu’ o meno ‘gravi’ dovrebbero essere comunque una quarantina e oggi diversi fedelissimi di Di Maio hanno messo in chiaro la direzione: “Chi non restituisce e’ fuori, non rispetta le regole”. La piu’ ‘tranchant’ la senatrice Bottici: “Ad ognuno le sue scelte, senza vittimismi o scenate da urlatori. Per questo dico ‘ciao ciao’ a chi se ne va, e forse, chissa’, non e’ mai stato davvero con noi”. Ma il malcontento e’ diffuso e oggi altri due deputati, Angiola e Rospi, hanno traslocato nel Misto seguendo l’ex ministro Fioramonti.

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In uscita ci sono altri sette-otto deputati mentre c’e’ fibrillazione pure al Senato con l’ex direttore della Padania che minaccia fuoco e fiamme. Di Maio non ha intenzione di tornare indietro sui suoi passi, anche se in questi giorni ci sono stati contatti con alcuni dissidenti che potrebbero rientrare. Ma la vera spia e’ legata ai rimborsi e non e’ un caso che Angiola sbattendo alla porta abbia detto stop ai versamenti, promettendo di “destinare i fondi mancanti, pari a circa 13.000 euro, ad iniziative culturali e benefiche sul territorio del Collegio murgiano”. Il professore di Economia all’Universita’ di Foggia, accusa i vertici di “scarsa collegialita’ e scarsa attenzione ai singoli parlamentari” mentre Rospi, 41 anni di Matera, ingegnere e docente di Fisica all’Universita’ della Basilicata, se la prende con la “gestione verticistica e oligarchica” del Movimento. Critico pure il senatore Dessì: “Di questo passo – accusa – ne usciranno degli altri”.

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