Cronaca

Il marocchino Halili studiava come preparare camion per attentato

“Halili stava studiando come preparare il camion per compiere un attentato, siamo intervenuti in tempo”. Lo ha detto il questore di Torino, Francesco Messina, dopo l’arresto del terrorista italiano di origini marocchine Elmahdi Halili. “Si informava sull’utilizzo del coltello – ha aggiunto il questore – dove e in che modo colpire”. L’arresto e’ scattato stamattina in provincia di Torino. “Era il momento di intervenire, non potevamo permetterci in questo periodo storico di aspettare che individuasse l’obiettivo da colpire”. Secondo gli inquirenti Halili, che al momento dell’arresto ha inveito contro le forze dell’ordine definendole “tiranni”, avrebbe incontrato numerose persone a Torino e provincia. “Aveva un interesse per i lupi solitari – ha aggiunto Messina – era fortemente motivato in quella direzione, che riteniamo pericolosissima”. La polizia di Torino ha anche effettuato 13 perquisizioni domiciliari e personali nei confronti di appartenenti agli ambienti dell´estremismo islamico stanziati nel nord Italia. L´indagine ha portato all´arresto per partecipazione all´associazione terroristica dello Stato Islamico di un 23enne marocchino naturalizzato italiano, Elmahdi Halili, come detto. Con lui, sono finiti nella rete degli investigatori altri stranieri ed italiani convertiti all´islamismo, attivamente impegnati in una campagna di radicalizzazione e proselitismo condotta soprattutto sul web.

L´indagine della polizia parte a fine 2015, quando il giovane era stato già oggetto di una sentenza di patteggiamento, emessa dal Tribunale di Torino alla pena di due anni di reclusione con sospensione condizionale per istigazione a delinquere con finalità di terrorismo, avendo redatto e pubblicato sul web alcuni documenti di esaltazione dello Stato Islamico. Le successive attività di indagine avviate dai poliziotti della Digos hanno evidenziato un crescente percorso di radicalizzazione di Halili che, nonostante la sentenza, aveva intensificato la sua attività di proselitismo ed indottrinamento mediante il reperimento, la consultazione su diverse piattaforme multimediali e l´archiviazione di vario materiale di propaganda ed inneggiante al jihad prodotto dallo Stato Islamico.

Tra il materiale confluito nell’indagine ci sono diversi filmati riproducenti le gesta dei mujaheddin in Siria ed Iraq, le cruente esecuzioni operate nei confronti di civili e militari, le rivendicazioni o celebrazioni degli attentati di Parigi e Bruxelles, nonché gli infervorati sermoni di “predicatori dell´odio” del calibro di Anwar Al-Awlaki, conosciuto anche come “il Bin Laden di Internet”, considerati da Halili come dei veri e propri padri spirituali al pari del portavoce del Califfato Mohamed Al Adnani. Proprio in occasione della diffusione della notizia della morte di Al Adnani, l´uomo arrestato aveva creato e pubblicato su una piattaforma social ad accesso pubblico con tre playlist con i messaggi più famosi del defunto portavoce dello Stato Islamico, tra cui quello diffuso nel settembre 2014 che veicolava l´ordine dello Stato Islamico di scatenare la campagna del terrore in Europa che portò alle stragi compiute a partire dal gennaio 2015.

Halili su social ‘playlist’ con messaggi Isis

Dopo la morte del portavoce del Califfato Mohamed Al Adnani, l’arrestato aveva creato e pubblicato su una piattaforma social ad accesso pubblico tre playlist con i messaggi piu’ famosi del defunto portavoce dello Stato Islamico tra cui quello diffuso nel settembre 2014 che veicolava lordine dello Stato Islamico di scatenare la campagna del terrore in Europa che ha portato alle stragi compiute a partire dal gennaio 2015. Lo ha spiegato in conferenza stampa il questore di Torino, Francesco Messina, dopo l’arresto del terrorista italiano di origini marocchine Elmahdi Halili. Gia’ in passato Halili aveva pubblicato sul web alcuni documenti di esaltazione dello Stato Islamico, e per questo nel 2015 era stato oggetto di uina sentenza di patteggiamento.

Le successive attivita’ di indagine avviate dai poliziotti della Digos hanno evidenziato un crescente percorso di radicalizzazione del giovane che aveva addirittura intensificato la sua attivita’ di proselitismo ed indottrinamento mediante il reperimento, la consultazione su diverse piattaforme multimediali e larchiviazione di vario materiale di propaganda ed inneggiante al Jihad prodotto dallo Stato Islamico. Tra il materiale confluito negli atti di indagine vi sono diversi filmati riproducenti le gesta dei mujaheddin in Siria ed Iraq, le cruente esecuzioni operate nei confronti di civili e militari, le rivendicazioni e/o celebrazioni degli attentati di Parigi e Bruxelles nonche’ gli infervorati sermoni di “predicatori dellodio” del calibro di Anwar Al-Awlaki, conosciuto anche come “il Bin Laden di Internet”, considerati da Halili come dei veri e propri padri spirituali al pari del portavoce del Califfato Mohamed AL Adnani.

Halili firmo’ primo testo italiano pro Isis

“Lo Stato islamico, una realta’ che ti vorrebbe comunicare”. E’ il titolo del primo testo di propaganda online dell’Isis redatto interamente in italiano, finito all’attenzione dei nostri 007 tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015: un testo che recava la firma di Halili Elmahdi, il marocchino naturalizzato italiano arrestato stamane dalla Polizia di Torino con l’accusa di partecipazione all’Isis. Qualche mese dopo il giovane residente a Lanzo fini’ coinvolto in un’inchiesta della Digos di Brescia, “Balkan Connection”, per poi patteggiare una condanna a due anni per istigazione a delinquere con finalita’ di terrorismo. “Ho deciso di scrivere questo testo – scriveva Halili nell’introduzione – per cercare di presentare in modo riassuntivo una realta’ di cui si parla molto: lo Stato Islamico che tutti conoscono attraverso i media accusatori ma non tramite i media degli accusati”: a seguire, un pdf di 64 pagine zeppe di grafici, interviste e spiegazioni che elogiavano la vita sotto l’Isis in tutti quei territori dove, “grazie all’applicazione della Sharia e delle punizioni regolate dal Libro di Allah” si e’ instaurata una “reale sicurezza”.

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