Mattarella lavora al messaggio di fine anno: pace e giovani al centro
Il Presidente della Repubblica si prepara a parlare al Paese con un messaggio sobrio, diretto, rivolto soprattutto alle nuove generazioni. Pace, coesione sociale e responsabilità collettiva saranno i cardini del discorso di fine anno di Sergio Mattarella, che richiamerà anche l’orizzonte dell’80° anniversario della Repubblica. Un intervento breve, ma denso, pensato per tenere insieme presente e futuro dell’Italia.
Sergio Mattarella sta limando in queste ore il suo undicesimo messaggio di fine anno agli italiani. Lo pronuncerà in piedi, come già avvenuto negli ultimi anni, dallo Studio alla Vetrata del Quirinale. La durata sarà contenuta, circa quindici minuti, ma l’impianto politico e civile è già chiaro: un discorso rivolto al Paese reale, alle cittadine e ai cittadini, con un’attenzione particolare ai giovani, da sempre interlocutori privilegiati del Capo dello Stato.
L’intervento non sarà una replica né un riepilogo dei discorsi pronunciati nelle scorse settimane. Al contrario, Mattarella considera i suoi recenti messaggi istituzionali come parti di un unico corpo, da leggere insieme. Per questo il discorso di domani non sarà centrato esclusivamente né sulla politica estera né su quella interna, ma proverà a tenere insieme i grandi nodi che attraversano la società italiana.
Un discorso sobrio nel cuore del Quirinale
Il Presidente ha già affidato ad altri contesti le parole più esplicitamente politiche. Il 12 dicembre, durante lo scambio di auguri con gli ambasciatori stranieri accreditati in Italia, Mattarella ha richiamato con forza il difficile contesto internazionale, segnato da conflitti che mettono in discussione l’ordine mondiale costruito nel secondo dopoguerra. Un ordine che, ha ricordato, ha garantito per decenni pace e benessere.
Agli ambasciatori italiani ha poi rivolto un appello a riprendere il filo della diplomazia, indicando il dialogo come strumento indispensabile per provare a dirimere i numerosi conflitti in corso. Infine, nel discorso alle alte cariche dello Stato, ha lanciato un monito sulla difesa europea e sui rischi crescenti dell’astensionismo, segnale di una frattura tra istituzioni e cittadini.
Nel messaggio di fine anno, invece, il Capo dello Stato sceglierà un registro diverso. Più civile che politico, più orientato alla responsabilità condivisa che alla denuncia. Al centro ci sarà il tema della pace, una preoccupazione diffusa tra gli italiani e in modo particolare tra i giovani, più sensibili alle ingiustizie e ai conflitti che attraversano il mondo.
Pace e coesione come responsabilità comune
Accanto alla pace, Mattarella tornerà a parlare di coesione sociale. Un tema che gli è particolarmente caro e sul quale, nel corso del suo mandato, ha più volte richiamato istituzioni, parti sociali e cittadini. Stavolta il Presidente punterà sull’impegno individuale e collettivo necessario a garantire la tenuta della società, invitando ciascuno a fare la propria parte.
Lo sguardo sarà rivolto soprattutto ai giovani, chiamati a non restare spettatori ma a prendere in mano il proprio futuro. Un invito che si inserisce in continuità con il messaggio dello scorso anno, quando Mattarella rese omaggio ai “patrioti” che tengono in piedi la Nazione con il loro lavoro quotidiano, lontano dai riflettori ma essenziale per il funzionamento del Paese.
Non mancherà, tuttavia, il richiamo a nodi ancora irrisolti. Due questioni che il Presidente aveva già denunciato nel precedente messaggio di fine anno restano drammaticamente attuali: la sanità e le carceri. Da un lato le lunghe liste d’attesa e il numero crescente di persone che rinunciano a curarsi; dall’altro il sovraffollamento degli istituti penitenziari e l’aumento dei suicidi tra i detenuti, un elenco che in dodici mesi non ha fatto che allungarsi.
Sanità e carceri, ferite ancora aperte
Questi temi, pur senza diventare il fulcro del discorso, rappresentano per il Capo dello Stato ferite aperte della Repubblica. Questioni che chiamano in causa la dignità delle persone e la credibilità delle istituzioni, e che Mattarella continua a considerare cartine di tornasole della qualità della democrazia italiana.
Il messaggio di fine anno guarderà però anche avanti. Nel discorso è atteso un riferimento all’imminente 80° anniversario della Repubblica, che sarà celebrato nel 2026, ottant’anni dopo il referendum istituzionale che sancì la scelta repubblicana. Un anniversario che verrà ricordato in diversi momenti nel corso dell’anno e che richiama una storia spesso evocata dal Presidente nei suoi interventi pubblici.
“Ottant’anni di democrazia, di sviluppo, di pace”, ha ricordato più volte Mattarella, “ci hanno insegnato il valore della parola ‘insieme’”. Un concetto che attraversa tutta la sua presidenza e che tornerà anche nel messaggio agli italiani: la Repubblica vive e cresce grazie al contributo di ciascuno, senza scorciatoie né deleghe.
Sarà questo, in definitiva, il filo conduttore del discorso: un invito alla responsabilità condivisa, alla partecipazione, alla fiducia nel futuro. In un tempo segnato da guerre, disuguaglianze e incertezze, il Capo dello Stato parlerà al Paese con parole misurate ma nette, ricordando che la forza dell’Italia sta nella sua capacità di restare unita.
