Cronaca

Maxi stipendi e poco lavoro, la bella vita dei consiglieri a Palazzo dei Marescialli

Si lavora, ma non è certo una vita sacrificata quella del consigliere del Csm. E per tanti motivi. Non parliamo soltanto di “mega” stipendi, ma anche di benefit e regole “soft” a cui possono attingere tutti gli esponenti, togati e laici, del Consiglio superiore della magistratura. Auto blu, inclusa. Il che ci porta a collocare i consiglieri di Palazzo dei Marescialli a una vera e propria “casta”. Come tante altre, naturalmente. Solo che parlare del Csm vuol dire parlare di un organo che amministra la magistratura, garantendone autonomia e indipendenza dagli altri poteri. Tradotto per i profani, il Consiglio superiore della magistratura dovrebbe rappresentare l’argine che separa il potere legislativo da quello giudiziario, quindi la politica e i partiti dal mondo della giustizia. Principio morto sul nascere, se si pensa che otto componenti, cosiddetti laici, vengono eletti dal Parlamento che, con la politica, qualche cosa ha certo a che fare. Fatta questa doverosa precisazione per meglio capire, un consigliere del Csm porta a casa anche fino a trecento mila euro l’anno.

Una bella sommetta, in barba alla norma che nella pubblica amministrazione i compensi non devono superare i duecentoquaranta mila euro. E che sia una bella sommetta, n’è convinto anche il pm, Francesco De Tommasi, tra i 16 magistrati che hanno presentato la propria candidatura alle elezioni dei prossimi 6 e 7 ottobre, quando verranno scelti due togati a Palazzo dei marescialli. Il magistrato del Tribunale di Milano in un’intervista ha puntellato: “Credo che guadagnino troppo e debbano guadagnare il proprio stipendio a seconda della valutazione di professionalità”. Non solo. I consiglieri si riuniscono soltanto 12 volte al mese, ovverosia quattro volte a settimana per tre settimane – fatta eccezione per i membri della sezione disciplinare che si trattengono a Roma anche il venerdì – quindi per un totale di 15 giorni al mese. Un altro benefit, se così si può definire è l’autosospensione che un consigliere può fare scattare sul suo incarico. E in questo ultimo periodo, le cronache ne hanno riportato diversi casi, in seguito alle bufere abbattutesi sulle procure e sullo stesso Csm.

Cerchiamo di essere più chiari, partendo dal fatto che l’autosospensione, come istituto giuridico, non esiste. Tuttavia, il componente di Palazzo dei Marescialli, lo applica. E che succede? Succede che se si autosospende, rimane a tutti gli effetti un consigliere e lo stipendio non glielo leva nessuno. In altri termini, la sola differenza tra l’autosospeso e il non è che il primo non va a lavorare ma porta a casa la stessa retribuzione. Andiamo avanti. Si parla tanto di etica e deontologia anche per il Csm che, ricordiamo, è presieduto dal Capo dello Stato. E proprio Sergio Mattarella, in questo periodo, in qualità di presidente dell’organo, ha un bel da fare. E circa l’etica, clamorosa è stata la polemica scoppiata a inizio anno, quando, tra gli altri, un gruppo di magistrati ha partecipato a una cena di beneficenza da 6.000 euro a tavolo. Evento a cui oltre a togati hanno aderito politici, imprenditori giornalisti, artisti e via dicendo. E pensare che il Csm dovrebbe rappresentare l’argine…

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