Merkel, discorso a Strasburgo europeista ma senza sorprese

Merkel, discorso a Strasburgo europeista ma senza sorprese
La cancelliera tedesca, Angela Merkel
14 novembre 2018

Un discorso che non ha deluso, ma neanche sorpreso; sinceramente europeista, come ci si attendeva, e con posizioni forti, “anti sovraniste” sulla politica comune d’immigrazione e asilo e sul progetto di difesa europea; ma fin troppo pragmatico e non audace, non “visionario”, non abbastanza proiettato in avanti verso quel rilancio della “integrazione sempre più stretta” che è la cifra del sogno federalista iscritta nel Trattato Ue, e che ora diversi capi di Stato e di governo, e non più solo i britannici, negano apertamente. E senza alcun colpo d’ala sulla riforma dell’Eurozona, bloccata da Berlino. Così è stato l’intervento della cancelliera tedesca Angela Merkel davanti alla plenaria del Parlamento europeo, a Strasburgo.

Un discorso che è stato anche, immancabilmente, molto “tedesco”, focalizzato sull’equilibrio fra i concetti di “solidarietà” e “responsabilità”, da applicare nella risposta alla sfida dell’immigrazione (con richiamo ai paesi di Visegrad, ed esplicitamente all’Ungheria), nel rispetto dello stato di diritto (nel mirino Polonia e Ungheria) e, naturalmente, nella gestione dei conti pubblici (con riferimento all’Italia). Questa ossessione per il bilanciamento dei diritti e dei doveri l’abbiamo già vista: quando i tedeschi chiedono di “ridurre il rischio” dei sistemi bancari nazionali prima di “condividerne il rischio” a livello europeo con il fondo di risoluzione unico e l’assicurazione sui depositi; così come quando, in piena crisi, pretesero e ottennero il trattato “Fiscal Compact” sulla disciplina di bilancio per poter accettare il “Fondo salva Stati”.

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Il richiamo all’Italia è stato prima implicito, poi esplicito. “Quelli che pensano di poter risolvere i propri problemi da soli creando nuovo debito mettono in causa la forza e la stabilità dell’Europa, perché la nostra moneta comune può funzionare solo se ciascuno dei suoi membri si assume la propria responsabilità a favore di una politica finanziaria sostenibile nel proprio paese”, ha osservato la cancelliera, aggiungendo poi, durante la replica: “Noi vogliamo tendere la mano all’Italia, ma voglio dirlo chiaramente: l’Italia è un membro fondatore dell’Ue e ha partecipato alle decisioni sulle regole che sono le nostre basi giuridiche. Non si può affermare ora che queste regole non interessano più. Spero davvero che si giunga a una soluzione e che lo si faccia nel dialogo con le autorità italiane”.

Merkel ha poi difeso a spada tratta (è il caso di dirlo) l’esercito comune europeo, che, sottolinea, non sarebbe un problema per la Nato, anzi, la renderebbe più efficiente; e si è beccata per questo (sorridendo prima imbarazzata, poi quasi divertita), gli ululati da mal di pancia degli eurodeputati della destra sovranista ed euroscettica, definiti sprezzantemente “lupi” dal presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, che alla fine del discorso ha chiesto se non fosse il caso di “chiamare un veterinario”. La cancelliera tedesca ha anche riconosciuto (come già aveva fatto a settembre il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker), che l’unanimità è spesso paralizzante nella Politica estera e di sicurezza comune, e ha ipotizzato un “Consiglio di Sicurezza” europeo (che, come quello dell’Onu darebbe potere di veto solo ai grandi paesi? Questo non è chiaro).

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Sull’immigrazione, la cancelliera tedesca ha ammesso che “la Germania non sempre si è comportata come avrebbe dovuto: per esempio, negli anni precedenti il 2015 – ha ricordato -, ci abbiamo messo davvero troppo tempo prima di realizzare che la questione dei rifugiati era un problema che riguardava l’insieme dell’Unione europea, e che bisognava affrontarlo in quanto tale; bisognava capire che si trattava di un compito europeo”. Merkel ha poi sottolineato che il sistema d’asilo deve essere comune, per evitare quei “movimenti secondari” dei richiedenti asilo che sono un punto politicamente sensibile in Germania. Ma sul punto in cui la si aspettava, il completamento dell’Unione bancaria e la riforma della “governance” dell’Eurozona, la cancelliera è rimasta sulle sue posizioni tradizionali tedesche, non vedono la necessità di “approfondire” un’Unione monetaria che per loro va benissimo.

Merkel ha confermato, anzi, che in Germania hanno visto un altro film della crisi, rispetto ai paesi del Sud Europa: quando ha detto che alla fine si è riusciti trovare l’accordo e a risolverla, la crisi, e che ora le cose vanno meglio e la crescita è tornata, grazie a quelle decisioni. Ciò che, ha aggiunto, non si può ancora dire purtroppo per l’immigrazione. Nessuna ammissione di errori, dunque, né tantomeno di una qualunque responsabilità, per le catastrofiche politiche d’austerità, imposte dalla Germania e dalla Commissione durante la recessione, e che ancora le popolazioni stanno pagando soprattutto in Italia e in Grecia. La parte più sinceramente europeista del suo discorso è stata naturalmente la fine, con il richiamo al centesimo anniversario dell’armistizio della Prima Guerra mondiale: “Sono convinta – ha detto Merkel – che l’Europa sia la migliore ‘chance’ per avere pace e benessere duraturi e un avvenire sicuro”.

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Domenica scorsa, ha continuato, “siamo andati in Francia su invito del presidente Emmanuel Macron per ricordare gli orrori della Prima Guerra mondiale nel centenario della sua fine: è stato un monito che ci ricorda che cosa succede quando le nazioni non si rispettano e i tentativi di pace falliscono. Ricordiamoci le atrocità che tutto questo può causare”. “Non possiamo perdere questa opportunità in Europa: lo dobbiamo – ha sottolineato la cancelliera tedesca – alle nostre generazioni passate e a quelle future. I nazionalismi e gli egoismi – ha affermato – non devono più aver presa in Europa. La tolleranza e la solidarietà sono le chiavi del futuro, e penso – ha concluso Merkel – che dobbiamo fare tutto il possibile per promuovere questi due principi”. askanews

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