Moldova al bivio: le elezioni che possono cambiare l’Europa orientale
La sfida tra partiti filoeuropei e filorussi determina un equilibrio geopolitico delicatissimo tra pressione russa e integrazione europea.

L’esito elettorale interessa ben oltre i confini della piccola repubblica tra Ucraina e Romania. Il paese, crocevia strategico per il sostegno a Kiev e l’esportazione di grano via Danubio, è anche la frontiera più delicata contro l’influenza militare e politica russa nell’area. Un’eventuale vittoria dei partiti filorussi allarmerebbe l’Unione Europea e la NATO, in particolare Romania, Polonia e i Paesi baltici, esponendo il fianco est a instabilità.
Il fragile equilibrio a rischio
La presidente Maia Sandu guida il Partito Azione e Solidarietà (PAS), attuale forza di maggioranza con un’agenda pro-europea e riformista, ma le difficoltà economiche, i ritardi nei cambiamenti concreti e la guerra in Ucraina hanno eroso il consenso. Secondo l’ultimo sondaggio dell’Istituto Idata, il vantaggio di PAS rispetto al Blocco della Vittoria, principale formazione filorussa, si è ridotto a un’incollatura (24,9% contro 24,7%), mentre il 26,6% degli elettori non ha ancora deciso come votare.
Alla competizione si affianca l’Alternativa Bloc, un partito moderato e critico verso PAS, e altre forze come il Partito dei Comunisti e Socialisti e il Partito del Nostro Popolo, che mantengono posizioni più indirizzate verso Mosca o neutrali, rendendo lo scenario parlamentare altamente frammentato.
La tensione cresce anche sul versante della sicurezza: questa settimana la polizia moldava ha effettuato 250 raid e arrestato 74 persone sospettate di essere coinvolte in un piano, apparentemente orchestrato dalla Russia, per creare disordini pre-elettorali. Questo episodio sottolinea il clima di pressione esterna e di tentativi di destabilizzazione che scuote il paese da tempo.
L’allarme dall’Onu e il sostegno europeo
Dal palcoscenico mondiale delle Nazioni Unite, il presidente ucraino Zelensky ha lanciato un allarme chiaro: perdere la Moldova significherebbe un duro colpo per la sicurezza europea, paragonabile alla perdita della Georgia. Ha invocato un sostegno urgente e deciso da parte dell’Unione Europea per difendere la sovranità moldava contro le mire russe, già presenti con 1.500 soldati in Transnistria, una regione separatista di fatto fuori dal controllo di Chisinau.
L’Europa, rappresentata a fine agosto a Chisinau da Macron, Tusk e Merz, ha riaffermato il sostegno alla via europea, ma un parlamento frammentato, obbligato a coalizioni, rischia di rallentare un percorso già segnato da molte difficoltà.
