Primo Consiglio Ue per Meloni. Nodo energia (e migranti)

Primo Consiglio Ue per Meloni. Nodo energia (e migranti)
Giorgia Meloni
15 dicembre 2022

Ultimo Consiglio europeo dell’anno, primo per la presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni. I lavori cominceranno alle 9.30 per concludersi probabilmente in tarda serata. Tra le voci principali in agenda c’è la questione energetica, la riforma strutturale del mercato elettrico che diversi paesi chiedono alla Commissione di accelerare, e il difficile accordo, vicino ma non ancora raggiunto, sul tetto al prezzo del gas, punto sul quale l’Italia insiste molto, affiancata dai Paesi del Sud dell’Europa. Il Consiglio europeo ne discuterà certamente, ma i negoziati tecnici sugli ultimi parametri da definire sono stati affidati ai ministri dell’Energia, con la capace regia della presidenza di turno ceca, e le attese sono che si arrivi finalmente all’accordo durante la prossima riunione ministeriale di lunedì 19 dicembre. In particolare, resta da concordare la soglia di prezzo del gas (che l’Italia vorrebbe sotto i 200 euro per MWh), oltre la quale scatterebbe, dopo qualche giorno di sforamento, il “meccanismo di correzione del mercato”. I capi di Stato e di governo, quindi, nelle loro conclusioni solleciteranno il Consiglio a finalizzare l’accordo entro lunedì.

L’Italia – spiegano fonti di governo – ritiene che il price cap sia una “priorità per i cittadini e le imprese di tutto il continente” e chiede che il tetto abbia “una soglia sufficientemente ridotta, un’ampiezza di applicazione significativamente estesa, e una tempistica di attivazione capace di rispondere repentinamente alle speculazioni di mercato”. Per il governo, inoltre, è importante che “i Paesi che hanno meno spazio di bilancio non vengano lasciati soli alle prese con lo sforzo economico-finanziario per contenere l’impatto della speculazione sui prezzi del gas” e che vengano resi “disponibili il prima possibile fondi europei per aiutare famiglie e imprese, assicurando il giusto grado di flessibilità sull’utilizzo”. I capi di Stato e di governo non mancheranno, naturalmente, di riaffermare il loro sostegno all’Ucraina. Come ha ribadito anche nelle sue comunicazioni in Parlamento Giorgia Meloni, l’Italia aderisce in modo “pieno e convinto” allo sforzo europeo e internazionale a sostegno di Kiev, ed è fortemente convinta della necessità e dell’utilità di “rinnovare le misure sanzionatorie” nei confronti della Russia, con la discussione già avviata sul nono pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia in quanto “fondamentali per accelerare la fine del conflitto”.

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Si discuterà anche del sostegno militare all’Ucraina: è stato già accettato l’aumento delle risorse messe dagli Stati membri nello “European Peace Facility”, il fondo da 5,8 miliardi di euro che doveva essere utilizzato per sei anni a livello globale e che ha finanziato in un solo anno 4 miliardi di euro di aiuti militari a Kiev. E sarà anche un’occasione per continuare il discorso dei fondi per la difesa comune e lo sviluppo di capacità industriali coordinate nel settore. Altro tema centrale del vertice sarà, durante la discussione sulle relazioni transatlantiche, quello della risposta europea all”Inflation Reduction Act’ americano, che rischia di alterare pesantemente le condizioni di concorrenza fra le due economie, con massicce sovvenzioni pubbliche di Washington per le proprie imprese, soprattutto nel settore della transizione verde. “L’approccio cooperativo nei rapporti transatlantici, non esclude che l’Europa agisca a supporto della propria industria”, fanno sapere dal governo italiano.

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, d’altra parte, ha riconosciuto “il rischio che la legge sull’inflazione Usa porti ad una concorrenza sleale”, e che per questo “serve una risposta Ue, un ‘Inflaction Reduction Act’ europeo. Dobbiamo adattare le nostre norme – ha detto la presidente della Commissione – per agevolare gli investimenti pubblici nella transizione e riconsiderare la possibilità di investimenti aggiuntivi”, ha detto, prospettando persino l’idea di un “Fondo di sovranità” europeo. Non si arriverà certo a delle conclusioni durante questo Consiglio europeo, vista anche l’opposizione espressa finora dai paesi “frugali” all’istituzione di nuovi strumenti europei, o basati su emissione di debito comune, per finanziare un sostegno alle imprese simile a quello americano.

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La Germania, in particolare, preferirebbe che fossero molto allargate le maglie degli aiuti di Stato consentiti dalle norme Ue, in modo da favorire le proprie imprese con massicci interventi pubblici che però i paesi con meno margine di bilancio non potrebbero permettersi. E si ritorna al discorso del rischio di “frammentazione del mercato unico”, già visto con la crisi energetica e sventato, per fortuna, durante la crisi pandemica grazie all’inedito Recovery plan basato sul debito comune. C’è, infine, un altro tema che, pur non ufficialmente in agenda, rischia di irrompere nel vertice, ed è quello dei migranti. Non soltanto per le tensioni tra Italia e Francia, che sembrano per ora allentate, dopo il caso Ocean Viking. Alcuni Paesi del Nord (Austria, Belgio, Olanda), durante la discussione sul Vicinato Meridionale, intendono porre la questione dei “movimenti secondari” dei migranti irregolari che cercano di raggiungere Stati membri diversi da quelli di primo arrivo. Un terreno su cui si rischia il muro contro muro, visto che i Paesi del Mediterraneo – Italia in testa – ritengono invece che il tema flussi vada trattato “complessivamente”.

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