Politica

Parlamento al voto per giudice Consulta, ancora non c’è accordo

Inizierà domani mattina, con la riunione a Montecitorio del Parlamento in seduta comune, il percorso per l’elezione di un giudice della Corte Costituzionale di nomina parlamentare, in sostituzione della presidente Silvana Sciarra arrivata a fine mandato.

Ma il primo voto dovrebbe avere come esito una fumata nera: al momento infatti non sembra esserci l’accordo necessario tra maggioranza e opposizione per raggiungere la maggioranza qualificata fissata nei due terzi dell’Assemblea. Tanto che fonti parlamentari di maggioranza spiegano che ad ora l’indicazione di voto è per la scheda bianca. Il quorum dei due terzi sarà valido per le prime tre votazioni: dopodichè la maggioranza necessaria scenderà ai tre quinti dell’Assemblea, rendendo a quel punto più semplice un accordo con almeno una parte delle opposizioni.

Di certo la Corte costituzionale si prepara a un rinnovo profondo della sua composizione, a partire dal vertice. L’11 novembre scade il mandato della presidente Silvana Sciarra e dei suoi due vice Daria De Pretis e Nicolò Zanon. E per la fine dell’anno prossimo dovranno lasciare altri tre giudici costituzionali, tutti eletti dal Parlamento nel 2015. Uscite destinate a cambiare il volto della Consulta. Già da una quindicina di giorni, in vista della imminente addio di Sciarra – la professoressa di diritto del lavoro che è stata nel 2014 la prima donna eletta dal Parlamento alla Consulta – il collegio dei giudici ha indicato all’unanimità Augusto Barbera come presidente pro tempore.

Con la fine del mandato dei vicepresidenti, il professore di diritto costituzionale eletto nel 2015 dal Parlamento su indicazione del Pd, è uno dei due componenti più anziani, condizione che condivide con il collega Franco Modugno. La convinzione comune è che tempi più lunghi sono attesi per la decisione del Parlamento, convocato per l’8 novembre in seduta comune per l’elezione del giudice che prenderà il posto di Sciarra. La ragione è l’ampia maggioranza richiesta per la fumata bianca: i 2/3 nelle prime tre votazioni, poi i 3/5, cioè l’equivalente di 363 voti. Un traguardo a cui la maggioranza potrebbe arrivare solo con l’apporto di pezzi dell’opposizione, magari dei renziani, ipotesi comunque di non facile praticabilità, considerato che adesso è solo uno il giudice costituzionale da eleggere.

Più facile che si trovi l’accordo con l’opposizione quando a dicembre 2024 si tratterà di sostituire Barbera, Modugno e il giudice Giulio Prosperetti. Il regolamento della Corte va comunque incontro alle difficoltà del Parlamento: quando il collegio dei giudici ha 14 componenti invece dei 15 previsti, per un mese non elegge il presidente; scaduti i 30 giorni, in questo caso l’11 dicembre, provvede comunque all’indicazione del nuovo vertice della Consulta.

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