Parlamento al voto per giudice Consulta, ancora non c’è accordo

Parlamento al voto per giudice Consulta, ancora non c’è accordo
Corte Costituzionale
7 novembre 2023

Inizierà domani mattina, con la riunione a Montecitorio del Parlamento in seduta comune, il percorso per l’elezione di un giudice della Corte Costituzionale di nomina parlamentare, in sostituzione della presidente Silvana Sciarra arrivata a fine mandato.

Ma il primo voto dovrebbe avere come esito una fumata nera: al momento infatti non sembra esserci l’accordo necessario tra maggioranza e opposizione per raggiungere la maggioranza qualificata fissata nei due terzi dell’Assemblea. Tanto che fonti parlamentari di maggioranza spiegano che ad ora l’indicazione di voto è per la scheda bianca. Il quorum dei due terzi sarà valido per le prime tre votazioni: dopodichè la maggioranza necessaria scenderà ai tre quinti dell’Assemblea, rendendo a quel punto più semplice un accordo con almeno una parte delle opposizioni.

Di certo la Corte costituzionale si prepara a un rinnovo profondo della sua composizione, a partire dal vertice. L’11 novembre scade il mandato della presidente Silvana Sciarra e dei suoi due vice Daria De Pretis e Nicolò Zanon. E per la fine dell’anno prossimo dovranno lasciare altri tre giudici costituzionali, tutti eletti dal Parlamento nel 2015. Uscite destinate a cambiare il volto della Consulta. Già da una quindicina di giorni, in vista della imminente addio di Sciarra – la professoressa di diritto del lavoro che è stata nel 2014 la prima donna eletta dal Parlamento alla Consulta – il collegio dei giudici ha indicato all’unanimità Augusto Barbera come presidente pro tempore.

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Con la fine del mandato dei vicepresidenti, il professore di diritto costituzionale eletto nel 2015 dal Parlamento su indicazione del Pd, è uno dei due componenti più anziani, condizione che condivide con il collega Franco Modugno. La convinzione comune è che tempi più lunghi sono attesi per la decisione del Parlamento, convocato per l’8 novembre in seduta comune per l’elezione del giudice che prenderà il posto di Sciarra. La ragione è l’ampia maggioranza richiesta per la fumata bianca: i 2/3 nelle prime tre votazioni, poi i 3/5, cioè l’equivalente di 363 voti. Un traguardo a cui la maggioranza potrebbe arrivare solo con l’apporto di pezzi dell’opposizione, magari dei renziani, ipotesi comunque di non facile praticabilità, considerato che adesso è solo uno il giudice costituzionale da eleggere.

Più facile che si trovi l’accordo con l’opposizione quando a dicembre 2024 si tratterà di sostituire Barbera, Modugno e il giudice Giulio Prosperetti. Il regolamento della Corte va comunque incontro alle difficoltà del Parlamento: quando il collegio dei giudici ha 14 componenti invece dei 15 previsti, per un mese non elegge il presidente; scaduti i 30 giorni, in questo caso l’11 dicembre, provvede comunque all’indicazione del nuovo vertice della Consulta.

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