Parlamento siciliano, Galvagno davanti ai probiviri di FdI. E rilancia la riforma del voto segreto
Il presidente dell’ARS indagato dalla procura di Palermo mantiene la linea della collaborazione con la magistratura e respinge le richieste di dimissioni.
A Palazzo dei Normanni, tra i fasti della cerimonia del ventaglio, Gaetano Galvagno parla di trasparenza mentre attende di essere ascoltato dai probiviri del suo partito. Il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, esponente di Fratelli d’Italia indagato dalla procura di Palermo per corruzione e peculato nell’ambito dell’inchiesta sui fondi regionali, ha confermato la convocazione interna al partito per “domani o dopodomani”.
Intanto, mentre la magistratura indaga sui presunti illeciti nell’utilizzo delle risorse pubbliche, compresa l’auto blu presidenziale, Galvagno annuncia dall’ARS una riforma del voto segreto “per ragioni di trasparenza e opportunità dovute nei confronti dei siciliani”. Un timing che non passa inosservato negli ambienti politici regionali. Il presidente mantiene un profilo di “altissima responsabilità”, come ha definito lui stesso, dichiarandosi “collaborativo con chi indaga”. Eppure, quando i giornalisti lo incalzano sulle possibili dimissioni, la risposta è netta: “Dimettermi prima del pronunciamento di un giudice su una richiesta del PM che ancora non c’è?”. Una strategia difensiva che punta sui tempi lunghi della giustizia, distinguendo tra richiesta di rinvio a giudizio e rinvio effettivo.
L’eco dell’inchiesta si riflette anche sui rapporti interni al centrodestra siciliano. La sua assenza al vertice di maggioranza viene liquidata come normale prassi: “Il presidente Schifani tante volte ha fatto degli incontri a cui non ho partecipato”. Una normalizzazione che stride con l’eccezionalità del momento politico.
Nel corso della manifestazione organizzata dalla stampa parlamentare siciliana, il presidente dell’ARS ha anche snocciolato una serie di numeri relativi al lavoro di Sala d’Ercole: 960 disegni di legge presentati nella legislatura corrente contro gli 872 della precedente, 79 leggi approvate contro le 65 del quinquennio passato. Dati che Galvagno rivendica come segno di efficienza, in un tentativo di separare l’attività istituzionale dalle vicende giudiziarie personali.
La rinuncia all’auto blu, annunciata dopo lo scoppio dell’inchiesta, viene presentata come gesto di chiarezza: “Il regolamento non è tassativamente chiaro”, spiega Galvagno, aggiungendo con una punta di ironia che “se qualcuno dice che serve un regolamento da scuola elementare va bene anche quello”. Il contatto quotidiano con il commissario regionale Sbardella e l’informativa già fornita ai probiviri testimoniano un partito che cerca di gestire l’emergenza senza drammatizzare.
Ma la convocazione imminente segna comunque un momento di verità per il presidente dell’ARS, chiamato a rendere conto internamente mentre all’esterno la magistratura prosegue le sue indagini. La proposta di riforma del voto segreto, in “piena sintonia con il presidente Schifani”, assume così un valore simbolico che va oltre l’aspetto tecnico-normativo. In un momento in cui la trasparenza è al centro del dibattito politico regionale, Galvagno prova a guidare il cambiamento invece di subirlo.
