I Cinquestelle temono l’unione mortale col Pd

I Cinquestelle temono l’unione mortale col Pd
Paola De Micheli
13 novembre 2019

Il voto in Emilia Romagna, continua a tormentare il Partito Democratico. Al Nazareno non si sa che pesci pigliare per non subire un’altra batosta alle Regionali, come l’ultima in Umbria dove il centrodestra ha conquistato una regione da sempre governata dal centrosinistra. Quindi, le urne emiliano-romagnole sono divenute un incubo per i dem. E a ben ragione, se parliamo della “regione rossa” per eccellenza. Così a poco più di undici settimane dal voto, sembra arrivare un disperato appello dei dem. “Mi piacerebbe se il ‘primo bacio’ tra Pd e M5S fosse in Emilia, ma capisco che ci sono dei problemi”, afferma la ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli. E i problemi ci sono sì, dato che il capo politico dei 5stelle, non ha nessuna intenzione di allearsi con il Pd, altro che “primo bacio”. Infatti, Luigi Di Maio, non si stanca di ripetere che “nel Movimento non c’è un consenso per fare alleanze con il Pd. A livello nazionale non è un’alleanza ma un governo che mette insieme i voti (tra M5s, Pd e Leu, ndr) perché non abbiamo raggiunto il 51 per cento dei consensi” alle elezioni politiche del 2018.

Tuttavia, la vice segretaria Pd, sottolinea che “continuo a rimanere un’emiliano-romagnola che vorrebbe e farà di tutto affinché Bonaccini continui a essere governatore”. Proprio oggi, Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna, lancerà la sua candidatura bis in vista del voto del prossimo 26 gennaio. I sondaggi non sono negativi nei suoi confronti, ma vedono una sconfitta di Bonaccini qualora il Pd si alleasse proprio con il M5s. Sondaggi, tra l’altro, come quello di Swg dell’11 novembre scorso, che evidenzia la continua crisi del Movimento 5 Stelle, con la Lega che avrebbe più voti di Pd e grillini messi insieme, mentre il centrodestra sarebbe la maggioranza assoluta nel Paese. Non a caso prende sempre più corpo l’ipotesi di una grande fuga del M5s dalle urne emiliano-romagnole (una sorta di desistenza senza il simbolo sulla scheda) per non rischiare un’altra Caporetto elettorale. Come non è un caso che lo stesso Di Maio preferisce svicolare sul tema, limitandosi a rispondere che il Movimento “si presenta dove è pronto” altrimenti meglio rinunciare.

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E i numeri gli darebbero ragione se si pensa che il M5s è passato dal 32,7 per cento delle Politiche dello scorso anno, al 17,1 delle Europee del 26 maggio scorso. Quasi 16 punti persi in soli 14 mesi, un record senza precedenti. Per non parlare del tracollo alle Regionali in Umbria dove a ottobre il M5s si è fermato al 7,4 per cento (praticamente la metà dei voti incassati nella Regione, solo cinque mesi prima alle Europee). Insomma, una tabella di marcia devastante per il Movimento che, di fatto, perde più di un punto percentuale al mese. L’eventuale fuga dei 5stelle dalle urne, tra l’altro, spianerebbe la strada al Pd ed evitare uno schiaffone che potrebbe costare la vita al governo Conte 2 e la poltrona allo stesso Di Maio. Il centrodestra, dal canto suo, è pronto a sferrare il colpo letale all’esecutivo giallorosso, scommettendo sulla vittoria della candidata a governatore dell’Emilia Romagna della senatrice leghista Lucia Borgonzoni. Staremo a vedere.

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