Pd, tregua armata prima delle Regionali: Schlein evita lo scontro ma i ribelli preparano l’offensiva
La segretaria Dem tende la mano ai riformisti ma la frattura è ormai insanabile. Bonaccini certifica il divorzio. La minoranza riformista annuncia un incontro per il 24 ottobre a Milano con Guerini, Gentiloni e altri big del partito.
La direzione del Partito Democratico si conclude senza sorprese, ma sotto la superficie covano tensioni destinate a esplodere dopo il voto nelle Marche. Elly Schlein tiene una relazione “da battaglia” concentrandosi su Gaza e governo Meloni, mentre evita accuratamente le polemiche interne. L’appello all’unità della segretaria viene raccolto da tutti per non compromettere la campagna elettorale, ma la spaccatura con Stefano Bonaccini e la minoranza riformista appare ormai definitiva.
La leader dem apre con un attacco frontale al governo su politica estera e economia. “Ieri erano migliaia in piazza per Gaza, Meloni tace, l’Italia no”, dichiara definendo “inaccettabile criminalizzare ogni piazza e ogni forma di dissenso”. Sul fronte economico, Schlein punta il dito contro l’esecutivo: “In tre anni Meloni non ha fatto nulla sul caro-bollette” e denuncia che “la pressione fiscale è al 42,7%, il livello più alto dal 2020”.

La segretaria sa che il voto regionale rappresenta un punto di svolta cruciale. Una vittoria nelle Marche sposterebbe l’equilibrio a favore della “coalizione progressista” e la rafforzerebbe contro le offensive interne ed esterne che si preparano. Nella sua relazione dedica solo un accenno agli equilibri politici, invocando coesione: “Il Pd è saldamente il perno dell’alternativa, ma per battere la destra serve unità dentro e fuori dal partito”.
Schlein tende la mano ai riformisti ma la frattura è ormai insanabile
Nel tentativo di rassicurare i riformisti che lamentano la deriva a sinistra del partito, Schlein sottolinea: “Siamo una grande forza plurale, teniamocela stretta in mezzo a tutti questi partiti personali”. L’appello si estende agli alleati, in particolare al Movimento 5 Stelle che continua a frenare su un’alleanza organica: “Continuiamo a lavorare insieme anziché indugiare in competizione tra di noi”.
Tuttavia, la spaccatura interna alla minoranza appare ormai consumata. I “ribelli” partecipano alla direzione – alcuni come Lorenzo Guerini e Pina Picierno collegati via web – evitando la “diserzione” temuta, ma gli umori restano critici. Il fronte più insofferente della minoranza non accetta quella che considera una mutazione del Pd da partito che parla alla società a 360 gradi a forza identitaria rivolta esclusivamente alla sinistra tradizionale.
Bonaccini certifica il divorzio, i ribelli si preparano alla controffensiva
Le parole di Stefano Bonaccini confermano che il divorzio è ormai consumato. Il presidente del Pd ripete i giudizi sferzanti già pronunciati alla riunione della minoranza di sabato scorso: “Ci sono due riformismi, uno da salotto e uno da popolo. Io spero di appartenere al secondo”. Bonaccini critica chi apre discussioni “surreali” mentre sette regioni vanno al voto e annuncia che si farà “un bilancio dopo le regionali”.
Ma i ribelli hanno già altre idee in cantiere. “Lui oggi certifica il suo ingresso in maggioranza”, commenta un parlamentare riferendosi a Bonaccini. La minoranza riformista si ritroverà già il 24 ottobre a Milano “sui temi riformisti” per “stimolare la maggioranza su un’agenda riformista”. All’evento parteciperanno Guerini, Gori, Picierno, Delrio, Sensi, Quartapelle, Madia e Paolo Gentiloni, con la promessa di “tante altre iniziative” in preparazione.
