Polemiche sul Cara di Mineo. Il sindaco: non aiuta l’integrazione

Polemiche sul Cara di Mineo. Il sindaco: non aiuta l’integrazione
11 settembre 2015

Circa 400 villette a schiera gialle e rosa in cui vivono migliaia di migranti. Una realtà tagliata fuori da tutto il resto, che fin dalla sua apertura fece discutere per il rischio che diventasse una sorta di ghetto. Oggi se ne parla ancora del Cara di Mineo, l’enorme centro di accoglienza per richiedenti asilo in provincia di Catania, tornato al centro delle cronache dopo l’uccisione di due coniugi a Palagonia, con l’accusa a uno dei suoi ospiti di essere coinvolto nel delitto.Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ha confermato che a seguito del commissariamento è stato richiesto alla Prefettura di far recedere anticipatamente la convenzione per la gestione del centro, e che se ne sta valutando la chiusura.

Intanto, lì vivono migranti di tutte le etnie e religioni, in attesa di ricevere protezione internazionale. Come Bright, nigeriano: “In Italia non c’è lavoro, qui non lavoriamo, non abbiamo nulla, stiamo tutto il giorno nel campo, separati da tutto il resto. E’ tutto quello che facciamo, restiamo qui per un anno e più”. Anna Aloisi, sindaco di Mineo, spiega: “Mineo è una cittadina di 5000 abitanti, ma gran parte sono anziani, i giovani sono in pochi, quindi l’arrivo di migranti di colore, giovani che vanno in giro e rimangono senza far nulla, spesso incutono nei cittadini dei timori”. Per lei sarebbe meglio organizzare centri più piccoli per tutto il territorio:”Come si fa a controllare 4000 migranti? Diventa un vero e proprio paese, questo di certo non aiuta l’integrazione e fa diventare tutto più difficile”.

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