Primi scioperi ad Atene, il piano d’austerity arriva in Parlamento

Primi scioperi ad Atene, il piano d’austerity arriva in Parlamento
15 luglio 2015

Trasporti pubblici a rilento o semi paralizzati in Grecia e uffici pubblici con il personale braccia incrociate, a causa dello sciopero di 24 ore proclamato dal sindacato di categoria Adedy, contro le misure che Atene si è impegnata a varare in cambio di un nuovo piano di aiuti dell’Ue. Particolarmente simbolico il fatto che si tratti del primo sciopero da quanto Syriza, il raggruppamento dei movimenti di sinistra più intransigenti, ha vinto le elezioni nel gennaio scorso. Dalle 6 di stamattina ad Atene gli autobus sono molto spesso assenti, provocando un pesante congestionamento del traffico automobilistico. Dalle 21 è previsto il blocco della metropolitana, mentre per tutto lo sciopero resterà fermo il collegamento ferroviario con l’aeroporto della capitale. Secondo la polizia greca alcune centinaia di persone si sono adunate da stamattina in diverse piazze, mentre in serata è prevista una manifestazione di fronte al parlamento proprio mentre dovrebbero andare al voto i contestati provvedimenti che la Grecia deve approvare prima che i partner di Eurolandia sblocchino il negoziato sui nuovi aiuti. La battaglia di Atene entra oggi nel vivo per Alexis Tsipras, con il parlamento chiamato a votare entro stasera un primo pacchetto di misure di austerity richieste dai creditori internazionali e con uno sciopero di 24 ore dei dipendenti pubblici.

Per il premier greco il voto sulla fine degli sgravi fiscali alle isole, sull’aumento dell’Iva dal 13 al 23%, sullo stop alle baby pensioni dal 2022, sarà allo stesso tempo la cartina tornasole per la tenuta della maggioranza governativa: le dichiarazioni delle ultime ore hanno segnalato sino a 40, possibili defezioni. Compresa quella dell’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufaskis che ieri ha descritto l’accordo accettato da Tsipras come il golpe dei colonnelli. Un altro colpo è arrivato nella notte dal Fondo Monetario Internazionale, che in un documento riservato ottenuto dal Financial Times avverte le autorità europee che la Grecia ha bisogno di una seria ristrutturazione del debito, altrimenti questo schizzerà nei prossimi due anni al 200% del Pil e diventerà definitivamente ingestibile. Una bocciatura in pratica del patto tra leader dell’eurozona e governo greco, che rischia di rendere ancora più difficoltoso il voto dell’assemblea di Atene. Ieri sera il capo del governo greco si è assunto la responsabilità di avere accettato condizioni molto dure ed ha accusato, ma senza toni bellicosi, i colleghi europei di aver cercato una vendetta ancora prima di un’intesa. “Non scappo e mi assumo la responsabilità di un accordo che ho firmato per evitare il disastro – ha detto Tsipras in un’intervista alla televisione di Stato – le azioni precedenti non sono cambiate dopo il referendum. Dobbiamo essere onesti su questo. Ma abbiamo ottenuto un periodo di finanziamento più lungo e un impegno sul debito. Quando ho deciso per il referendum ero convinto che gli europei ci avrebbero dato del tempo e sono stati un po vendicativi con noi”.

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Le misure all’esame oggi dell’assemblea greca dovrebbero passare grazie all’appoggio dell’opposizione filo-europeista: i conservatori di Nea Demokratia, i centristi di To Potami, il Pasok. Le tre formazioni assieme dispongono infatti di 106 seggi e permetteranno a Tsipras – partito dopo le elezioni con 149 deputati – di far passare le riforme, indipendentemente dalla fronda in seno a Syriza. Ma per il movimento di sinistra che alle scorse elezioni ha vinto 149 seggi su 300, si prospetta una scissione. E per Tsipra la scelta tra elezioni anticipate e governo di salvezza nazionale con l’opposizione. Un sondaggio pubblicato ieri in tarda serata, realizzato da Kapa Research, mostra che il 72% dei greci è comunque convinto che il patto accettato da Tsipras fosse inevitabile. La maggioranza punta il dito contro l’Europa per le “durissime misure” imposte. Dando ragione al premier, che però ammette che la strada davanti al suo governo e al suo Paese è punteggiata di incognite. “la grande maggioranza del popolo greco” appoggerà l’accordo, ha detto Tsipras. Tuttavia, ha aggiunto, “non posso dire con certezza” se questo sarà sufficiente. Intanto, il caso Grecia torna sul tavolo del Consiglio direttivo della Banca centrale europea, dalle cui decisioni di fatto dipende la riapertura delle banche elleniche e la possibilità di rimuovere, o forse più ragionevolmente di ammorbidire le restrizioni imposte ai movimenti di capitali. In ogni caso,  la situazione in Grecia “resta difficile” nonostante “la ripresa nell’area euro sembra essere diventata più solida”, si legge nella testimonianza che Janet Yellen, governatore della Federal Reserve, leggerà davanti alla commissione Finanza della Camera.

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