Raciti segretario, vince establishment non il Pd

I gazebo incoronano Fausto Raciti neo segretario del Pd in Sicilia. Una vittoria per l’establishment, ma non certo per il partito che ha incassato il flop delle primarie con poco più di settantamila elettori alle urne. Tradotto: i malumori nella base continuano ad alimentarsi. L’astensione è sempre un campanello d’allarme. La cronaca, invece, registra il successo di Raciti grazie a circa il 61% dei voti, sbancando in sette province. Per l’uscente Lupo, magro il bottino (33%) rispetto alle previsioni, pur primeggiando nelle province di Ragusa e Messina. Antonella Monastra, invece, si consola con uno scarso 6%. Archiviate le cifre e le aspre polemiche di questi ultimi giorni tra i big per la corsa alla segreteria, adesso bisognerà vedere come dovrà incastrarsi il Pd ‘targato’ Raciti con il già complesso puzzle della compagine governativa. Un fatto è certo, il trentenne di Acireale, è ben voluto dalla nomenclatuta Pd: è considerato uomo un fedelissimo di D’Alema, sostenitore di Cuperlo, è stato paracadutato alla Camera da Bersani, senza passare dalle primarie. E non ultimo ha avuto il via libera da Renzi per la corsa a segretario. Tutto possiamo dire, in sostanza, ma non certo che Raciti possa considerarsi un rottamatore. E, a maggior ragione, se aggiungiamo che la sua vittoria è anche frutto di pirandelliani accordi come quello tra Faraone e Crisafulli. In questo scenario, il neo segretario dovrebbe avere politicamente maggior credito da parte di Crocetta. E non solo per il ‘peso’ politico di Raciti, ma perché la nuova segreteria isolana aprirebbe al governatore una maggiore corsia preferenziale per Palazzo Chigi.

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