Politica

Regionali Lombardia, clima rovente su liste d’attesa in sanità

Chi invocava una campagna elettorale vicina “ai problemi della gente” non potrà certo essere deluso dalla piega presa nelle ultime 48 ore dal confronto tra i candidati alla presidenza della Lombardia, dominato ieri dal tema dei treni e oggi dal taglio delle liste di attesa in sanità. Un punto dolente, quest’ultimo, non certo solo lombardo, ma che in questa regione muove numeri da capogiro. Secondo una stima del Pd, infatti, ogni anno i lombardi spendono in media 2,5 miliardi di euro per visite mediche private, soprattutto a causa dell’impossibilità di prenotare in tempi congrui nel sistema pubblico. Da qui la promessa di Attilio Fontana, presidente uscente e candidato dal centrodestra a un secondo mandato, di un intervento su questo tema come “primo atto” in caso di vittoria.

“A inizio 2022 sono stato io a dire a Moratti: ‘Facciamo un intervento per abbattere le liste d’attesa’. Ho messo a disposizione 100 milioni e ho detto che, se le cose fossero funzionate, avremmo potuto trovare altre risorse” ha ricordato in un’intervista al Corriere della Sera. Il problema, ha aggiunto, “è che la sperimentazione portata avanti da Moratti da gennaio a novembre mi pare non abbia dato grandi risultati. Se c’è un parziale insuccesso è il suo”. Un’affermazione che ha scatenato la reazione dell’ex vicepresidente e assessore al Welfare, oggi rivale di Fontana e candidata alla presidenza dal Terzo Polo: “Fontana si deve vergognare perché specula sulla pelle delle persone” ha detto a margine di un evento organizzato da Confprofessioni.

“Quando sono arrivata in Regione – ha continuato Moratti – i malati chirurgici oncologici non avevano il rispetto dei tempi d’attesa per il 40%. Voleva dire che 40 su 100 che dovevano essere operati per problemi oncologici non erano operati nei tempi giusti”. “Io – ha rivendicato – ho portato questo 60% a un 80%, che non è ancora sufficiente”. Nella stessa intervista Fontana ha poi annunciato “una gara d’appalto per creare una piattaforma unica di prenotazione, che renda visibili tutti gli appuntamenti di tutte le strutture private e pubbliche”, ma per il candidato di centrosinistra e M5s, Pierfrancesco Majorino, “c’è già, solo che non è unica tra pubblico e privato, e Fontana non si ricorda della delibera della Giunta Maroni, quando lui era sindaco, che stabiliva dal primo gennaio 2017 che gli operatori sanitari privati (dal grande gruppo ospedaliero ai piccoli ambulatori) avrebbero avuto l’obbligo di conferire tutte le loro agende al sistema di prenotazione regionale, pena la decadenza della convenzione”.

Un provvedimento “rimasto lettera morta”, ha ricordato l’europarlamentare del Pd, che ha chiamato poi in causa anche Moratti: “Nel 2021 Fontana e Moratti hanno pure dato ai privati 6,7 milioni di euro per rendere compatibili i sistemi informatici, perché quello sembrava essere il problema. Deadline? Novembre 2021. Nulla è accaduto. E Fontana ha ancora il coraggio di parlare di voler risolvere il problema delle liste d`attesa? Con quale serietà può dire questo? Spieghi perché si è piegato al sistema privato. Questo sì”. Chi invece non deve dare spiegazioni a Majorino è il sindaco di Milano, Beppe Sala, tirato in ballo a sorpresa da Moratti: “Voterà per me” ha scritto la candidata su Twitter. “Voto per Majorino” ha subito replicato il primo cittadino che ha aggiunto di voler prendere “questa esternazione di Letizia con simpatia”.

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