Politica

Renzi chiede tregua alla minoranza Pd: prima referendum poi congresso

Cinque mesi di tregua dalle polemiche, cinque mesi in cui il Pd “senza vergognarsi” di se stesso affronti le amministrative e il referendum sulla riforma. E poi si apra in anticipo la fase congressuale, con cui “fare chiarezza” all’interno del partito in vista delle elezioni del 2018. E’ l’agenda che Matteo Renzi propone al Pd e soprattutto alla minoranza interna. Dunque, cinque mesi di “mobilitazione permanente”, in cui il Pd dovrà rivendicare “quanto fatto su Europa e lavoro”. Cinque mesi durante i quali “non abbiamo nessun motivo per continuare una sfibrante discussione interna quando altri compagni sono impegnati in prima fila nella battaglia delle amministrative”. Cinque mesi in cui “non chiedo una moratoria delle polemiche ma di fare uno sforzo di non vergognarsi di ciò che abbiamo fatto e di quello che vogliamo fare sul territorio”. Riferimento ai tanti indagati di queste settimane tra gli amministratori Dem: “Ci sono 50mila amministratori del Pd. La più grande comunità di donne e uomini che fanno politica nella storia europea. Una comunità della quale siamo fieri, ma che probabilmente dovrebbe essere lei stessa più fiera di quello che stiamo facendo”.

Il primo obiettivo dovrà essere dunque quello di “tirare su” le percentuali del Pd “soprattutto nei comuni dove rischiamo di non andare al ballottaggio”. Compito difficile, perché alle amministrative “si prende sempre meno” che in altri tipi di elezione a causa della presenza di liste civiche, ma proprio per questo ancora più importante. Abbinando ai temi delle città i banchetti per chiedere ai cittadini le firme per il referendum sulla riforma costituzionale. Uno sforzo che poi proseguirà durante le vacanze estive fino al rush finale nel mese che procederà la consultazione referendaria. Sapendo che il successo delle riforme è l’unico modo per “evitare che il virus del populismo vinca anche in Italia”. “Dal giorno dopo – ha ribadito – congresso”, anticipando “di qualche mese il percorso”. Scelta che “si può decidere insieme: in modo molto unitario nella formazione del percorso, immagino e spero in modo diviso sui contenuti e sui candidati, anche perché non avrebbe senso il contrario vista la recente storia. Ma un minuto dopo il referendum, se andrà bene come sono sicuro che andrà, va aperta la fase congressuale”. E lì “si può votare in tre mesi, sei mesi, un anno, per tesi o singole questioni, io ci sarò. Potete scegliere l’arma, ma l’importante è che ci sia l’arma della franchezza. Ma da qui a cinque mesi dobbiamo mettere al centro le istanze profonde del nostro popolo e della nostra gente”.

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