Ricollocamento migranti, stop a “paese di primo arrivo”

Ricollocamento migranti, stop a “paese di primo arrivo”
16 novembre 2017

La plenaria del Parlamento europeo ha approvato oggi a Strasburgo, con 390 voti a favore 175 contro e 44 astenuti, il suo mandato negoziale sulla riforma del sistema di Dublino, che, se accettato dal Consiglio Ue, potrebbe fine all’attuale principio (penalizzante per l’Italia) secondo cui il paese di primo arrivo dei migranti si assume tutte le responsabilità nella gestione e nell’accoglienza dei richiedenti asilo. L’ampia maggioranza con cui la plenaria di Strasburgo ha approvato il mandato – ben oltre la soglia dei 376 voti, la metà più uno degli eurodeputati, necessaria per approvare i testi legislativi in seconda lettura, dopo il negoziato con il Consiglio Ue – dimostra che ha funzionato la convergenza, assai rara, fra i gruppi favorevoli, Ppe, Socialisti e Democratici, Liberaldemocratici, Verdi e Sinistra unitaria europea. Tutti e 15 gli eurodeputati del M5s hanno votato contro la proposta di Strasburgo, insieme a quasi tutti gli eurodeputati conservatori, la destra xenofoba, nazionalista ed euroscettica, e molti europarlamentari dei paesi dell’Est, soprattutto del Ppe. I cinque eurodeputati leghisti presenti al voto e Marco Zanni, fuoriuscito dal M5s ed entrato nello stesso gruppo della Lega (Enf, estrema destra), si sono invece astenuti. Fra i punti principali della proposta dell’Europarlamento, che troverà sicuramente una fortissima opposizione da parte di molti paesi membri in Consiglio Ue, c’è l’instaurazione di un sistema “automatico” di redistribuzione quasi immediata dei richiedenti asilo, dal paese di primo arrivo a uno degli altri Stati membri, secondo una nuova chiave di ripartizione (“ricollocamento”), subito dopo la loro registrazione e una rapida valutazione di massima dell’ammissibilità della loro domanda.

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Secondo questa chiave, l’immigrato richiedente asilo verrebbe ricollocato in priorità nel paese Ue in cui dichiarasse di avere “reali legami” familiari o di altro tipo (residenza, lavoro svolto o studi effettuati in passato), che verrebbero verificati dallo Stato membro di riassegnazione. In mancanza di questi legami, i migranti verrebbero assegnati (su loro scelta) a uno dei quattro Stati membri che, nel momento del ricollocamento, hanno accolto meno richiedenti asilo degli altri. Nella proposta originaria della Commissione europea il meccanismo di ricollocamento obbligatorio permanente proposto per i richiedenti asilo non è automatico, ma scatta solo quando il numero di migranti nel paese di primo arrivo supera del 150% una soglia considerata “normale” (sulla base del Pil e della popolazione) e la pressione su quel paese diventa quindi “sproporzionata”. Inoltre, sempre secondo la proposta della Commissione, uno Stato membro può non accettare (senza motivarlo) di accogliere i richiedenti asilo che dovrebbero essere ricollocati sul suo territorio, ma in questo caso dovrebbe pagare 250.000 euro come “contributo di solidarietà” per migrante rifiutato. Nella proposta del Parlamento europeo, invece, un paese che si rifiutasse di accogliere un richiedente asilo assegnatogli dal meccanismo di ripartizione automatico riceverebbe un taglio dei finanziamenti Ue dei Fondi strutturali, e non potrebbe usarli per pagare il rimpatrio dei migranti non aventi diritto, dopo le verifiche caso per caso, alla protezione internazionale. Alla base del successo della proposta dell’Europarlamento c’è il grande lavoro svolto nel negoziato fra le forze politiche innanzitutto dalla relatrice, la liberale svedese Cecilia Wikstroem, e dalle relatrici ombra italiane del Ppe, Alessandra Mussolini (Forza Italia) e dei Socialisti e Democratici, Elly Schlein (Possibile).

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E’ finita su posizioni divergenti, invece, nonostante una buona collaborazione iniziale, un’altra relatrice ombra italiana, Laura Ferrara del M5s. “Mi sono fortemente battuta per la creazione di un meccanismo di assegnazione correttivo permanente e l’eliminazione della soglia di attivazione per gli Stati membri; abbiamo così reso la solidarietà europea obbligatoria”, ha commentato Alessandra Mussolini, sottolineando che si tratta di “un testo coraggioso” che introduce anche “nuovi e stringenti controlli di sicurezza e procedure accelerate di rimpatrio”. Elly Schlein, ha sottolineato come si sia “finalmente riusciti a cancellare il criterio ipocrita del primo paese d’accesso, e sostituirlo con un meccanismo automatico e permanente di ricollocamento cui tutti gli Stati sono tenuti a partecipare a pena di conseguenze sui fondi strutturali”. In più, ha aggiunto, ci sono “una nuova procedura accelerata di ricongiungimento familiare, il rafforzamento di tutti i criteri di responsabilità per far valere i legami significati dei richiedenti con gli Stati membri, e il rafforzamento delle garanzie procedurali per i richiedenti, in particolare i minori”. Per Schlein “non stupiscono i tentativi, per fortuna vani, di affossare la riforma da parte di alcuni rappresentanti di quegli Stati membri che sono sempre stati contrari a fare la propria parte. Stupisce invece la decisione dei colleghi italiani del M5S, che uniscono il loro voto contrario a quello di alcuni deputati dei Paesi del Gruppo Visegrad e all’estrema destra, strenui oppositori dei ricollocamenti obbligatori e automatici. Un tatticismo esasperato da giocare in chiave tutta nazionale che tradisce, però, la miopia di chi non solo non pensa al futuro dell’Europa, ma neanche al presente dell’Italia”.

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Laura Ferrara, motivando ieri in conferenza stampa l’opposizione del M5s, ha affermato che il testo non sarebbe abbastanza ambizioso e non cambierebbe la situazione attuale, anzi, “la peggiorerebbe”. In particolare, ha spiegato, perché, eliminerebbe la possibilità dei “movimenti secondari” (i viaggi dei migranti, prima di essere registrati, in paesi diversi da quelli di primo arrivo), che però sono comunque illegali. Secondo Ferrara, i movimenti secondari finora “hanno giovato all’Italia, sono stati una boccata d’ossigeno”, e la loro eliminazione era l’obiettivo “dei paesi del Nord Europa”. Secondo l’eurodeputata del M5s, Salvini dovrebbe spiegare ai suoi elettori perché, dopo aver votato contro nella commissione europarlamentare competente, “oggi nel voto in plenaria sul mandato negoziale in plenaria si è incredibilmente astenuto. Cosa è successo? Ha obbedito a qualche ordine lanciato dal suo padrone Berlusconi?” “E’ inutile girarci intorno: oggi – ha concluso l’europarlamentare del M5s – la Lega ha sostenuto la truffa della revisione tedesca di Dublino a firma Partito Democratico e Forza Italia”.

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