Il partito di Alfano avverte: intesa o rottura. Serracchiani ribadisce: “Andiamo avanti”

Il partito di Alfano avverte: intesa o rottura. Serracchiani ribadisce: “Andiamo avanti”
8 febbraio 2016

di Maurizio Balistreri

Cresce la tensione nella maggioranza per il voto al Senato sulle Unioni civili. Dopo la mossa a sorpresa di Beppe Grillo di lasciare libertà di coscienza ai suoi adepti sul voto, è scontro anche nel governo. Da un lato Angelino Alfano che continua da giorni a chiedere lo stralcio sulle adozioni, dall’altro un Matteo Renzio che con tutto il suo partito fa muro attorno alle legge. Dunque il controverso ddl Cirinnà continua a suscitare polemiche da più parti. “Alfano chiede di stralciare la stepchild adoption dalla legge? Assolutamente no. Non è nelle intenzioni del Pd” chiosa il vicesegretario Pd, Debora Serracchiani. Dal partito di Alfano, intanto, arriva un avvertimento di Paola Binetti. “Il nostro no è tranchant e il rischio di una crisi di governo è reale. Non perché la spinta nasca dal Parlamento, per altri significativamente contrario, ma perché nasce dagli stessi italiani stufi di non essere ascoltati e presi sul serio”. Si chiede la parlamentare Ap: “Ma Renzi legge i sondaggi? È quello che ci domandiamo quando incontriamo le tante persone, appartenenti agli ambienti più diversi e militanti in tutti i partiti: gli italiani la stepchild adoption non la vogliono”. In altri termini, per una fra i promotori del Family day, “come è tipico della migliore tradizione culturale italiana, i diritti dei figli cominciano con il loro rapporto privilegiato con mamma e papà. Non è facile accettare combinazioni diverse, che mostrano come si possa fare a meno di mamma o di papà in modo programmatico. A tavolino si decide che un figlio non avrà mai una madre o un padre, anche se si tratta di un impossibile biologico. Pochi mesi fa il Parlamento ha votato una legge che garantisce al minore il diritto a conoscere la sua identità biologica, ripercorrendo la sua storia fino a poter risalire ai suoi ascendenti biologici, quelli che comunemente si chiamano mamma e papà”.

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E ancora: “La riforma del senato, la stessa legge elettorale, non incideranno nella vita del paese tanto quanto potrebbe farlo questa folle legge anti-familiari, anti-genitoriale, anti-femminile, anti-minori. In un colpo solo si mortificano i diritti di milioni di persone che non possono tacere, neppure se con una mossa furba si invita Elton Jhon a Sanremo”. A dar man forte alla Binetti, i compagni di partito Maurizio Sacconi e Nico D’Ascola, presidenti delle commissioni Lavoro e Giustizia a palazzo Madama. “Ben prima di arrivare alla stepchild adoption le possibilità di condivisione delle unioni civili si giocano sui primi tre articoli ove esse sono disegnate sull’istituto del matrimonio – affermano -. Unico cognome, ‘quota di legittima’ propria dei parenti, indirizzo familiare comune, persino obbligo di fedeltà, da tempo sparito dalla famiglia naturale, clausola generale di equivalenza tra coniugi e partners sono inequivoci indizi della sovrapposizione. E questa porta con sé le adozioni generalizzate in qualunque tribunale. Il voto finale, la rottura o l’intesa si giocano lì. Dai primi voti”.

Anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin scende in campo a sostegno dei colleghi. E propone lo scorporo delle adozioni dalla legge sulle Unioni civili. “Non mi interessa – dice – come il bambino è stato concepito, nel momento in cui c’è ha tutti i diritti abbiamo il dovere di renderlo più sereno, visto che la situazione in cui è nato è complessa. Allora facciamo una riflessione in un altro contenitore legislativo, dove rimettere in campo anche il tema più vasto della legislazione su adozioni e affidi, che va rivista”. L’esponente di Ap sul tema della stepchild adoption ritiene che “il Paese sia contrario. Le persone non sono favorevoli che le coppie omosessuali possano aderire, pur di diventare genitori, a pratiche che sono un reato in Italia come quella dell’utero in affitto”. Il ministro poi apprezza  la scelta di Grillo di lasciare al M5S il voto di coscienza sul ddl Cirinnà: “Se tutti sanno di cosa si sta parlando poi ognuno potrà prendere delle decisioni in scienza e coscienza, però bisogna portare il dibattito a un livello più alto, in questo periodo il livello del dibattito non è stato alto, non abbiamo affrontato la delicatezza dei temi che girano intorno a questa questione”.

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