Cronaca

Sauditi confermano: Khashoggi ucciso in consolato Istanbul. Usa: Casa Bianca: “Siamo rattristati, sosterremo giustizia”

Svolta sulla morte di Jamal Khashoggi. L’Arabia Saudita ha confermato che il giornalista dissidente, scomparso il 2 ottobre scorso, è stato ucciso nel consolato saudita di Istanbul. “Le discussioni tra Jamal Khashoggi e le persone che ha incontrato nel consolato del regno a Istanbul (…) sono sfociate in una colluttazione, che ha portato alla sua morte”, ha indicato l’agenzia di stampa ufficiale saudita SPA, citando la procura.

Diciotto persone, tutte di nazionalità saudita, sono state arrestate nell’ambito dell’inchiesta. Inoltre, il capo dei servizi di intelligence sauditi, Ahmad al-Assiri, è stato licenziato. Come è stato rimosso dall’incarico anche Saud al-Qahtani, alto consigliere del principe coronato saudita Mohammed Bin Salman. Pochi mesi prima della sua scomparsa, Khashoggi aveva raccontato ad alcuni amici di essere stato ripetutamente chiamato da un funzionario del Regno, Saud al-Qahtani che lo invitava a tornare in Arabia Saudita.

In un articolo pubblicato sul Washington Post lo scorso febbraio, Khashoggi descrive Saud al-Qahtani come il capo della squadra che si occupa della comunicazione per conto di Mohammed bin Salman per intimidire chiunque dissenta. Il re saudita Salman ha ordinato la creazione di una commissione ministeriale, presieduta dal principe ereditario Mohammed bin Salman, per riformare i servizi d’intelligence sauditi. Questa commissione dovrà “definire in modo preciso i poteri” dei servizi.

La Casa Bianca ha subito espresso profonda “tristezza” per la conferma della morte di Khashoggi. E anche il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, si è detto “profondamente turbato” per la notizia. “Continueremo a seguire da vicino le indagini internazionali su questo tragico incidente e spingeremo per un giustizia che sia tempestiva, trasparente e in linea con tutti i dovuti processi – ha sottolineato la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders -. Siamo rattristati ed estendiamo le nostre piu’ profonde condoglianze alla famiglia, alla fidanzata e agli amici”.

Chi e’ Saud al-Qahtani, l’advisor di Mbs rimosso

Saud al-Qahtani

Fedelissimo alla Corona, 40 anni, 7 in piu’ del principe coronato saudita Mohammed bin Salman (Mbs) sul quale esercitava un’influenza decisiva, Saud al-Qahtani, e’ stato rimosso dal suo incarico in seguito alla morte del giornalista dissidente Jamal Khashoggi. Lo ha annunciato la tv di stato di Riad, confermando l’uccisione del reporter nel consolato saudita di Istanbul, in Turchia. Aveva il totale controllo dei media sauditi. Khashoggi aveva raccontato agli amici di essere stato ripetutamente contattato da Saud al-Qahtani che lo invitava a tornare in Patria. Ma lui non si fidava e in un articolo pubblicato sul Washington Post lo scorso febbraio lo descrive come l’uomo dell’inquisizione del principe coronato, alla guida di una squadra chiamata a mettere a tacere i dissidenti. Con una predilezione per Twitter, dall’account @saudq1978 ha ripetutamente ironizzato sulle accuse turche a Riad per la sparizione di Khashoggi.

Dall’account @saudq1978, prima di essere rimosso, Saud al-Qahtani ha ripetutamente ironizzato sulle accuse Turche a Riad per la sparizione di Khashoggi. Ma gia’ prima Qahtani, capo del Centro affari e studi dell’informazione a Riad, utilizzava il canale social, dove ha 1,33 milioni di followers e 9.284 tweet scritti, per soffiare la bolla cospirazionista che sembra accomunare i sovranisti dell’intero pianeta. Al tempo della contesa piu’ dura con il Qatar, descriveva quest’ultimo come il punto di riferimento di un complotto che ha come obiettivo la distruzione della monarchia, e arrivo’ a suggerire di trasformare quello Stato in una isola, una vera e propria isola, scavandovi intorno un canale.

Sarebbe lui il regista di una tremenda repressione delle voci critiche del regime, e l’anima nera del giovane principe, impegnato riorganizzare a suon di purghe l’elite politica dominante. Il New Arab, media del Qatar, lo ha definito lo “Steve Bannon saudita”; e fu ancora Khashoggi a descrivere Qahtani al comando di “un esercito di troll” in grado di intervenire online e dirottare in favore di Riad le polemiche sulla guerra nello Yemen e gli scontri con l’Iran: “In Arabia saudita – spiega Bernard Haykel, docente di studi sul Vicino Oriente alla princeton University, che conobbe Qahtani nel 2006 – i politici hanno accentuato il proprio populismo, che dirigono sempre piu’ verso i giovani, i piu’ presenti nei social media. Qahtani e’ sveglio, colto, e sa come modulare i toni a seconda di chi si trova davanti e del contenuto della polemica”. MbS, scrisse Kashoggi sul New York Times, ha accolto a braccia aperte i metodi di Qahtani: “Stanno creando un mondo virtuale in cui l’Arabia saudita e’ una superpotenza e Mbs e’ il leader piu’ popolare. Il tutto, con l’approvazione di quest’ultimo”.

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