Scandalo Antimafia, il “vaso di Pandora” dei 200mila atti rubati. Gasparri: “omessa vigilanza o complicità”
La Commissione Antimafia riapre con rinnovato vigore l’inchiesta sui dati sottratti dalla Procura
Nuovi documenti e un rinnovato vigore caratterizzeranno l’indagine della Commissione Antimafia sullo scandalo dei “duecentomila atti ‘rubati’ da ogni genere di sistema” dai database della Procura Nazionale Antimafia, un caso che il senatore Maurizio Gasparri (Forza Italia) definisce il “nodo arrivato al pettine”. L’obiettivo è stabilire se ai vertici ci fu omessa vigilanza o complicità.
L’annuncio è stato dato dallo stesso Gasparri, presidente dei senatori di FI e membro della Commissione Antimafia, secondo cui “il principale accusato è l’esponente della guardia di finanza, Pasquale Striano, che ha lavorato alla Direzione Nazionale Antimafia e che ha avuto accesso a troppe banche dati”. “Vogliamo capire se il ruolo dei capi della Procura Nazionale Antimafia nel corso della storia sia stato solo di omessa vigilanza o se c’è stata complicità”, ha dichiarato il senatore azzurro, sottolineando come l’istruttoria parlamentare riparta oggi “con più documenti e rinnovato vigore”. La posizione è netta: “Niente sconti a nessuno”.
Il finanziere, i magistrati e i giornalisti
Al centro dello scandalo, come ricostruito dagli atti, dunque, ci sarebbe il finanziere, che per Gasparri, “Striano non ha agito da solo”, ipotesi che porta all’esponente azzurro a spingere l’indagine verso la ricerca di eventuali complici o mandanti.
L’inchiesta in Commissione non si limiterà all’ambito militare e giudiziario. Gasparri estende esplicitamente le accuse anche a “magistrati ed i giornalisti del ‘Domani'”, il quotidiano fondato e finanziato dall’imprenditore Carlo De Benedetti. Sui presunti “giornalisti di inchiesta” il senatore usa toni durissimi, parlando di “colpe evidenti e condotte incommentabili”. Un passaggio che promette di allargare notevolmente il perimetro delle audizioni.
Il caso diventa così il simbolo di una crisi più profonda. Gasparri delinea un “apparato fondato per combattere la mafia, ma poi gestito in permanenza da esponenti che sono finiti nelle file parlamentari delle sinistre”. Cita nominalmente i procuratori Roberti e De Raho, il cui periodo di “comando” è stato caratterizzato, a suo dire, “più volte da episodi inquietanti”. La Commissione è chiamata a fare una “relazione senza esclusione di atti e responsabilità”.
Il processo della Procura di Roma
Parallelamente all’indagine parlamentare, procede il percorso giudiziario. La Procura di Roma cammina infatti verso il processo nei confronti di Striano e di altri indagati. Il lavoro della Commissione Antimafia si affiancherà dunque a quello della magistratura ordinaria, in un intreccio tra politica e giustizia che promette di tenere alta l’attenzione su uno dei più gravi scandali degli ultimi anni nella lotta alla criminalità organizzata.
“La vicenda Striano evidenzia un grave scandalo istituzionale: secondo le indagini, dati riservati della Direzione Nazionale Antimafia sarebbero stati consultati e diffusi illegalmente per anni, minando la fiducia dei cittadini nella giustizia”. A lanciare l’allarme è Riccardo De Corato, deputato di Fratelli d’Italia e capogruppo in commissione Antimafia, che ha assicurato il massimo impegno della Commissione.
Impegno in Antimafia: fare luce su colpe e controlli
“In commissione Antimafia continueremo a lavorare con senso di responsabilità affinché sia fatta piena luce sui fatti, individuando colpe ed eventuali falle nei controlli,” ha dichiarato De Corato. Il deputato ha poi sottolineato l’importanza della leadership in Commissione: “Determinante la guida di Chiara Colosimo in Commissione che, certamente, lavorerà con la solita trasparenza e legalità, per ristabilire la verità.” “Striano Non Ha Agito da Solo”: Il Ruolo dei Capi Procura De Corato ha espresso il forte sospetto che il presunto responsabile degli accessi illeciti, Striano, non abbia agito da solo.
“È evidente che Striano non abbia agito da solo. Ecco perché vogliamo capire se i capi della Procura Nazionale Antimafia siano rei di omesso controllo o se c’è stata loro complicità.” Il capogruppo di FdI ha concluso con una metafora emblematica che esprime la determinazione del suo partito a indagare a fondo: “Il vaso di Pandora è stato scoperchiato: non ci lasceremo sfuggire l’occasione con la quale garantire sicurezza ai cittadini.”
