Cronaca

Scandalo elicotteri AgustaWestland, tre arresti eccellenti in India. E in Italia Orsi e Spagnolini attendono la Cassazione

Tre arresti eccellenti per la vicenda delle presunte mazzette pagate da AgustaWestland per la fornitura di 12 elicotteri all’India: in manette sono finiti a New Delhi l’ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica Sashi Tyagi (foto), suo cugino Sanjeev Tyagi (alias Julie Tyagi) e l’avvocato e uomo d’affari Gautam Khaitan. La polizia criminale indiana Cbi li accusa di avere accettato denaro per favorire illecitamente AgustaWestland nell’aggiudicazione della commessa plurimilionaria. I tre arrestati compariranno domani davanti a un tribunale di Delhi. L”affaire’ dei 12 elicotteri Aw101, destinati al trasporto VIP di personalità dello Stato e del governo indiani, è al centro anche di un’indagine della procura di Busto Arsizio, parallela a quella indiana culminata negli arresti di oggi. Nell’ambito del filone d’inchiesta italiano, nel 2013 furono arrestati l’ex presidente e Ad di Finmeccanica, Giuseppe Orsi (foto home), e l’ex Ad della controllata AgustaWestland Bruno Spagnolini.

Il principale beneficiario della mazzetta di oltre 50 milioni di euro, secondo le accuse, sarebbe stato il generale Sashi Tyagi che avrebbe favorito l’azienda di elicotteri con quartier generale in provincia di Varese, nell’appalto da 560 milioni di euro con il Governo di Delhi. In particolare, l’allora capo dell’Aviazione avrebbe reso possibile la riduzione del limite massimo a cui dovevano volare gli elicotteri (requisito che avrebbe favorito AgustaWestland) dai 6.000 metri fissati in un primo tempo, a 4.500. Per potersi assicurare l’importante commessa, sostiene la polizia criminale Cbi, la società controllata da Finmeccanica si sarebbe avvalsa dei servizi di intermediari e parenti di Tyagi, pagando tangenti per decine di milioni. Il contratto fu definito durante il precedente governo guidato dal partito del Congresso, ora all’opposizione, e al momento in cui fu bloccato, tre elicotteri erano già stati consegnati. Nel processo di primo grado a Busto Arsizio Orsi e Spagnolini furono assolti dall’accusa di corruzione internazionale e condannati a due anni di carcere solo per false fatturazioni.

Una sentenza ribaltata lo scorso 7 aprile dalla Corte d’Appello di Milano, che li ha condannati rispettivamente a quattro anni e mezzo e quattro anni di reclusione ritenendoli responsabili anche del reato di corruzione internazionale. Nelle motivazioni della sentenza i giudici della Corte d’Appello hanno sottolineato che Orsi in qualità di vertice della holding di Stato diede “il suo avallo alla prosecuzione dei rapporti” con la “famiglia Tyagi” e alla “stipulazione dei contratti” che servivano “per la costituzione della provvista illecita”, evidenziando che “quei pagamenti, protratti nel corso di diversi anni, costituiscono il prezzo della corruzione del pubblico ufficiale indiano”. La vicenda approderà davanti alla Corte di Cassazione, dopo il ricorso presentato dai difensori di Orsi e Spagnolini, che hanno sempre respinto le accuse. I due ex manager rischiano, inoltre, un nuovo processo per altri presunti illeciti legati a una commessa per la fornitura di sei elicotteri al Governo dell’Algeria: sono accusati di false fatturazioni per 24 milioni di euro tra il 2012 e il 2013 e nei prossimi giorni la procura di Busto Arsizio potrebbe chiedere il rinvio a giudizio.

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