Politica

Sciopero contro riforma delle pensioni, a Parigi caos black bloc e pioggia lacrimogeni

Pioggia di lacrimogeni, scontri, detonazioni: cresce la tensione a margine del corteo parigino contro la riforma delle pensioni voluta dal presidente Emmanuel Macron. Un gruppo di black bloc composto da almeno 500 individui vestiti di nero si e’ appostato all’angolo del boulevard Magenta e Place de la Re’publique, nel cuore di Parigi, inscenando scontri e provocazioni con gli agenti di polizia costretti a replicare. Lo sciopero generale contro la riforma delle pensioni, promessa cruciale del quinquennato del presidente Emmanuel Macron, in pratica, ha paralizzato la Francia: diverse centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza e interi settori si sono paralizzati. E Parigi, esattamente come nelle settimane di violenza messa in campo dai ‘gilet gialli’, e’ stata teatro di nuovo di scontri e disordini. Ci sono state violenze, la polizia ha dovuto usare i lacrimogeni, si sono visti in azione di nuovo i ‘black bloc’. Cassonetti e biciclette dati alle fiamme, decine i fermi effettuati dalle forze dell’ordine.

Gli elementi radicali del corteo erano vestiti di nero e alcuni hanno anche sfregiato il monumento centrale a Place de la Republique, scrivendo in nero ‘Siamo noi i coraggiosi’. Ma Macron e’ intenzionato ad andare avanti. Imponenti i numeri della mobilitazione: a fine giornata, i dati del ministero dell’Interno parlano 510 mila manifestanti scesi in piazza in 70 diverse citta’. Mentre di 1 milione e mezzo di manifestanti parlano di dati forniti dal sindacato Cgt. Hanno scioperato un ferroviere su due, un dipendente pubblico su cinque. A Parigi, lo sciopero, prolungato fino a lunedi’ 9, ha costretto a chiudere 10 linee della metropolitana; sulle linee 4 e 7 ha circolato un treno su tre, e un treno due sulla linea 9 fra Nation e Mairie de Montreuil, fra le 6,30 e le 9,30 del mattino e tra le 16,30 e le 19,30 nel pomeriggio. Si e’ fermato il 90% dei treni alta velocita’ (Tgv) e oltre l’80% dei treni regionali. E domani sara’ un’altra giornata nera, in particolare per i treni. Per quanto riguarda le rotte internazionali, saranno completamente sospesi i treni con l’Italia, la Spagna e la Germania; con la Svizzera ci sara’ solo un Parigi-Basilea avanti e indietro; con Londra sono programmati meta’ degli Eurostar; e con il Belgio e l’Olanda due terzi dei Thalys.

Ma il presidente Macron non sembra voler cedere: e’ “calmo e determinato”, ha fatto sapere l’Eliseo, precisando che “l’architettura generale” della riforma sara’ annunciata entro la meta’ della prossima settimana dal premier E’douard Philippe. Saranno possibili aggiustamenti, ma Macron, ha aggiunto l’Eliseo, “e’ attento al rispetto dell’ordine pubblico”. La riforma e’ ancora di fase di negoziato e sono state rese note solo le linee-guida. Del resto, in Francia ogni riforma delle pensioni e’ stata accompagnata da un vasto movimento di protesta e, memore della caduta del premier Alain Juppe’ nel 1995 e del caos nel 2003, Macron e il suo governo finora non si sono sbilanciati sui dettagli. Finora il governo ha solo confermato la volonta’ di istituire un sistema pensionistico universale a punteggi, in sostituzione dei 42 regimi diversi per ogni settore di attivita’. Ancora tutta da determinare data e modalita’ di entrata in vigore della riforma, ma soprattutto i dettagli del sistema, dall’eta’ pensionabile ai contributi durante la maternita’ oltre agli aggiustamenti per alcune categorie di lavori fisicamente piu’ duri. Ma evidentemente l’incertezza e’ diventata ansiogena.

LA RIFORMA

Nessun particolare innalzamento dell’eta’ pensionistica o taglio al bilancio previdenziale ma l’introduzione di un regime universale a punti e l’abolizione dei ‘regimi speciali’, tabu’ intoccabile della Francia: queste le grandi linee della riforma delle pensioni promessa dal presidente Emmanuel Macron durante la campagna elettorale che nel 2017 lo porto’ all’Eliseo. E che ora suscita l’ira delle centinaia di migliaia di lavoratori scesi in piazza in Francia. A cominciare dai ‘cheminot’, i lavoratori di metro e ferrovie: sono loro il simbolo dei cosiddetti regimi speciali che Macron vuole cancellare, con una scommessa che tutti i suoi predecessori hanno dolorosamente perso. Al momento dell’architettura generale della riforma sono state annunciate solo le grandi linee e i contenuti restano ancora vaghissimi, nonche’ oggetto di concertazione. L’unico grande punto fermo resta l’introduzione di un sistema universale a punti che sostituisca i 42 regimi attuali (generale, dei funzionari, privati, speciali, autonomi, complementari). Il premier Edouard Philippe, che promette di fornire nuovi dettagli per la settimana prossima, promette un sistema “piu’ equo e leggibile”, mentre gli oppositori temono una “precarizzazione” dei pensionati.

In pratica, assicura il governo, tutti i dipendenti del settore privato e pubblico, nonche’ i liberi professionisti, potranno beneficiare degli stessi diritti e delle stesse condizioni, abolendo complessita’ e privilegi del passato. Nel corso di un recente intervento a Rodez, nel sud del Paese, Macron ha inoltre confermato che non ci saranno piu’ pensioni sotto ai 1.000 euro per chi ha contribuito a tasso pieno durante tutta la sua carriera professionale. Quanto all’eta’ per andare in pensione, gia’ innalzata da 60 a 62 anni nel 2010, durante il quinquennato di Nicolas Sarkozy, non dovrebbe subire modifiche, come promesso nel 2017 da Macron. Tanto che tra i falchi della maggioranza c’e’ chi dietro alle quinte storce addirittura il naso, considerando che il presidente rischia di giocarsi il quinquennato per una riforma considerata fin troppo prudente. Alla rivolta dei cosiddetti ‘regimi speciali’, come i macchinisti, si aggiunge anche quella delle professioni liberali, come avvocati o medici.

Raramente in piazza, questi ultimi rifiutano infatti che il loro regime previdenziale finora autonomo possa fondersi nel nuovo sistema universale proposto nel rapporto dell’alto commissario alla Previdenza, Jean-Paul Delevoye, finora l’unico testo ufficiale sui cui si basano le discussioni avviate con le parti sociali ormai da circa un anno. La strada della riforma pensionistica, che dovrebbe progressivamente entrare in vigore a partire dal 2025, si annuncia in ogni caso ancora lunga e tortuosa. Il premier ha espresso l’auspicio di un voto in parlamento entro la prossima estate. Secondo un sondaggio Ifop per Le Journal Du Dimanche, 3 francesi su 4 vogliono riformare il sistema previdenziale armonizzando i diversi regimi ma il 64% non ha fiducia in Macron per raggiungere questo obiettivo. E tra gli osservatori sono in molti a credere che dietro alla contesa sulle pensioni sia soprattutto lui l’obiettivo della protesta.

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