Scontro Pd-M5s, dem reagiscono a Conte: “No lezioni di moralità”

Scontro Pd-M5s, dem reagiscono a Conte: “No lezioni di moralità”
Giuseppe Conte e Elly Schlein
5 aprile 2024

L’inchiesta in Puglia terremota il centrosinistra, alla viglia delle primarie che a Bari avrebbero dovuto rilanciare l’alleanza più larga possibile, da M5s ai centristi. Lo strappo di Giuseppe Conte coglie il Pd di sorpresa e spinge il Nazareno a una replica dura come mai era accaduto fino a ora. Il leader M5s arriva nel capoluogo pugliese e sgancia la bomba: “Non ci sono le condizioni per svolgere seriamente le primarie”.

Uno schiaffo al Pd, qualcosa che va oltre la filologica competizione tra alleati in vista delle europee, “una roba pesante”, ammette un dirigente democratico. Troppo pesante, perché il leader M5s usa l’inchiesta barese per fare un passo di lato e puntare il dito: “L’obiettivo della legalità, della trasparenza, del contrasto di qualsiasi forma di corruzione e inquinamento del voto, lotta ai clan alle mafie sono la premessa indispensabile”. Quasi un j’accuse rivolto ai potenziali alleati, che infatti nel giro di un’ora rispondono a tono: “Conte non pensi di dare lezioni di moralità a nessuno”, ribattono dal Nazareno.

Uno scontro duro come mai era accaduto prima. La Schlein aveva mantenuto il silenzio fino a metà pomeriggio, per buona parte della giornata solo Andrea Orlando si era fatto sentire: “Il Pd non può né deve avere a che fare con chi compra i voti”. La segretaria ci ha riflettuto per qualche ora, quindi – prima che Conte strappasse – ha fatto uscire una nota per affermare che “la linea del Partito democratico è molto chiara: non accettiamo voti sporchi. Non tolleriamo voti comprati. Chi pensa che la politica sia un taxi per assecondare ambizioni personali senza farsi alcuno scrupolo non può trovare alcuno spazio nel partito che stiamo ricostruendo, qui deve trovare porte chiuse e sigillate”.

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La Schlein si è rivolta direttamente a “tutti i nostri militanti e amministratori: chiedo di essere le nostre antenne sul territorio, di difendere i principi della buona politica, di alzare la guardia e denunciare ogni irregolarità, di aiutarci a tenere lontani gli interessi sbagliati e il malaffare attraverso il loro impegno e la loro partecipazione”. Ma, appunto, solo poco dopo è arrivato l’affondo del leader M5s: niente primarie, “non ci sono le condizioni”. Un colpo basso, anzi “miserevole” arriva a dire Marco Furfaro. “Il nostro partito e soprattutto la nostra segretaria che lo rappresenta non ha da nascondere un passato o scelte politiche poco attinenti all’etica e alla moralità, ha una biografia specchiata nella lotta per la legalità. Metterlo in dubbio per i propri tornaconti elettorali è miserevole”. E, aggiunge, “che sconforto vedere un partito nato sul principio dell’ ‘uno vale uno’ passare a `uno che decide per tutti'”.

Francesco Boccia usa toni più morbidi – “le primarie erano e restano il dna del Pd e dei progressisti italiani. Chi le diserta sbaglia” – ma avverte che i democratici sosterranno Vito Leccese e “se Laforgia (l’altro candidato delle primarie sfumate, sostenuto da Conte, ndr) vorrà confrontarsi con lui e con il Pd le porte saranno sempre aperte”. Un tentativo estremo di evitare il big bang, ma anche una voce isolata, al momento. Debora Serracchiani, altra esponente della segreteria, dice cose simili a quelle di Furfaro: “La scelta di Conte di uscire dalle primarie è gravissima. Conte non pensi di darci patenti di legalità”. Matteo Renzi, che pure faceva parte della coalizione che aveva promosso le primarie, attacca il leader M5s: “Conte è una banderuola. Lascia le primarie ma non lascia la poltrona”, riferendosi al sostegno dei 5 stelle alla giunta Emiliano in regione. La linea “testardamente unitaria” rivendicata anche ieri dalla Schlein è messa a dura prova. Perché, come aveva precisato la stessa leader Pd “non possiamo essere soltanto noi a sentire la responsabilità di costruire l’alternativa a questo governo”.

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