Cronaca

Scuola, genitori e docenti contro misure ripartenza: “Via metro distanza”

Comitati no Dad di genitori e docenti, che dall’inizio della pandemia si battono per la scuola in presenza, di nuovo sul piede di guerra alla notizia che il prossimo anno scolastico, almeno secondo il parere del Comitato tecnico scientifico, potrà ricominciare come a settembre 2020, con mascherine, distanziamento, orari scaglionati e soprattutto possibili lezioni a distanza – soprattutto alle superiori – a causa di locali non adatti a mantenere le distanze: di “restrizioni assurde” e “condizioni capestro che condannano nuovamente la scuola alla Dad” parla Stefania Cecchetti, presidente del comitato A scuola! Rete Nazionale Scuola in Presenza, mentre per Gloria Ghetti, tra i fondatori del comitato Priorità alla Scuola, “non deve ripartire il mantra che i bambini sono untori: i dati hanno dimostrato che non è così”.

E dai comitati arriva una proposta al governo e al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi: ok ancora la mascherina, ma dare un segnale di discontinuità con il passato, considerate le milioni di vaccinazioni già effettuate, eliminando quantomeno il metro di distanza tra gli studenti in classe, e così mettendo la parola fine al ricorso spesso automatico alle lezioni a distanza. “Gli studenti sono l’ultima categoria cui chiedere sacrifici, ne hanno già fatti troppi e per tutti. Parlare di tenere il metro di distanza, e dunque di riproporre la Dad, parziale o meno, con questa percentuale imbarazzante di over 60 ancora non vaccinati, è semplicemente scandaloso”, dice Cecchetti all’agenzia Askanews: “La scuola deve ripartire al 100% senza se e senza ma. I ragazzi sono stati vessati, ora i vaccini funzionano e dunque le restrizioni vanno riviste. Con le vaccinazioni che marciano spedite, con buona parte della popolazione scolastica vaccinata, ci sembra una assurdità mantenere le restrizioni che c’erano prima dell’era dei vaccini. Altrimenti perchè vaccinarsi, se facendolo si mantengono le stesse restrizioni?”.

Per la presidente del comitato A scuola! “non si capisce come chiedere ancora il metro di distanziamento a scuola: è l’unico luogo dove si prevedono mascherine e distanziamento insieme. Condizioni capestro che, soprattutto il metro di distanza, condanneranno a restare in Dad e sarebbe il terzo anno scolastico di fila. Ci saranno ragazzi delle medie che avranno fatto tutto il ciclo a singhiozzo. Chiedere il distanziamento è condannare nuovamente la scuola alla Dad, anche perché non si è fatto nulla per spazi alternativi. Al ministro Bianchi abbiamo chiesto un appuntamento, ancora senza successo: aspettiamo una risposta, vogliamo delle rassicurazioni”. Anche per Ghetti “preoccupa e interroga che ancora si consideri la scuola un ambiente a parte. I protocolli scolastici vanno allineati alle reali condizioni sanitarie. Il dato più grave è che il principio di massima precauzione l’anno scorso è stato adottato soltanto nelle scuole, come le quarantene preventive: non se ne capisce la ragione, considerando che il virus non è particolarmente pericoloso tra i bambini e soprattutto la diffusione, come si è dimostrato, non avviene a scuola”.

“Chiediamo che i protocolli e le misure siano allineate alle altre attività produttive e che non si chieda ancora alla scuola di pagare alla scuola di pagare preventivamente. Il punto è il distanziamento, che è un problema dell’edilizia scolastica, su cui ancora una volta evidentemente non si è investito. Non ci concentriamo di nuovo sui bambini pensandoli come untori perché i dati ci dicono che non è così”, prosegue ad Askanews la rappresentante di Priorità alla Scuola. “L’anno scorso dicevamo ai ragazzi che dovevano stare a casa per salvare i nonni, ora che si devono vaccinare per raggiungere l’immunità di gregge: è vergognoso. Vacciniamoci noi adulti, tutti, non è pensabile rovesciare sulle giovani generazioni una responsabilità che è nostra. La scuola deve essere l’ultima a chiudere: con nuove chiusure ci mobiliteremo in tutta Italia, anche dove fortunosamente le scuole continueranno a restare aperte. La scuola è un diritto e in quanto tale presuppone un dovere delle istituzioni di garantirlo a tutti, dai bambini ai ragazzi delle superiori”, conclude Ghetti. askanews

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