Confalonieri: “Non ho rotto femore apposta”

Confalonieri: “Non ho rotto femore apposta”
27 marzo 2017

“Allenarmi è un vocabolo goliardico, non professionale, da intercettazione. In realtà stavo perfezionando la tecnica operatoria sulla via d’accesso, per poter operare al meglio le pazienti, previa valutazione delle indicazioni corrette”. Si è difeso così Norberto Confalonieri, il primario del Cto-Pini di Milano finito agli arresti domiciliari per corruzione e turbativa d’asta e indagato per lesioni ad alcuni suoi pazienti. Tra questi, anche un’aziana di 78 anni a cui l’ortopedico avrebbe rotto il femore “per allenarsi”, così come emerso dalle intercettazioni disposte in fase di indagine. E nell’interrogatorio di garanzia sostenuto questa mattina davanti al gip Teresa De Pascale, Confalonieri ha respinto anche quest’accusa: “La frase incriminata dell’intercettazione – ha detto al giudice, secondo quanto emerge dalla memoria difensiva depositata dal suo difensore, l’avvocato Ivana Anomali – è mal interpretata. Non ho rotto il femore apposta per allenarmi, ma si è rotto nell’impiantare la protesi, probabilmente in maniera lieve, tanto da non richiedere una sintesi dell’osso, ma solo riposo per un breve periodo”.

Dalle indagini è anche emerso il caso di una ragazza disabile deceduta dopo essere stata operata da Confalonieri. Era un caso “difficile e umano”, ha spiegato l’ortopedico al gip che lo ha interrogato, di “una paziente complicata, disabile mentale, ex leucemica, giunta dal Sud nel mio ambulatorio della mutua al Cto”. La ragazza “aveva due ginocchia completamente flesse con due decupiti cutanei” e fu operata con una “tenotomia dei flessori del ginocchio per raddrizzarglieli”. Poi “purtroppo per complicanze respiratorie è deceduta, ma l’intervento fu quasi incruento, del tutto estraneo alla causa di morte”. Respinta anche l’accusa di aver volutamente allungato le liste d’attesa del Cto-Pini per dirottare i suoi pazienti in cliniche private: “Di nuovo chiacchiere da bar. Sono il chirurgo che opera di più al Cto, non ho bisogno di gonfiare le liste d’attesa, perchè le ho già. Le mie liste operatorie al Cto sono sempre piene”.

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Confalonieri ha ribadito la sua innocenza: “non sono un mostro, nè un money maker”, ma “uno dei maggiori esperti mondiali di chirurgia mininvasiva computer o robot assistita”. Un luminare che opera “circa 300 pazienti l’anno”, che entra in ospedale “prima delle 7, tutti i giorni e, a volte, anche il sabato e la domenica, la vigilia di Natale” e a cui “in agosto, è capitato di rientrare dalle ferie per interventi in ospedale”. Secondo i pm Eugenio Fusco e Maria Letizia Mannella, avrebbe favorito due multinazionali in cambio di soldi, cene, viaggi di lusso per lui e i suoi più stretti familiari. “E’ prassi comune a tutti i miei colleghi – ha spiegato al giudice – che vengano sponsorizzate le spese per i congressi, anche quelli che non insegnano, ma ascoltano e imparano”. E “in più, per i chirurghi docenti, vengono posti in essere dei contratti di consulenza o testimoniali”. E questa, ha insistito, “è usanza comune di tutte le ditte con i loro chirurghi referenti. E’ un modo per finanziare la ricerca e l’innovazione tecnologica, con fondi privati. Non corruzione e truffa, ma rimborsi a prestazione. Tutto in trasparenza: non si tratta di tangenti o corruzione, ma rimborsi per il lavoro prestato extramoenia, fuori orario di servizio, extraospedale tracciabile e fatturato con Iva. Se il mio comportamento risulta disdicevole, allora tutto il sistema di divulgazione e aggiornamento scientifico e coinvolto”.

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