Politica

May sotto pressione. Osborne: “E’ un cadavere ambulante”

Theresa May sotto pressione anche oggi, mentre cerca di trovare un equilibrio nelle trattative per formare un governo conservatore dopo il deludente risultato delle elezioni di giovedì scorso. George Osborne, ex ministro delle Finanze fino al 2015, conservatore, non ha avuto troppo riguardo e ha definito la premier un “cadavere ambulante” parlando alla Bbc. “La sola cosa da capire ancora è quanto tempo resterà nel corridoio della morte”, ha affermato l’ex ministro e rivale della stessa May. Come commentatore per l’Evening Standard s’è aggiunto a una lunga lista di coloro che considerano la situazione di Theresa May politicamente insostenibile dopo che ha perso la maggioranza assoluta in elezioni anticipate che lei stessa aveva convocato per poter rafforzare il suo governo in vista delle trattative per la Brexit. La stampa britannica stima oggi che May potrà difficilmente mantenere la residenza al 10 di Downing Street, se non per pochi mesi. Il Sunday Times assicura che Boris Johnson, il ministro degli Esteri, si prepara lui stesso a farle le scarpe. L’esponente conservatore, dal canto suo, ha assicurato di essere “al 100 per cento dietro Theresa May”.

Il Partito conservatore di May ha perduto la maggioranza assoluta e, per riuscire a formare un governo, è costretto a un negoziato con gli unionisti ultraconservatori nordirlandesi del DUP, che con i loro dieci eletti garantirebbe una risicata maggioranza (328 con una maggioranza fissata a 326). Questa trattativa, tuttavia, risulta enormemente difficile. Un accordo con gli unionisti minerebbe la terzietà del governo di Londra rispetto al delicato equilibrio nella politica dell’Irlanda del Nord, una provincia che in passato è stata l’epicentro di conflitti estremamente sanguinosi. Ieri Downing Street ha annunciato un accordo “di massima” con il DUP. Ma, poi, nella notte ha dovuto rettificare sostenendo che, no, le trattative continuano. Comunque May, in un colloquio telefonico con la cancelliera tedesca Angela Merkel, ha assicurato che i negoziati per la Brexit inizieranno come previsto entro le due settimane, questo dopo che da Bruxelles era arrivato un chiaro messaggio: non c’è tempo da perdere. La leader del DUP, Arlene Foster, ha dichiarato alla rete SkyNews che “ci sono stati passi avanti, ma le discussioni continuano” con i conservatori. I tempi, comunque, stringono. Martedì incontrerà May a Londra. Quel giorno il nuovo Parlamento si riunirà per la prima volta a Westminster, prima della cerimonia solenne di apertura dei lavori il 19 giugno. Il progetto di alleanza con il DUP, d’altronde, è visto con rabbia dai progressisti.

Il Partito unionista democratico, infatti, è notoriamente contrario ai diritti degli omosessuali e contro l’aborto. Centinaia di persone hano manifestato ieri vicino a Downing Streett, usando parole come “razzisti, sessisti” nei confronti del DUP. Una petizione contro il “tentativo scioccante e disperato di restare al potere” di May ha raccolto più di 660mila firme. In seno allo stesso partito Tory ci sono forti malumori rispetto a quest’ipotesi di accordo. Ruth Davidson, che guida i conservatori scozzesi, ha reclamato garanzie che, in caso di accordo col DUP, non vengano intaccato i diritti della comunità LGBT. Lei stessa si sposerà prossimamente con la sua compagna irlandese. Insomma, tira una pessima aria per l’attuale inquilina del 10 di Downing Street. “Siamo chiari: non è perché il DUP accetta di sostenerci sulle questioni economiche e di sicurezza che asiamo d’accordo sul loro programma”, ha commentato Michael Fallon, ministro conservatore della Difesa. Si tratterebbe, insomma, non di una coalizione formale, ma di un sostegno su voti importanti in Parlamento, come quello sul bilancio. Tra i segnali che la pressione sulla May è forte, va indicato anche il fatto che i due più fidati assistenti della premier, Fiona Hill e Nick Timothy, abbiano dovuto ieri rassengare le dimissioni da capi di gabinetto. “Screditata, umiliata, ridimensionata. Theresa May ha perso la sua credibilità e l’influenza nel suo partito, nel suo paese e nell’Europa”, ha titolato oggi The Observer.

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