Politica

Traditori e dissidenti, è sempre guerra nel M5s. Dopo Putti, altro grillino ligure sulla ‘graticola’

Non c’è pace nel M5s. Dopo l’addio di Putti a Genova, sulla “graticola” pentestallata finisce un altro grillino ligure Francesco Battistini, che è consigliere alla Regione. Se resterà nel M5s lo deciderà il giudizio tranchant del collegio dei probiviri. Parola di Beppe Grillo dal Blog. Il leader pentastellato è netto “chi tradisce va a casa”. E per “arginare” l’effetto cadrega dovuto agli stipendi percepiti dai portavoce eletti che “senza il M5s non sarebbero arrivati dove sono”, l’unica via è “il vincolo di mandato”.

GRILLO DAL BLOG “In questi anni, e anche negli ultimi tempi – spiega Grillo -, ci sono state persone elette con il nostro simbolo che hanno deciso di andarsene. Le motivazioni sono sempre ridicole, un copia-incolla delle balle dei giornali. La cosa che li accomuna tutti è l’ ‘effetto cadrega’, che è la vera ragione del tradimento”. “Ognuno si è ancorato – scrive ancora alla sua poltrona e al suo stipendio fregandosene di essere stato eletto con un simbolo e un programma che hanno tradito e senza il quale non sarebbero mai arrivati dove sono”. E ancora: “Il M5S senza queste zavorre può solo fare meglio – dice – L’unico modo per eliminare l'”effetto cadrega” è il vincolo di mandato”. E avverte:”Chi tradisce gli elettori e non è più d’accordo con il programma per il quale è stato eletto, se ne torna a casa e lascia spazio al primo dei non eletti”.

IL CASO GENOVA Proprio Battistini nei giorni scorsi si era detto solidale con i tre consiglieri eletti al Comune nella città di Grillo, che avevano annunciato la loro uscita dal gruppo del M5s per fondarne uno nuovo “Effetto Genova”. Uno di loro è Paolo Putti, grillino della prima ora a Genova e candidato a sindaco del M5s alle amministrative di 5 anni fa, che ha detto addio perché “stanco di rispondere a un algoritmo”. L’ex candidato alla carica più alta del Comune ligure, che per anni ha rappresentato l’essenza del Movimento a Genova, ha sancito lo strappo, annoverando tra i motivi anche l’assenza di “libertà di pensiero e di parola”. Ma Battistini non ci sta e replica: “Se c’è un deferimento ai probiviri per questo mi sembra che sia lecito dire ‘Houston abbiamo un problema”. E chiarisce: “Il Movimento 5 Stelle è casa mia, lo è sempre stato, credo in questi principi e in questi valori” rivendicando di “non avere violato nessun principio”. “Se parlare, essere liberi, esprimere la propria idea, cercare di migliorare quello che è un grande movimento politico, che però ha bisogno di aggiustare qualcosina per crescere e per aumentare la qualità interna del dibattito – dice – ha come conseguenza quello di essere messo alla gogna, allora c’è un problema”. A valutare saranno i probiviri, si vedrà.

LA POLEMICA Intanto via social monta la polemica, con il sindaco di Parma ed ex M5S Federico Pizzarotti che in un tweet scrive “Ai vertici del Movimento la libertà fa paura. A voi #EffettoParma fa #EffettoBile”. Rincara la dose il Pd, che torna ad attaccare Beppe Grillo. Per la senatrice dem Pamela Orrù “il gergo, oltre che i gesti, utilizzati da Grillo assolutamente spaventosi e preoccupanti per la nostra democrazia “. Le fa eco Magda Zanoni che aggiunge:“qualcuno dovrebbe ricordare a Grillo che la libertà di pensiero e di parola sono valori fondanti della nostra democrazia”, mentre Maria Spilabotte è convinta che “quanto accade attorno al M5s assume contorni sempre più inquietanti”.

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