Politica

Erdogan taglia teste Akp per rinnovare partito. Ed è pronto a silurare ministri

Il ritorno del presidente turco Recep Tayyip Erdogan alla guida del Partito della giustizia e dello sviluppo (AKP) lo scorso maggio ha inaugurato un periodo di purghe nella formazione politica. Nell`ultimo mese le dimissioni dei sindaci AKP di diverse grandi città tra cui Istanbul e quella annunciata del sindaco di Ankara, sono le ultime manifestazioni di questa tendenza. Erdogan ha affermato che “il rinnovamento” nell`organizzazione del partito proseguirà fino alla fine dell`anno. Ma la stampa turca riporta che il presidente avrebbe in mente di chiedere anche le dimissioni di alcuni ministri e dello stesso presidente del Parlamento Ismail Kahraman. Quanto sta accadendo è l`esito del referendum costituzionale del 16 aprile scorso, che ha lasciato l`amaro in bocca al presidente. La riforma presidenziale “alla turca”, da lui voluta, ha ricevuto l`avallo popolare, ma con una percentuale estremamente risicata (51,20%) e segnata da accuse di irregolarità. Il fronte del “no” alla riforma ha prevalso in ben 17 metropoli tra cui Istanbul e Ankara (rispettivamente, con percentuali del 51,35% e del 51,8%), gestite da amministrazioni AKP. Sebbene Erdogan sia da sempre il leader indiscusso dell`AKP, dallo scorso maggio è stato rieletto ufficialmente alla guida dell`AKP, diventando (secondo la riforma presidenziale in atto) il primo “presidente con partito” del Paese. L`ultimo passo di questo processo è rappresentato dalle elezioni del 2019: a fine marzo quelle amministrative, tornasole delle presidenziali – previste invece a novembre. E il presidente Erdogan, questa volta, non vuole andare incontro a sorprese.

“Entro l`anno rinnoveremo da cima a fondo le nostre organizzazioni di partito perché c`è una visibile stanchezza e la dobbiamo superare. E per questo è necessario prepararsi al 2019 con delle squadre molto più dinamiche”, è stato il commento del capo di Stato turco che negli ultimi due mesi ha portato una sessantina di responsabili provinciali del partito a dimettersi. Ma il cerchio si è ben presto allargato e Erdogan ha chiesto a diversi sindaci di presentare le dimissioni. Il primo ad accogliere la richiesta è stato Kadir Topbas, sindaco di Istanbul dal 2004. E un genero che è stato coinvolto nelle indagini per affiliazione al movimento di Fethullah Gulen, imam e magnate, responsabile secondo Ankara del tentano golpe del luglio 2016. L`esempio di Topbas è stato seguito dai sindaci di Duzce, Nigde, Bursa. Poi è arrivato il turno del sindaco di Ankara Melih Gokçek, primo cittadino della capitale turca da 23 anni, che secondo le indiscrezioni avrebbe tentato – invano – di convincere Erdogan a ritirare la richiesta. Il presidente invece ha affermato che nel caso di una sua opposizione ci sarebbero state “gravi conseguenze”. Gokcek dovrebbe presentare le dimissioni entro qualche giorno. La stampa turca sostiene che tra non molto sarà seguito da altri sindaci. “Non c`è dubbio che tutto questo è una forzatura ed è illegale. Le legge stabilisce le condizioni che determinano le dimissioni dei sindaci eletti dai cittadini. Ma è evidente che nel nostro paese c`è un potere che si pone al di sopra della legge e della Costituzione, obbligando i sindaci a dimettersi in maniera scoperta e ufficiale”, è il commento del giornalista Orhan Bursali su Cumhuriyet.

Tuttavia i sindaci non starebbero eseguendo le indicazioni di Erdogan di buon grado. Rasim Ozan Kutahyali, giornalista del quotidiano pro-governativo Sabah, riporta – senza specificare il nome – le proteste di un sindaco AKP che afferma di aver perso la propria credibilità. Altri sindaci sarebbero invece caduti in depressione. “Quando c`è da occupare la poltrona va bene a tutti. Perché ci si sorprende quando si dice di liberarla?”, è stato invece il commento di Erdogan alla resistenza opposta dai sindaci alle sue richieste. La situazione creata con il rafforzamento del potere di Erdogan si scontra anche con quanto previsto dallo stesso programma dell`AKP dove si afferma che `il partito farà in modo che le volontà collettive sostituiscano quelle individuali non solo all`interno del partito ma anche in parlamento e nella stessa società”. Tuttavia l`imposizione della volontà del presidente potrebbe non avere gli effetti sperati sugli elettori. Secondo quanto riportato dal quotidiano Yeniçag i sondaggi effettuati dopo le dimissioni dei sindaci indicherebbero che l`AKP gode del 38-41% delle preferenze degli elettori. Inoltre, IYI Parti, la nuova formazione politica della destra da poco fondata dalla leader Meral Aksener potrebbe diventare un nuovo polo d`attrazione per parte dell`elettorato AKP che da qualche tempo a questa parte cerca alternative al partito di Erdogan.

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